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Ashley Kahn
Kind of Blue

Il Saggiatore
pp.222

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Avendo potuto sentire (beato lui) tutte le incisioni delle sessions che hanno portato a Kind Of Blue, tutto incluso, Ashley Kahn, un giornalista a cui non manca un talento da storyteller, ha ricostruito minuziosamente tutta la gestazione dell'immenso capolavoro di Miles Davis. Una scelta interessante e anche molto importante perché va proprio nella direzione più utile alla musica e al suo mondo: anche se il suono di Kind Of Blue è frutto di una lunga e complessa mutazione voluta, cercata e perseguita da Miles Davis (ma anche da personaggi che rispondono al nome di Bill Evans, John Coltrane o Cannonball Adderley tra gli altri), il disco è stato registrato in un paio di sessions nella primavera del 1959. Ashley Kahn ha quindi affrontato, sì, un tema vastissimo, ma anche un evento circoscritto nel tempo e nello spazio. Questo per quanto riguarda la produzione e la realizzazione di Kind Of Blue che viene ricostruita in tutti gli aspetti possibili, dalle interazioni dei musicisti in studio alla qualità dei nastri, dalle variazioni strettamente musicali alle tecniche di promozione e distribuzione dell'epoca. Poi bisogna aggiungere che il tempo si è come dilatato e la storia di Kind Of Blue è cominciata nei giorni che racconta con abilità certosina Ashley Kahn ma si è espansa nel tempo. Kind Of Blue non solo è diventato un vero e proprio classico, ma anche la fotografia sonora di un momento magico in cui la musica, e la cultura, s'avviavano a trasformarsi radicalmente. Da non perdere.
 

Fabio Alcini
Street Fighting Man
Bevivino
pp.96

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L'idea portante della collana I cattivi, una delle poche innovazioni editoriali di rilievo scaturite sul finire del 2003, si basta su alcune idee molto semplici e pratiche. Piccoli volumi (e quindi con un costo contenuto, cinque euro), che forniscono un'agile biografia di personaggi che, un po' in tutti i campi, si sono segnalati per la dissonanza della loro esistenza rispetto ai luoghi comuni, al cosiddetto buon senso e ad altre regole più o meno morali e più o meno consunte. Nella prima tornata dell'esordio dei Cattivi non poteva mancare Keith Richards, raccontato da Fabio Alcini con spirito pungente e uno stile scorrevole e senza troppe pretese. Il formato stesso dei Cattivi porta Street Fighting Man ad essere tutto meno che la biografia definitiva del chitarrista dei Rolling Stones, ma non era nemmeno nelle intenzioni: si tratta piuttosto di un piccolo e propedeutico vademecum introduttivo, che però non manca di puntualità nel segnalare i mille episodi in cui l'outsider, il fuorilegge e il suo ghigno feroce hanno colpito duro. Da Altamont al contrastato rapporto con Mick Taylor (non è facile fare l'altro chitarrista negli Stones), dalle donne (diceva Marianne Faithfull: "Se sei una ragazza della middle-class e hai letto Byron, il tuo uomo è Keith Richards. E' ferito, torturato, giovane, dannato, sporco, terribile, arrogante") alle droghe fino all'eterna dualità con Mick Jagger, lo Street Fighting Man qui ritratto è un cattivo a tutto tondo, ma con un fondo di sincerità che non può non rendercelo simpatico
     

Carmelo Genovese
Elvis Presley

Editori Riuniti

pp. 126

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Sebbene la bibliografia su Elvis sia fornitissima e sterminata, si sentiva il bisogno di una guida pratica ed essenziale, una mappa per districarsi nella mole di libri, dischi, film e altre frattaglie con cui è stato costruito un mito. A scanso di equivoci, la bibbia del caso resta sempre la splendida biografia curata da Peter Guralnick e un'utilissima (e accurata) Rough Guide To Elvis era già uscita un paio d'anni fa. Carmelo Genovese, seguendo il tracciato della collana Legends (piccole monografie in funzione dei nomi storici del rock'n'roll), semplifica, per quanto possibile, l'accesso al mondo di Elvis con passione (è uno dei suoi principali fan), un pizzico di autorevolezza e una praticità che non può non essere apprezzata. Anche perché condensare il re del rock'n'roll, il fantasma più famoso d'America (e del mondo), un mito (nel senso classico del termine) più che una leggenda in un centinaio di pagine non era e non è facile. Consigliatissimo per i neofiti, l'Elvis Presley di Carmelo Genovese funziona anche per i lettori (e gli ascoltatori) più eruditi e non ha controindicazioni, anche perché, come diceva Elvis stesso, "non penso che una musica possa influenzare negativamente la gente. E' soltanto musica. Molti giornali dicono che il rock'n'roll ha una grande influenza sulla delinquenza giovanile. Non so come spiegarlo ma non credo che la musica abbia qualcosa a che fare con tutto ciò"
 

John Berger
Una volta in Europa

Bollati Boringhieri

pp.300

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In un villaggio francese, nel cuore dell'Europa, s'intrecciano le storie di un'umanità dolente, che lotta con la quotidianità del lavoro, dell'amore, del destino, quegli incidenti che sono la vita e la morte. Sembrano racconti, però c'è il filo conduttore della musica ("La musica esige obbedienza. Persino la nostra immaginazione è costretta obbedirle. Quando ci viene in mente una melodia, non riusciamo a pensare a nient'altro. E' una specie di tiranno, la musica, ma in cambio ci offre la sua libertà e permette a ogni corpo di sentirsi bello. Il vecchio può danzare quanto il giovane. Il tempo viene dimenticato") che li collega in sottofondo e, soprattutto, c'è un'urgenza di narrare dal basso perché, sì, "parliamo di passione" come scrive John Berger nell'epigrafe, ma queste storie ("Se potessimo dare un nome a tutto ciò che accade, non ci sarebbe bisogno di storie. Il fatto è che da queste parti la vita supera il nostro vocabolario. Ci manca una parola e così si deve raccontare tutta la storia") toccano corde vibranti e delicate, che pochi, pochissimi osano sfiorare. Il lavoro nei campi e in fabbrica, la solitudine, la natura e i suoi eventi, i sogni e le scelte, il destino e la mutevole realtà nei nostri tempi. Tutto filtrato attraverso la lente dell'amore e narrato da John Berger con una sensibilità liricissima, poetica anche quando racconta di greggi disintegrati dai fulmini o di operai che scompaiono nelle colate di fonderia. Un piccolo capolavoro

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