storia del mobile d'Antiquariato

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Grazie alla

"Associazione Culturale Senzatempo" 

mi è possibile pubblicare una organica  

"Storia del Mobile d'Antiquariato"

 del Prof. Paolo Cesari

 

 

Indice

 

 

 

 

Titoli  di prossima pubblicazione:

 

Stile Carlo X

Stile Neogotico

Stile Biedermeyer

Neorococò

Stile Luigi Filippo

Secondo Impero

Stile Napoleone III

Eclettismo storicizzante

Stile Liberty

Stile Art Decò

 

 

 

 

 

Sommario della Sezione:

Principi di Restauro

Il Laboratorio

Schede  tecniche

Ricettario

Glossario

 

 

Indice

L'Evo Gotico

Quadro storico

L'architettura e le arti

L'arte Lignaria

Tipologie di mobili

Tecniche di Costruzione

 

 

 

Approfondimenti

Il Letto

 

L'Evo Gotico
Dalla metà del XII secolo fin oltre il chiudersi del XV sec.

Quadro storico

Nel Medioevo, la semplicità e la frugalità che caratterizzarono la vita e la precarietà per le lotte e le insidie di ogni genere non favorirono la produzione di arredi domestici tali da essere conservati con particolare riguardo, condizione indispensabile perché potessero essere sottratti agli inevitabili danni dell’uso quotidiano e degli agenti che aggrediscono il legno - umidità, muffe e tarli - per giungere sino a noi. 

 

A peggiorare questa già grave situazione non deve essere stato estraneo il giudizio del Vasari che, nel Cinquecento, ebbe a definire la produzione medioevale come il frutto di un gusto barbaro, giungendo a etichettarlo con il termine “gotico”, sinonimo dispregiativo che si è perpetrato sino ai giorni nostri a designare quella mobilia realizzata tra il XII e Il XV secolo.

Ben poco, di questi tempi ormai remoti è giunto ai nostri giorni. Gli esemplari  documenti di arredi medioevali ci sono noti in massima parte grazie alle testimonianze visive reperibili nei pur numerosi codici miniati originariamente custoditi nelle biblioteche abbaziali o grazie ad affreschi coevi, sovente lacunosi.

  

Architettura e le arti

Intorno alla metà del XII secolo, fenomeni congiunti di stabilizzazione socio-economica portarono al rifiorire delle attività commerciali e edilizie, contribuendo alla formazione di poli cittadini di portata significativa. Fu per l’Europa il primo risveglio, da un letargo che perdurava fin dal crollo dell’Impero Romano, nel lontano 476 d.C.

E’ in particolare nell’Ile-de-France che germogliano i semi di quel vasto movimento artistico e culturale che oggi denominiamo come Evo Gotico. In parte origina dallo strapotere che l’architettura assunse in relazione alla pittura, alla scultura o alle arti decorative, anche se è bene tenere presente che nel medioevo non si ravvisa alcuna distinzione tra architettura e arti applicate: sono entrambe artes mechanicae (solo nel Cinquecento si opera la distinzione tra arti maggiori e arti minori).  

 

Ebbene, l’introduzione di elementi quali l’arco a sesto acuto, volte a crociera innervate su potenti costoloni, contrafforti e archi rampanti o soffitti a vela, edificati nell’ossequio di una diversa logica statica e estetica, decretò una nuova formulazione visiva che nei fatti diede forza motrice al concetto primario di verticalizzazione formale, ponendo le basi per una “moderna” chiave di lettura della rappresentazione dell’Arte. 

 

Dal primo esempio del coro di Saint-Denis (1140-44) e fino alle cattedrali di Reims, di Chartres e di Notre-Dame a Parigi, fu certo la Francia che si rese protagonista di questo primo “gotico di stile severo”, che non tardò  a  trovare  larga  diffusione  in  Germania  per  poi   lambire  la  nostra penisola,  che tuttavia, in ragione di radicate sopravvivenze romaniche e bizantine, mai recepì con diffusione integrale il nuovo “verbo” stilistico, anche in ragione del fatto comprovato che nel medioevo l’arredo italico fu di preferenza dipinto piuttosto che intagliato; è questa una considerazione apparentemente innocua, ma è tra gli elementi che più avanti ebbero a favorire lo straordinario successo dell’Umanesimo, piattaforma che di li a poco originò il Rinascimento. 

 

Mi si consenta un’ulteriore precisazione relativamente all’introduzione dell’arco a sesto acuto: non è pienamente accertato se tale innovazione germinò in ragione di secolari rapporti con l’oriente islamico o più verosimilmente fu recepito dopo la conquista normanna dell’Italia meridionale e della Sicilia nell’XI secolo.  

