la chiesa di S. Vito a Morsasco

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A cura di

arch. Antonella Caldini

arch. Grazia Finocchiaro

dott. M.Cristina Ruggieri



Indice 

Il Progetto

Datazone

Indagine storica

Analisi  degli affreschi

Restauro degli affreschi

Rilievi Termoigrometrici

Consolidamento


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Morsasco


Sommario della Sezione:

Principi di Restauro

Il Laboratorio

Schede  tecniche

Ricettario

Glossario

 

Monitoraggio Termoigrometrico 

Università degli studi di Genova - Facoltà di Architettura
Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti
STUDI E RICERCHE SULLA PIEVE DI SAN VITO DI MORSASCO (AL)
Tesi di specializzazione A.A. 2001/2002

Sin dai primi sopralluoghi effettuati nel corso dell'autunno 2001, emerge in modo inequivocabile che una delle principali cause di degrado dell'edificio è da imputarsi all'umidità: sulle murature sia interne che esterne della chiesa appaiono caratteristiche macchie scure (foto 1 e 2),

Foto 1: Pieve di San Vito. Particolare della muratura esterna meridionale

Foto 2: Pieve di San Vito. Vista esterna dell’abside.

le pareti sono particolarmente fredde e spesso bagnate, la pavimentazione interna presenta vistosi depositi salini e una diffusa micosi (foto 3), 

Foto 3: Pieve di San Vito. Particolare della pavimentazione interna.

l'acqua piovana penetra all'interno della torre campanaria, la cui sommità non è protetta in alcun modo... In breve, si decide di approfondire l'analisi del fenomeno osservando con attenzione le condizioni termo-igrometriche interne ed esterne della chiesa: lo scopo è quello di ottenere una sorta di "mappatura dell'umidità" in grado di rendere quanto più possibile adeguata al caso la scelta degli interventi.

Rilevamento fotografico dell'umidità
Il monitoraggio termoigrometrico della pieve di San Vito viene organizzato in due tempi e secondo due diverse tipologie di studio.
Innanzitutto, si cerca di documentare fotograficamente la distribuzione delle macchie di umidità sulle strutture murarie, confrontando immagini scattate durante i mesi autunnali ed invernali con riprese del periodo primaverile. A tal fine, vengono predisposte delle opportune schede di rilevamento fotografico, grazie alle quali è possibile ottenere di uno stesso particolare costruttivo più immagini, registrate in diversi momenti cronologici e, soprattutto, climatici.

L'osservazione dei documenti fotografici confermerà in tutti i casi i dati rilevati mediante la strumentazione elettronica: le zone interessate dalle macchie di umidità più estese ed evidenti, infatti, coincidono con i punti di rilevamento termo-igrometrico che forniscono i valori più elevati. In particolare, alcune aree, generalmente situate nelle fasce basse delle murature, risultano perennemente segnate da estese macchie scure, mentre altre parti sono interessate da evidenti variazioni cromatiche dovute all'umidità, dipendenti sostanzialmente dalle temporanee condizioni meteorologiche (cfr. foto 4 e 5).

Foto 4: Pieve di San Vito, 4 aprile 2002.

Foto 5: Pieve di San Vito, 12 ottobre 2001



Rilevamento elettronico della temperatura e dell'umidità relativa
La seconda fase del monitoraggio, invece, si basa sull'utilizzo di adeguate apparecchiature elettroniche e viene avviata a partire dalla primavera del 2002. Si tratta di una scelta motivata dalla considerazione che le stagioni fredde, in questa zona dell'alessandrino, sono molto lunghe e indifferentemente piovose ed umide, prive di quei continui sbalzi termo-igrometrici, che verificantisi preferibilmente durante i mesi primaverili, sono tra le principali cause di degrado nelle architetture.
La strumentazione utilizzata consiste in una coppia di registratori (logger) di dati termo-igrometrici a livello ambientale (SmartReader Plus 2), e in un igrometro manuale a elettrodi per la misurazione dell'umidità relativa dell'aria e dei materiali da costruzione (Gann Hidromette RTU 600).

Inizialmente, sono stati posizionati i due rilevatori SmartReader Plus 2: il primo sul pavimento della chiesa, il secondo nella monofora absidale destra, a circa 2 metri da terra (vedi pianta). 

