a
cura di
Indice
Storia
della Carta
Come
si fabbricava
Stampa
e incisione
La
Carta nel Veneto
Grafica
e Design
Bibliografia
Approfondimento
Storia
della ceramica
La
ceramica in Italia
Restauro della Ceramica
Restauro Lapideo
Restauro Archeologico
Restauro della Carta
Una pagina della
splendida Bibbia Mazzarina stampata da Gutemberg nel 1452
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Artigianato
La
Ceramica
La
Carta
Il
Cuoio
I
Metalli
Il
Vetro
La
scagliola
Il
Marmo
I
Tessuti
Sommario
della Sezione:
Principi
di Restauro
Il
Laboratorio
Schede
tecniche
Ricettario
Glossario
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La carta, la stampa, l'incisione nel Veneto
Il primato della fabbricazione della carta in Veneto si deve a Padova ed
in particolare a Battaglia Terme, piccolo ma importante borgo sorto alla
confluenza di due canali, quello di Battaglia e di Monselice, nel punto
dove si apre, con un notevole dislivello, un altro canale, il Canale di
sotto o Vegenzone. Proprio a causa di questo dislivello l'acqua ha fornito
per molti secoli un'importante fonte di energia, utilizzata per far girare
diverse "ruote", alcune della quali servivano per molare il grano, altre
per azionare delle seghe, altre ancora un maglio meccanico, un follo o
follone, in grado di macerare gli stracci per fabbricare la carta.
La più antica fabbricazione della carta
si deve a maestranze provenienti da Fabriano, la prima e più importante
città italiana dove fu fabbricata la carta. Nel 1340, Pace da Fabriano,
infatti, ottenne il permesso di fabbricare carta da Umbertino da
Carrara, Signore di Padova, mentre, qualche anno più tardi sono
documentati altri maestri artigiani come "magistro Francisco a cartis
quodam ser Presentis de Fabriano". Da allora la produzione continuò fino al XVIII secolo, quando scomparve, soppiantata da altre manifatture come quella di Oliero e
Bassano; in verità la qualità della carta di Battaglia non raggiunse quasi mai livelli di eccellenza e fu in grado di mantenere la produzione solo perché vigeva un sistema di monopolio che vietava la stampa e il commercio di libri confezionati con carte "straniere". Il Privilegio o monopolio, fu abolito dal Doge nel 1676, in seguito alle molte proteste dei professori e degli studenti dell'Università di Padova, costretti ad una produzione di libri che, necessariamente, venivano stampati su carta pessima venduta a prezzo rigorosissimo.
Nel XVI secolo la produzione della carta prodotta Battaglia si
distingueva in: Carta real, la più pregiata, Carta mezzana, Carta
cancelleresca, Carta Fioretto e lo Strazzo, la meno pregiata. Nel XVIII
secolo, invece esistevano i seguenti tipi di carta: Corsiva ordinaria,
Corsivetta ordinaria, Da scrivere fina, ordinaria e da navigar, Da Lion
fina, Reale sottile, per far sonetti, De Manganeri (manganatori,
artigiani tessili addetti al mangano, una macchina per rifinire i
tessuti). La carta era commercializzata in quinterni, cioè cinque fogli,
aventi dimensioni di cm 60/70 di base e cm 38/50 di altezza circa,
piegati a metà, in modo da ottenere dieci carte (o fogli) e dieci
pagine.
A Verona la famiglia Moroni accanto all'attività tipografica sviluppò
una manifattura per la produzione della carta e anche i Remondini,
celebri stampatori bassanesi, ovviarono agli alti costi di acquisto
della carta e alla sua qualità non sempre buona, sviluppando una propria
industria cartaria che li affrancava dalle produzioni veronesi,
trevigiane e padovane (Battaglia Terme). |
Carta xilografata usata in legatura, Padova fine del XVIII secolo |
I Remondini assunsero così, la proprietà, o almeno il controllo, di diverse cartiere: un opificio funzionava già nel 1725 a
Oliero, non distante da Bassano, un altro era situato a Vas, nel
trevigiano, e un terzo a Cogollo, nel vicentino. Tra il 1735 e il 1739 Giuseppe Remondini entrò in possesso di tre cartiere che da allora lavorarono esclusivamente per rifornire di carta i torchi di
Bassano. La cartiera di Campese, non distante da Bassano, era un moderno stabilimento sviluppato su tre piani e dotato di moderni macchinari, circostanza non comune in Veneto, dove, a causa di privilegi e di norme protezionistiche, si doveva registrare una pericolosa arretratezza tecnologica, a fronte di molte innovazioni che venivano introdotte negli altri paesi europei.
