Rina Li Vigni Galli, Una giornata faticosa ("Gazzetta del Sud", 11 novembre 1984)

Per Giancarlo Majorino il 1984 è stato un anno proficuo di pubblicazioni e interventi critici e poetici.

Il recente "Passaggi critici" (Coop. Editrice Punti di mutamento) è una nitida messa a fuoco di una situazione di fatto, quasi un promemoria, del complesso status quo socio-politico-economico pesantemente in rapporto con lo specifico culturale.

Majorino ha avuto sempre ben presente l'assioma dell'impossibilità obiettiva d'un distacco tra la realtà del sociale e delle sue implicazioni politiche di fondo, e il mondo dell'arte e della sua produzione.

Né potrebbe un prodotto dell'intelletto o, come si diceva, della fantasia essere avulso dall'humus in cui nasce e si pone, concretamente calato.

Già dagli anni del dopoguerra Majorino impostava il suo metodo di lavoro e di intervento ideologico a partire dalla puntualizzazione, per tempi precisi, di confluenze, interferenze, punti di scontro e di incontro tra l'opera letteraria e la materia storica in atto.

Adesso, in "Passaggi critici", la metodologia si è precisata e chiarificata sulla base dei fatti successivi fino alle estreme conseguenze di quanto è potuto accadere al prodotto culturale nell'ambito allarmante di un processo tecnologico che appiattisce massificando e mercantilizza al massimo; ciò mentre dall'altra parte, stretta nei tentacoli, la critica militante si dimena tra omologazione, colpi di coda e tentativi d'opposizione o di salvataggio.

Un atteggiamento coerente e attento, esposto in un affondo d'ogni aspetto della piaga, e del sommerso da cui s'origina, esemplare per quanti avvertano il disagio d'una confusione e l'esigenza d'una focalizzazione, punto dopo punto, dell'insieme; con speciale attenzione al rapporto principe, fin qui troppo spesso trascurato, tra opera scritta e lettore.

Chi legge? Come e quando? Quali i condizionamenti, i comportamenti, i modelli e i modi di fare scrittura e, quindi, di predisporsi alla lettura oggi? Per "una giornata faticosa", titolo dello splendido capitolo d'apertura, conclusioni provvisorie.

Essendo la provvisorietà e la precarietà due temi di fondo nella fatica metodologica del Majorino critico e in quella creativa del poeta, che non per niente ha titolato "Provvisorio" l'ultima raccolta di poesie, di imminente pubblicazione nello Specchio, a conclusione di un anno, si diceva, particolarmente felice, nato all'insegna di un testo antologico fondamentale qual è "Centanni di letteratura" (Liviana, Padova)

Alla luce di quest'ultima lettura, un vasto panorama comparato di tutta la ricerca del Novecento, dalla scienza all'arte, ai maestri ricercatori, filologi, ideologi e filosofi, a quelli della musica, del cinema, delle arti figurative, i "Passaggi" appaiono propedeutici, premessa e sintesi, quanto mai opportuna, per una necessaria visione, articolata e puntuale, dell'insieme.

E che l'esigenza, positiva e confortante nel marasma delle distrazioni e degli assilli del nostro esagitato quotidiano, d'indicazioni non lacunose ci sia, e anche intensamente avvertita, è dimostrato dalla richiesta dei due testi da quei canali imprescindibili, la scuola in primis, a un'azione di recupero di chiarezza intellettuale e di quel lavoro-lavorio d'un secolo denso d'intuizioni e conquiste, ma che, proprio per la complessità della fisionomia e degli indirizzi, appare spesso confuso, sfuggente e frammentario.

Tanto più significativo che, tutt'uno con la propria creatività, un poeta avverta oggi la necessità d'una riaffermazione di chiarezza comprensiva dell'epoca in cui vive, esulando da ambiti elitari o circoscritti a favore di una intellettualità sociologicamente sagace, incline, con i propri mezzi artistici e di conoscenza e con ogni altro mezzo (una rivista, un premio popolare) a quel pubblico dei lettori, cui alla fine, da una consapevolezza così riottenuta, dovrebbe essere restituita l'ultima responsabile parola, finora troppo spesso misconosciuta o disinformata o inascoltata.