L'esterno della Basilica di S. Michele degli Scalzi


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La facciata si articola su due livelli, divisi da una spessa cornice marcapiano: l'inferiore, marmoreo (in pietra verrucana), listato in bianco e nero, testimonia un periodo in cui le risorse per la costruzione erano abbondanti; la parte superiore è formata anch'essa di marmi e finita con laterizio.
Sei semicolonne delimitano, nel livello inferiore, cinque archi ciechi sostenuti da colonne con capitelli corinzi intervallati da rosoni e losanghe a gradini nella più tipica espressione dello stile romanico-pisano. In tre degli archi si aprono altrettanti portali.
Nei tondi centrali, le due losanghe riportano le seguenti iscrizioni:
quella di sinistra riporta:+CREDEN/DO TE SIC MORI/TURUM CESSABIS SEM/PER A PECATIS QUOD VE/LIT DS.(deus o dominus)
Traduzione: Così con il pensare te destinato alla morte, cesserai di peccare; questo è quello che vuole Dio.
mentre quella di destra:+COGNO/SCE HOMO SE MOR/TALEM VOLVITUR UT RO/TA VITA PRESENS
Traduzione: Sappi o uomo che la vita presente si volge come una ruota.
L'ordine superiore, in laterizio, presenta un rosone centrale, risalente agli interventi del XVII sec.

Lunetta e architrave. Clicca per ingrandire Di notevole interesse è l'architrave scolpito sul portale centrale datato agli inizi del XIII sec., raffigurante le nove Gerarchie angeliche di cui sul margine superiore sono riportati i nomi:
ORDO ANGELORU(M) / OR(DO) POTESTATUM / OR(DO) DOMINATIONUM : OR(DO) CHERUBIN(ORUM) / -:- OR(DO) SERAPHIN(ORUM) -:- / OR(DO) THRONORUM / OR(DO) PRINCIPATUUM / OR(DO) VIRTUTUM / OR(DO) ARCHANGELO(RUM).

Particolare della lunetta con il Cristo Pantocratore. Clicca per ingrandire In alto, nella lunetta, si trova una copia del rilievo marmoreo (cm.109x109) raffigurante il Cristo Pantocratore (1203-1204) di ignoto scultore greco-bizantino, recante a sinistra la scritta del committente, Montanino Zechia figlio di Ezechiele:
ANNO DNI MCCIIII / MONTANINUS ZECHIA / DEDIT I(N) HOC O(PERE) / LIBRAS CII P(RO) A(NIMA) SUA ET UXORIS SUE / O(MNE)S INTR(A)NTES / ECCLESIAM / ROGATE / DEUM / PRO EIS.
Traduzione: Nell'anno del Signore 1204 Montanino Zechia dette per questa opera 102 libbre (una moneta o un peso di argento?) per l'anima sua e di sua moglie. Voi tutti che entrate nella chiesa, pregate Dio per loro.
Sulla destra della lunetta si trova invece un'altra scritta che esprime, con ingenuo ritmo poetico, un invito e un avvertimento:
VOS QUI HUC ADVENITIS / LIMINA NOSTRA INTRAT(IS) FLECTITE COLLA / DEO NE SITIS C(UM) / PHARISEO / HEC EST POR/TA DEI / VERTITE RETRO / REI.
Traduzione: Voi che giungete qui, entrate nelle nostre soglie, piegate le teste e non siate davanti a Dio come il fariseo. Questa è la porta di Dio: tornate indietro peccatori.

Queste sculture rappresentano un caso unico, dal punto di vista iconografico, in ambito pisano-lucchese: più giustificabili invece in un contesto culturale che gravita nel Gargano (luogo di provenienza dei padri fondatori), intorno all'immagine e al Santuario di San Michele Arcangelo dove il culto degli angeli e di San Michele è particolarmente sentito.
Le maestranze che realizzarono quest'opera avevano una chiara familiarità con schemi iconografici tipici delle rappresentazioni angeliche diffuse nell'area del Mediterraneo orientale; si presume inoltre che gli esecutori dell'architrave del portale destro abbiano anche lavorato al portale del Battistero pisano.
Il Cristo riprende il modello bizantino del pantokrator in quanto Giudice del genere umano. E' rappresentato a mezza figura, in posa strettamente frontale, ed è vestito con la tunica e l'imatio (veste di origine orientale), solcati entrambi da profonde pieghe. Tutta una serie di dettagli è stata indtrodotta per alludere al tema della Salvezza, tra le quali l'iscrizione a contenuto escatologico simulata sul libro che regge con la sinistra (EGO SU(M) A ET W PRI(N)CIPIUM ET FINIS) (Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine). Benedice con la mano destra, che ha il mignolo alzato, come in altre rappresentazioni orientali associate al tema della concessione della Grazia. Medio e anulare destro sono incrociati.
Il volto mostra un aspetto maturo ed è caratterizzato da lunghi capelli e barba, impreziositi dai segni del trapano (come in uso in occidente); la testa è compresa entro un nimbo crucifero di forma ovale.
Ai due lati della figura è l'iscrizione che ricorda la donazione da parte di Montanino Zechia ed esprime la richiesta di preghiere a beneficio della sua anima da parte di chi entra nella chiesa.

Copie di bacini ceramici sono visibili sotto gli archetti della parte absidale della chiesa (gli originali sono al Museo di San Matteo).
A destra della facciata si erge il campanile, mentre, addossato alla navata sinistra, sorge il deturpato chiostro.


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