Le arti decorative, e con esse il mobile, seguirono passo passo lo sviluppo dell’architettura, assumendo come note caratteristiche timbri di leggerezza e di decorativismo verticalizzante, sviluppando una certa qual eleganza formale che in breve portò la mobilia a meglio definirne e differenziarne la funzione specifica di oggetti d’uso.

Diffusione dell'arte lignaria

 In un primo tempo l’arte lignaria fu predominio dei laboratori dei conventi o dei cantieri delle grandi cattedrali, fenomeno che originò la consuetudine per le maestranze specializzate in carpenteria  - quali i magister lignaminis e le loro botteghe -  di itinerare con spostamenti geografici anche significativi, con la conseguenza in questa prima fase, di originare uno stile omogeneo, una sorta di koiné figurativa. In seguito  - tra il Duecento e il Trecento -  l’affermarsi di nuove classi sociali quali l’aristocrazia e una ricca borghesia cittadina, incrementarono la richiesta di arti applicate, e finirono per agevolare l’insorgere di nuove cellule operative, pienamente regolamentate nei vari ordinamenti delle corporazioni artigiane. 

 

E’ in questo secondo momento formativo che si deve ricercare nell’arredo l’origine di un linguaggio figurativo differenziato: tra città e città si rileva una netta distinzione formale e costruttiva,  che, almeno per quanto pertiene l’Italia, diviene coerente e individuabile solo verso la fine del XIV secolo.  

 

Tipologie di Mobili

La nascita delle corporazioni in un tempo a noi così lontano ci consente di verificare come nella sostanza il mobile in assoluto più diffuso fosse il cassone

Illuminante in tal senso apprendere che nel 1254 Etienne Boileau, prevosto di Parigi, nel riorganizzare il sistema delle corporazioni cittadine, scisse in diverse categorie i falegnami dai costruttori di cassoni. E’ fenomeno peraltro spiegabile se si pensa che in quest’epoca, almeno per quanto riguarda l’arredo laico, si badi in primo luogo alla praticità e alla trasportabilità di un bene, nel caso specifico il cassone è d’impiego polivalente: funge da sedile, da tavolo, da contenitore di vestiario, di masserizie o beni preziosi, da letto e perfino da bara. Pari esigenze funzionali limitarono l’adozione di tavoli, composti da semplici assi che alla bisogna poggiavano su cavalletti poi velocemente asportabili.  

 

Tra il XII e il XIII secolo sono i soli contesti chiesastici ad avere i propri arredi  integralmente lignei e in buona parte strutturati nelle tipologie perpetuate fino ai giorni nostri: nelle basiliche e nelle cattedrali si potevano ammirare pulpiti e cattedre sovente di dimensioni monumentali, con cori a grandi emicicli di postergali appaiati, al cui centro campeggia il caratteristico badalone munito di colombaia a leggio, ne mancano panche, sedili, segette e grandi credenze porta paramenti.

 Le biblioteche sono affollate di tabulae scriptorialis, di armadi preposti alla custodia delle pergamene o di codici miniati, e altro ancora. Sono tempi, come già si è detto,  che produssero mobilia nella caratteristica foggia che è propria dello Stile Severo: struttura verticalizzante ma di forma pulita e lineare, ingentilita da lievi decori a rosetta o ad archetto, con fasciame ornato da moderate centinature o al più con specchiature animate da motivi a pergamena o a graticcio.

 

Se come si è detto il contributo che l’architettura determinò nell’evoluzione strutturale del mobile Gotico Severo risulta evidente,  nondimeno l’arte orafa ebbe parte incisiva nel processo che lentamente trasformò lo Stile Severo in Gotico Internazionale Fiorito

Tra il XIII e il XIV secolo, l’arte metallurgica conobbe straordinaria fortuna, imputabile alla committenza ecclesiastica che in quei secoli lontani rivolse singolare attenzione nell’ostentare entro adeguati contenitori insigni reliquie.

 Il reliquiario acquisì nel tempo sempre maggior ricchezza: plasmato in oro o argento, ornato da smalti cloisonné o champlevé, impreziosito da niello o ageminato alla damaschina, rifinito a sbalzo e a traforo, a cesello o a bulino. Arche, pissidi, ostensori, calici e quant’altro in breve vide le proprie superfici ornarsi di svolazzanti pinnacoli, finestrelle archiacute, figure a tutto tondo, con una magnificenza senza pari. 

