Nella Bibbia ci sono cinque libri detti specificatamente sapienziali e sono: Proverbi, Giobbe, Qoelet, Siracide, Sapienza.

Nel libro dei Proverbi si mostra in qualche modo qual'è il cammino che l'uomo deve percorrere per imparare ad essere sapiente, per imparare a scegliere la via della vita. Per cui c'è una serie di consigli, di insegnamenti al giovane, all'inesperto che deve imparare. Si cerca di convincerlo che la via migliore è quella della sapienza e quindi della vita.
I temi che compaiono in questo libro sono molteplici e toccano tutte le dimensioni della realtà e si trova in modo molto spiccato il tema della donna saggia e quella stolta; la personificazione della sapienza come donna, e la personificazione della follia come donna.

Il libro di Giobbe è quello in cui la Sapienza entra in crisi e proprio perché entra in crisi diventa grande. La Sapienza entra in crisi perché si scontra con i propri limiti, perché c'è una tentazione della Sapienza stessa che è quella di semplificare il reale, per renderlo più comprensibile, più catalogabile, per renderne più possibile la comunicazione.
Però è una semplificazione che non rispetta la complessità della realtà e che quindi non regge allo scontro con la vita. Per cui, ad un certo punto, la Sapienza si deve convincere che i conti non tornano; che l'equazioni che la Sapienza tradizionale fa e che sembrano spiegare tutto perfet-tamente, in fin dei conti non spiegano niente perché tutto è molto più complesso di quanto uno può immaginare.
Allora Giobbe va contro le dogmatizzazioni, mettendo in crisi il sistema sapienziale denunciandone i limiti. In uno scontro frontale della sofferenza e della morte e dunque in uno scontro frontale con Dio.
E' in questa crisi che la Sapienza diventa grande perché si autotrascende, si apre a Dio e trova quella dimensione fondamentale della Sapienza che è l'umiltà.