I laici nella storia della chiesa       

LE ORIGINI

Nella chiesa primitiva i " laici " non esistono. Non esiste né la parola né il concetto di laico; tutti i battezzati, senza alcuna eccezione, formano il popolo di Dio, cioè il "kleros", parola greca che significa il popolo erede delle promesse di Dio: i battezzati sono tutti "chierici".
A partire dal 3° secolo lo sviluppo delle comunità cristiane richiede una organizzazione ed in essa si vanno precisando le funzioni di ciascuno anzitutto nella liturgia. Si ricorre al termine "laico" derivato dalla parola greca "laòs" che significa "popolo radunato" senza che sia opposto al "chierico".
L'autorità dei chierici si trova rafforzata a partire dalla fine delle persecuzioni: il laico viene considerato inferiore al chierico. Si raccomandava ai Vescovi: "l laici non sono che dei bambini che bisogna sorvegliare". Da allora la distinzione tra clero e laicato è netta.
Nel Medio Evo continua quel processo di separazione e diffidenza che vede oggetto i laici anche in seguito alla nascita del monachesimo.
Si distinguono tre ordini di fedeli cristiani: i "pastores", responsabili della pastorale, i "continentes", i monaci, e i "coniugati", laici nel mondo. La Chiesa si viene costituendo sempre più in forma centralizzata e gerarchizzata e in essa il clero accentua il proprio ruolo.
A seguito delle vicende storiche del feudalesimo e delle lotte tra papato e impero si determina anche una diffidenza tenace del clero verso ogmi ruolo dei laici nella Chiesa. In questo Chiesa eccessivamente gerarchizzata non mancano significativi fermenti del rifiorire di attività in cui sono protagonisti i laici. Basti per tutti citare San Francesco d'Assisi (1182-1236). Egli ha, in qualche moda inventato la spiritualità del laici rivalutando l'esistenza fatta di umili realtà quotidiane.

L'EPOCA MODERNA

La Riforma Protestante. Lutero (1483-1456) rimette in luce con insistenza la dottrina secondo cui in virtù del battesimo tutti i credenti sono sacerdoti, (il concetto del "sacerdozio comune"). Si appella ai laici, in particolare ai prìncipi, affinché operino per il rinnovamento della Chiesa e della società. Ma Lutero è uno spirito polemico e concepisce il "sacerdozio comune" come un'arma contro il "sacerdozio ministeriale" e la gerarchia.
La riforma cattolica. Il concilio di Trento (1545-1563) reagisce contro la confusione protestante, ma, per sottolineare ciò che non andava sottovalutato, il sacerdozio ministeriale, passa sotto silenzio il sacerdozio comune dei battezzati, riducendo lo spazio di espressione del laicato. Ne è nata un insegnamento teologico troppo centrato sul pericolo protestante e che ha trascurato la ricerca di una specifica spiritualità laicale.
Il XIX è un secolo di contrasti generati dal diffondersi delle idee della Rivoluzione francese e dalla resistenza che ad essa oppose la Chiesa. È un secolo di scoperte scientifiche, di espansione, di profonde trasformazioni sociali e politiche. Inizia una evoluzione irreversibile verso una società secolare, laicista. Per lungo tempo la Chiesa reagisce con spirito di lotta e di riconquista mettendo in discussione questa "ideologia rivoluzionaria".
In questa situazione nasce una collaborazione tra clero e laici da cui si sviluppa soprattutto una rete di istituzioni di carattere sociale. A poco a poco il "laicato" si costituisce come una realtà autonoma: si comprende che la presenza nella società complessa condurrà i laici a rendere una testimonianza cristiana nel cuore del mondo.
Gli stessi papi fanno appello ai laici per rilanciare le sorti di una Chiesa minacciata da più parti. Dapprima si rivolgono a degli individui, ma ben presto non esitano a rivolgersi all'insieme dei laici perché con la loro azione garantiscano alla Chiesa di svolgere il suo apostolato. Leone XIII con la Rerum novarum (1891), per dare una risposta alle esigenze sociali e ai problemi delineati dal corso degli eventi, richiama i cattolici all'impegno sul piano sociale.
Ma già prima (1867), per iniziativa dei laici (Fani ed Acquaderni) viene promossa una associazione di laici, la Società della Gioventù Cattolica Italiana , con lo scopo di trovare uno spazio autenticamente religioso con un forte impegno interiore nell'Italia liberale, laicista, antipapale. Più tardi (1874-1904) l'Opera dei Congressi, con intransigente opposizione allo stato liberale, coordinerà tutte le iniziative che, a seguito della caduta del potere temporale della Chiesa, si moltiplicano localmente. Si sviluppa così il movimento cattolico dei laici, non solo in Italia. A volte visto con diffidenza dalla gerarchia ma poi richiesto, sollecitato, riconosciuto e appoggiato. Comincia così la storia dell'Azione Cattolica,

IL XX SECOLO

l Pontefici, constatando che l'evoluzione della società è irreversibile, riconoscono l'importanza dei laici per "ricristianizzare" la società e rivolgono il loro interesse al movimento cattolico organizzato, intervengono sulla sua organizzazione e danno il loro appoggio.
Pio XI comprende che l'Azione Cattolica dei laici è un'azione specifica, complementare a quella del clero. Essa è fatta non solamente da una èlite ma da tutti i battezzati. Per lui l'Azione Cattolica è la "partecipazione dei laici all'apostolato gerarchico". Il Papa Pio XII manifesta lo stesso interesse e parla di "collaborazione all'apostolato gerarchico".
Come si vede il soggetto della missione della chiesa resta la gerarchia e il laicato è considerato capace di collaborare al suo apostolato.
Solo con il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-1965) il soggetto della missione è la Chiesa, l'intero popolo di Dio, e per essa il laicato collabora con la gerarchia.
Il Concilio ha voluto essere "aggiornamento" della Chiesa, in funzione della fede e dei bisogni del mondo. Uno dei documenti elaborati, intitolato "La Chiesa" (Lumen Gentium), rinnova in profondità la visione della Chiesa. La stessa struttura del documento è rivelatrice di questo rinnovamento: dopo il primo capitolo, che tratta della Chiesa come mistero, il secondo è dedicato al "Popolo di Dio", cioè all'insieme dei battezzati senza distinzione di chierici e laici. Solo dopo seguono i due capitoli che studiano la costituzione gerarchica della Chiesa e il ruolo dei laici.
Si delinea la relazione tra il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico.
Il battesimo è il sacramento fondamentale per tutti: il prete ordinato non è un "super cristiano" bensì colui che riceve attraverso il sacramento dell'ordine un ministero particolare per assolvere una missione essenziale nella comunità. Egli non è al di sopra degli altri battezzati, ma fra essi ha un compito di ordine diverso.
I due sacerdozi sono ordinati l'uno all'altro perché, ognuno a suo modo, partecipano all'unico sacerdozio di Cristo. Nella comunità dei battezzati, tutta sacerdotale, certi sono scelti per un compito specifico, non per se stessi, ma al fine che tutta la comunità possa svolgere il suo ruolo sacerdotale, che si esprime nella partecipazione ai sacramenti.