 

Nel contempo, anche gli edifici decorarono timpani, pinnacoli e trabeazioni con scultorei ornati a valenza floreale o zoomorfa. Analogo processo fu in breve assimilato dai maestri d’ascia, che ben presto si differenziarono anche nella specialità dell’intaglio, in un primo tempo a bassorilievo minuto e raffinatissimo, sempre ispirato a stilemi ad archetti a sesto acuto, a singola monofora, a bifora e finanche a trifora, e ancora pinnacoli, cuspidi, ogive, clipei (mutuati dai rosoni delle facciate delle cattedrali), losanghe, nodi di Salomone, girali spiraliformi o intrecci a graticcio, un repertorio figurativo vivacizzato da ornati desinenti in forma di svolazzi fiammeggianti di foglie d’acanto stilizzate, disposte talvolta a perimetrare blasoni araldici. 

 

Questa rivoluzione ornamentale avviene agli albori del secolo XIII, determinando la fine della fase detta di Gotico Severo, ove la mobilia era ancora per lo più di tipo foggiato e priva di elementi ornamentali, per dar così luogo alla forma gotica detta di Stile Internazionale o Fiorito, la cui fortuna è dovuta in gran parte a mode veneziane, città ove fu possibile maturare un più stretto rapporto con la civiltà orientale, incline a rappresentare forme a stilizzazione floreale di singolare ricchezza.  Solo sul fare del Quattrocento, si assiste all’introduzione anche nell’arredo lignario di elementi plastico-scultorei a tutto tondo, benché in Italia di norma si preferì la coabitazione tra ornato a intaglio e pittura. 

 

In puro stile gotico fiorito è il celebre coro realizzato da maestro Giovanni da Baisio nel 1384 nella chiesa di San Domenico a Ferrara, su commissione di Tommasina Guarmonti, moglie di Azzo d’Este. E’ questo nell’Italia settentrionale il più antico e meglio conservato apparato ligneo pergiunto ai nostri giorni.

Tra la fine del XIV e la prima metà del XV secolo trovò diffusione (e fu un fenomeno specificatamente italiano) la tecnica dell’intarsio mediante utilizzo di tessere lignee disposte a effetto geometrico. Sebbene questa tipologia ornamentale sia nota come “tarsia alla certosina”, deve con ogni probabilità la sua origine ad artigiani moreschi attivi in Spagna, poi costretti a emigrare in Italia e più probabilmente in terra lombarda. 

 

Dapprima trovò impiego nell’arredo ecclesiastico, per poi diffondersi anche alla committenza profana,  presso la quale fu di gran moda fino alla fine del XV secolo.  L’arte dell’intarsio in questa fase storica è coloristicamente ravvivata dai soli effetti chiaroscurali che si ottengono dalla disposizione alternata di legni chiari e scuri, con ombreggiature poi rifinite a tecnica pirografica (annerendo il legno con un ferro rovente). Di quest’arte ci restano numerosi e insigni esempi, in particolare legati ai grandi cori a tutt’oggi visibili a decine. In periodo tardogotico, la tarsia si orientò verso mode veneziane-damascene, favorendo l’incrostazione di elementi eburnei, come nei celebri esempi di preziosi cofanetti dovuti alla bottega degli Embriachi.  

 

Tecniche di Costruzione

La mobilia gotica è caratterizzata da una struttura massiccia, con parti lignee tagliate a forte spessore (solo agli inizi del Trecento ad Augusta fu introdotta la sega ad acqua, un’innovazione che permise l’esecuzione di mobilia di più leggere proporzioni in virtù delle mutate possibilità di tagli di circa 4-5cm.) con superfici a vista sgrossate a stondino e rese lisce dall’uso del vetro o della pietra pomice.

 

 I legni utilizzati per l’ossatura e lo scafo furono generalmente il noce, la quercia, il castagno, allora reperibili in grande quantità, tagliati in luna calante e stagionati a lungo, espedienti che certo limitarono l’insorgere di tarlo attivo. 

Le diverse parti lignee vengono assemblate lungo le pilastrate da incastri a coda di rondine di consistente dimensione, o trattenute da chiodature a bironcino ligneo transconico o più raramente con utilizzo di chiodature ferree (a testa quadra irregolare). 

 

Mensole e ripiani interni sono fissati a scassi rifilati entro le superfici interne dei fianchi, con frequenza si osservano schiene che presentano le assi appaiate l’un l’altra grazie a innesti a maschio e femmina opportunamente predisposti, e ancora si è visto come più tipologie d’arredo venissero costruite con montanti verticali interni agli angoli che, nel loro prolungarsi verso il basso, fuoriuscivano formando i piedi, conferendo così al mobile una maggior difesa dall’umidità. 

La colla nel mobile gotico non trova significativa applicazione se non per casuali applicazioni in cuoio o tela dipinta su parti lisce. 

Il mobile infine è lucidato con olio di lino e cera.


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 Ultimo Aggiornamento: 10/07/02.