Entrambi hanno registrato i dati di temperatura e umidità relativa ogni 40 minuti, a partire dalle ore 18.15.48 del 15 marzo 2002 sino alle ore 17.35.48 del 7 aprile 2002: in questo lasso di tempo sono stati acquisiti 1654 dati (827x2). La specificità di questo tipo di rilevazione consiste nel fatto che i valori acquisiti dal logger possono essere scaricati, grazie ad un particolare software, sul personal computer, che, dopo aver effettuato una precisa compensazione della percentuale di u.r. in base alla temperatura rilevata, li elabora sotto forma di logger file e di graph file. Entrambi vengono poi visualizzati come grafici a linee illustranti l'andamento nel tempo della temperatura e dell'umidità.
La fase di elaborazione dei dati si è poi limitata a rappresentare graficamente i valori medi giornalieri di umidità e temperatura, computati grazie ad un comune programma di calcolo elettronico (i dati acquisiti dai loggers sono stati convertiti in file ASCII e quindi inseriti in tabelle).

In effetti, considerato il breve periodo di monitoraggio con SmartReader Plus 2, la sua intrinseca limitatezza fisica e spaziale*, e, soprattutto, la possibilità di integrare i valori registrati con quelli, sicuramente più dettagliati, rilevati dall'igrometro manuale, non è parso opportuno approfondire ulteriormente questo tipo di rilevamento. I grafici a linee evidenziano in modo lampante come, a fronte di una variazione di temperatura abbastanza contenuta, quella relativa all'umidità relativa presenta invece valori molto distanti tra loro da un giorno all'altro.

Relazionando tutte le medie con l'osservazione quotidiana delle condizioni meteorologiche, si nota che i valori più alti di u.r. sono stati registrati nelle giornate nuvolose o di pioggia, anche se con temperature relativamente miti e scarti tra il giorno e la notte meno sensibili.

Naturalmente, i valori medi rilevati mostrano una notevole differenza tra la situazione termoigrometrica all'interno della navata a livello della pavimentazione, e quella della zona absidale all'altezza dell'apertura laterale destra. In questo caso, infatti, la maggiore ventilazione provoca dei valori di u.r. più bassi.
Le misurazioni effettuate con l'igrometro manuale, infine, riguardano sia il monitoraggio termoigrometrico ambientale, che l'analisi puntuale dell'umidità interna di alcuni materiali da costruzione.
La rilevazione dell'umidità relativa dell'aria è stata effettuata in quattro punti specifici del corpo di fabbrica, collocati in senso longitudinale, ponendo lo strumento a circa mezzo metro dal terreno. I valori rilevati in cantiere, espressi in percentuale e gradi centigradi, sono stati trasferiti su apposite schede di archiviazione.
 

Università degli studi di Genova - Facoltà di Architettura
Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti
STUDI E RICERCHE SULLA PIEVE DI SAN VITO DI MORSASCO (AL)
Tesi di specializzazione A.A. 2001/2002

Monitoraggio dell'umidità relativa dell'aria

Scheda nr. 1

Località:

 Morsasco

Oggetto:

Chiesa campestre di San Vito

Area di monitoraggio: 

interno

Data:

 2 aprile 2002

Orario: 

15.15

Condizioni meteorologiche:

sereno

Strumento:

 Gann Hydromett RTU 600 con elettrodo attivo RF-T

Rilevatore: 

De Iaco Tiziana

Dati rilevati:

  Il risultato della misurazione è il seguente:

- 1- zona absidale: umidità relativa dell'aria pari al 52%

- 2- seconda campata: umidità relativa dell'aria pari al 49%

- 3 - prima campata: umidità relativa dell'aria pari al 47%

- 4- portico: umidità relativa dell'aria pari al 31,5% 

1

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2

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3

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4

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Considerazioni: 

La zona evidenziata in rosso, corrispondente al catino absidale, risulta essere la più umida, mentre l'umidità tende a calare quanto più ci si avvicina al portico.Va comunque precisato che le buone condizioni termo-igrometriche della giornata hanno inciso sui valori di u.r., solitamente molto più alti.