Carta dipinta ad
imitazione della radica, Veneto, XVIII secolo |
Le cartiere dei Remondini furono in grado non solo di far fronte alle molte richieste di carta per libri e stampe popolari che venivano messi in commercio in quegli anni, ma anche a destinare parte della produzione all'esportazione in Italia e all'estero: nell'Impero Ottomano (Smirne e Costantinopoli) in Spagna e in America. Accanto alla carta bianca, da stampa, nella seconda metà del Settecento, i Remondini cominciarono a produrre, con l'aiuto di tecnici tedeschi, carte lavorate e colorate utilizzate in tappezzeria, come carta da parti e i legatoria. Si tratta di carte cosiddette "Carte Varese", alcune delle quali colorate in pasta, altre stampate a colori e comunque xilografate con motivi variamente composti tra loro. Venivano ottenute dopo vari passaggi sotto i torchi; particolarmente difficili da ottenere e ricercate erano le carte dorare e argentate. Se Venezia costituiva il miglior mercato per queste carte (il Teatro La Fenice era rivestito, nel 1792 con carte delle manifatture
bassanesi) anche il resto d'Europa e l'America costituirono uno sbocco economico per questi prodotti di lusso.
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La carta oltre a prestarsi alla stampa, può essere plasmata in varie forme, come cartapesta: già molti secoli fa i cinesi costruirono elmi in cartapesta, in india si costruirono scatole e gioielli con la cartapesta opportunamente laccata. La cartapesta fu adottata al posto dello stucco e del marmo per decorare l'interno di edifici (questa tecnica è stata adottata anche nei decori del palazzo reale di Torino) o per plasmare statue (come la bella Pietà del che troviamo nel complesso delle Sette Chiese di Santo Stefano a Bologna, generalmente scambiata per una statua lignea dipinta). A Venezia perdura la tradizione delle maschere in cartapesta.
Dagli esordi e fino al XVIII secolo (nonostante un periodo di decadenza nel corso del secolo XVII) il Veneto primeggiò nell'arte della stampa. Venezia e Padova, per motivi diversi furono le capitali dell'editoria veneta, seguite da Treviso, Vicenza e Verona. A Venezia la stampa si sviluppò per un felice connubio tra cultura e capitale, a Padova fu lo Studio, cioè l'Università, a dare impulso all'editoria.
L'arte della stampa fu introdotta Venezia, nel 1469, dal tipografo tedesco Giovanni da Spira, da suo fratello Vindelino e da Nicola Jenson e trovò ben presto un terreno fertile per prosperare con i grandi tipografi degli inizi del Cinquecento, confluiti a Venezia da diverse città italiane per impiantare solide aziende artigianali, tra i tanti ricordiamo: i
Manuzio, i Torresano, gli Scoto, Panfilo Castaldi, gli Arrivabene, Giolito de'
Ferrari, Bernardo Stagnino, Gregorio de Gregori e Clemente da Padova, sacerdote e maestro di calligrafia. Alcuni tipografi come i Manuzio furono umanisti e professori universitari, e tutti avevano, comunque, una solida cultura, tanto che furono anche curatori ed editori delle opere che stampavano.
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Carta
xilografata remondiniana, Bassano XIX secolo |
Carta
geografica dell'Italia stampata da Francesco Pitteri, Venezia, 1747 |
Nel corso del Cinquecento a Venezia erano attive ben centocinquanta tipografie, tutte di ottimo livello, un numero maggiore a quelle del resto d'Italia e, forse, d'Europa. Le edizioni veneziane del Cinquecento sono ricercatissime per la loro accuratezza dei testi, la bellezza dei caratteri tipografici e la finezza delle illustrazioni. Se nel corso del Seicento, la qualità non fu sempre alta, nel Settecento assistiamo ad una rinascita della tipografia veneta: Gli Zatta, gli
Albrizzi, i Baglioni a Venezia, il Comino a Padova, i Remondini a Bassano, ci hanno lasciato edizioni eccelse e mai più eguagliate.
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Fotografia, grafica e design
Le nuove tecniche di riproduzione dell'immagine, perfezionate nella seconda metà dell'Ottocento, hanno sviluppato nuove figure di artisti-artigiani, tra questi i fotografi e i grafici pubblicitari. I fotografi dell'Ottocento realizzavano le fotografie con procedimenti manuali che comprendevano la preparazione delle carte fotografiche per la stampa del positivo, delle lastre fotografiche per il negativo, degli acidi per lo sviluppo. Talvolta i fotografi costruivano loro stessi le attrezzature per la riproduzione delle fotografie, allestivano artigianalmente la camera oscura e realizzavano le macchine fotografiche (si trattava di grandi apparecchiature in legno) delle quali acquistavano solo l'ottica.
