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KATA letteralmente vuol dire modello, e la pratica dei kata serve appunto a mantenere inalterate nel tempo le forme originarie di questa arte marziale. Attraverso tale allenamento è possibile ottenere tutti quei vantaggi psicofisici che il karate persegue, quali la presa di coscienza del corpo, il miglioramento dell'equilibrio, la capacità di concentrazione, la respirazione, eccetera. Il kata, inoltre, essendo un allenamento individuale, senza confronto con avversari, costringe l'individuo alla ricerca di un continuo miglioramento per battere, non gli altri, ma se stesso. Coloro che trascurano i Kata, fanno un karate sostanzialmente sterile e destinato ad avvizzirsi con lo sfiorire della gioventù. Si afferma comunque che i movimenti del kata sono delle tecniche di difesa personale applicate contro avversari immaginari. Questo è vero solo in parte. Molte azioni non hanno alcun senso, ai fini di un combattimento, e quasi sempre il ritmo o la velocità d'esecuzione delle tecniche dovrebbero essere modificate, per poter avere anche una efficacia difensiva. Molte azioni e sequenze acquistano un significato logico solo se intese come semplici esercizi di attività psicomotoria; riprova, questa, dell'antica matrice indiana e cinese del karate, che si poneva come obiettivo primario non tanto l'aumento della capacità offensiva e difensiva del praticante, bensì la sua crescita fisica e spirituale. |