La rilevazione dell'umidità nei materiali è stata effettuata su tutti i prospetti, sia interni che esterni, della fabbrica, tramite l'utilizzo degli elettrodi ad infissione. Durante il primo monitoraggio, compiuto in una giornata meteorologicamente stazionaria, si sono presentati alcuni problemi proprio nel tentativo di inserire l'elettrodo a chiodo nella profondità del materiale: non si hanno così rilevazioni in corrispondenza dei punti in cui la malta è risultata molto asciutta e quindi difficilmente perforabile. Gli altri due monitoraggi, invece, effettuati in giornate poco stazionarie e molto umide, non hanno dato particolari problemi. Anche in questo caso, le misure prese in cantiere sono stati confrontate tra loro e riportate su apposite schede:

Università degli studi di Genova - Facoltà di Architettura
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Tesi di specializzazione A.A. 2001/2002

Monitoraggio dell'umidità relativa dei materiali 

Scheda nr. 10

Località:

 Morsasco

Oggetto:

Chiesa campestre di San Vito

Area di monitoraggio: 

interno

Data:

 7 aprile 2002

Orario: 

14.10

Condizioni meteorologiche:

molto nuvoloso

Strumento:

Gann Hydromett RTU 600 con elettrodo attivo RF-T e portaelettrodi ad infissione M20.

Rilevatore: 

Giambanco Francesca/Ferrari Matteo

Dati rilevati:

Temperatura Umidità

1 11,5°C  37=<2,5%
2 11,8°C  13,7=0,72% 
3 11,5°C  41=2,55% 
4 11,8°C  13,2=0,65%
5  11,8°C   20,3=1,25%
6 11,7°C  11,9=0,76% 
7 12°C  70=10% 

Considerazioni: 

Rispetto al primo monitoraggio, è stato possibile registrare i valori di u.r. per tutti i punti della parete (la maggiore umidità dell'aria ha consentito un'infissione più in profondità degli elettrodi).Nonostante la differenza di temperatura tra la prima e la seconda rilevazione sia decisamente sensibile (dell'ordine di 10°C), i valori di u.r. non hanno subito particolari incrementi, ad eccezione della base della torre campanaria (punto 7). In questo caso, infatti, la disparità tra le due misurazioni è tale (1,8% di u.r. il 2 aprile a fronte del 10% attuale!) da far pensare ad un errore di registrazione. Una terza rilevazione aiuterebbe sicuramente a capire la situazione termoigrometrica di questa zona.

Confrontando tutte le informazioni raccolte nel corso della campagna di monitoraggio dell'umidità, la prima riflessione utile è che, nel corso dei mesi autunnali e invernali, la chiesa di San Vito di Morsasco raggiunge una sorta di equilibrio termoigrometrico, adattandosi a valori ambientali non ottimali, ma comunque costanti nel tempo. È nel periodo primaverile, invece, che si verificano le variazioni più sensibili, con scarti di temperatura tra il giorno e la notte decisamente superiori. Queste rapide e ripetute fluttuazioni delle grandezze fisiche sottopongono il manufatto ad una situazione di stress tale da innescare nuovi processi di degrado e da accelerare quelli già in atto.
L'andamento nel tempo e la distribuzione delle chiazze umide sulle strutture murarie dell'edificio mostrano che la presenza di umidità è provocata da molteplici fattori, spesso interrelazionati tra loro. Naturalmente, il problema maggiore è dato dal ripetuto ciclo di bagnatura ed asciugatura cui molte zone sono soggette, ma, senza dimenticare che è molto difficile distinguere con esattezza le varie cause di degrado legato all'umidità, si possono fare alcune utili considerazioni un po' più dettagliate. Innanzi tutto, le parti a diretto contatto col terreno subiscono i danni legati all'umidità di risalita, acuiti dal relativo spessore murario della costruzione. Le pareti esposte a nord sono tipicamente le più colpite, mentre, in quelle rivolte a mezzogiorno, la maggiore esposizione ai raggi solari facilita l'evaporazione dell'acqua.
Le basi delle murature, inoltre, sono soggette a fenomeni di condensa, come pure le zone alte delle pareti interne, dove la ventilazione è ridotta e, in molti casi, decisamente insufficiente. In genere, la muffa è presente su tutte le mura interne e l'umidità di condensa si manifesta con le larghe zone bagnate a chiazze, che, nelle giornate più calde e secche, tendono a scomparire. L'acqua piovana è sicuramente responsabile dell'estesa e ripetuta bagnatura delle pareti interne del campanile, la cui sommità non è in alcun modo protetta. Analogamente, il dissesto quasi completo della copertura della chiesa agevola indubbiamente la penetrazione dell'acqua sull'estradosso delle volte e nella sommità delle cortine murarie, dall'esterno. Essa è inoltre la causa principale delle lunghe macchie scure del prospetto sud.
 


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 Ultimo Aggiornamento: 01/12/05.