Fin dagli ultimi decenni dell'Ottocento, accanto al tradizionale settore della ritrattistica, comune a tutte le regioni d'Italia, il Veneto, contemporaneamente allo sviluppo delle attività turistiche e delle località termali e balneari, ha incrementato con particole enfasi il campo della cartolina illustrata: Venezia, Verona, il Lago di Garda, Padova e la zona termale
euganea, Recoaro, le Dolomiti e Cortina d'Ampezzo vantano un'eccezionale ininterrotta e persistente produzione di cartoline illustrate. Per analoghi motivi si sviluppa in Veneto il settore della cartellonistica pubblicitaria.
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Le
tre cime di Lavaredo, Fotografia Ghedina, 1930 |
Per fare un esempio, nella sola Cortina d'Ampezzo, che contava allora circa tremila abitanti, alla fine dell'Ottocento, erano attivi ben tre laboratori fotografici artigianali, quello di Giacinto Ghedina capo di una dinastia di fotografi, il più antico, era situato presso l'Albergo Aquila Nera ed era specializzato nelle riprese dei paesaggi dolomitici. Un altro laboratorio artigiano era quello di Emil Terschak di origine
boema, situato nel vecchio Municipio e infine quello di Antonia Verocai in
Zardini, una donna-fotografo, professione inusuale a quei tempi, che aprì il proprio laboratorio artigiano nella piazza del paese. Questi artigiani, e soprattutto i
Ghedina, partivano la mattina presto - sia d'estate che d'inverno - con il loro ingombrante bagaglio costituito da un solido treppiedi e da una pesante macchina fotografica (pesava oltre quattordici chili), percorrevano a piedi - o a dorso di mulo - molte ore di cammino per fotografare gli angoli più belli dei paesaggi dolomitici.
A Padova e provincia, per citare un altro esempio, nel secolo scorso, si sono sviluppati importanti laboratori artigianali di fotografia, come quello di Menotti Danesin (1894-1976), il cui prezioso archivio è conservato dal Museo Civico e dall'Università di Padova, di Gino Falcaro (1879-1964) insignito della medaglia d'oro alla prima esposizione della Fiera Internazionale di Roma, Giovanni Carlo Giradi (1900-1964) attivo ad Abano Terme e sui Colli Euganei, Luigi Battisti (1891-1966), pittore, decoratore e quindi fotografo, attivo a Piove di Sacco, e, non ultimo, Luigi Turola (1889-1968), uno dei grandi maestri fotografi del Veneto.
Cartellone
pubblicitario degli anni cinquanta |
Il grande sviluppo industriale che ha caratterizzato il secolo scorso, ha accentuato la comunicazione visiva nella quale si combinano parole,
logotipi, simboli ed immagini e ha creato una nuova figura, quella del grafico pubblicitario: fino alla metà dell'Ottocento questa professionalità era sconosciuta perché il tipografo sceglieva egli stesso i caratteri e le immagini e le componeva con intenti prevalentemente estetici. Da quando, invece, si è presentata la necessità di affinare la comunicazione, di distinguere i vari tipi di pubblicità, di "colpire" con messaggi adeguati i diversi "target", allora è nata una vera e propria strategia comunicativa nella quale il grafico impegna la propria creatività per far emergere il suo messaggio tra la miriade di messaggi che vengono prodotti ogni giorno.
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Bibliografia "La
Carta"
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R. Curci, Acque di sorgente e acque di mare fra promozione e arte, in Alle fonti del piacere, a cura di Nelli Elena Vanzan
Marchini, Milano 1999
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P.L. Fantelli B. Francisci, L'arte e il torchio, Abano Terme 1983
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E. Gianni, L'industria della carta, Milano 1962
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C. Grandis, Uomini e barche, navigazione trasporto, in La Riviera
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Il libro illustrato veneziano nel Settecento, Mariano del Friuli - Gorizia 1990
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M. Infelise, I Remondini di
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La memoria di carta, Padova 2001
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V. Lazzarini, L'industria della carta nel Padovano durante la dominazione
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Le tecniche artistiche, Milano 1978
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M. Manzini, R. Zanoni, Lavorare con la cartapesta, Bussolengo (Verona) 1994
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I Mattozzi, Produzione e commercio della carta nello Stato Veneziano settecentesco. Lineamenti e Problemi, Bologna 1975
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F.A. Mella, Sulla strada della fotografia, Milano 1976
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G. Santi-Mazzini, Con licenza de' superiori e privilegio. Rappresentazione storico-antologica del Libro. Bologna 1991
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P.Toschi, Stampe popolari italiane, dal XV al XX secolo, Venezia s.d.
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G. Zigaina, Manuale di bibliofilia, Milano 1988
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