Storia della Basilica di S. Michele degli Scalzi


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Intorno alla metà del secolo XII Pisa è una potente repubblica, la cui storia è già ricca di imprese belliche e di pace che le hanno dato lustro e fama nel periodo precedente. E' in questo periodo che comincia la costruzione della Chiesa di San Michele degli Scalzi, sopra un preesistente oratorio, tenuto in epoca precedente da un certo prete Martino per conto della curia vescovile. L'edificio si trovava in una zona strategica, poiché permetteva l'osservazione verso nord e verso est, per proteggersi da possibili invasioni lucchesi e fiorentine; la zona delle "Piagge", per la posizione geografica, serviva da "avamposto" per guardare la città da qualsiasi pericolo.

L'edificazione della chiesa con l'annesso monastero è fatta risalire agli anni compresi tra il 1152 ed il 1171, ma la chiesa è ricordata già nel 1025. Dal 1178 il complesso fu affidato ufficialmente ai monaci benedettini Pulsanesi, che avevano ricevuto il permesso di edificare dal vescovo Villano Gaetani nel 1146. Si trattava di monaci dell'ordine Benedettino, provenienti da Monte Pulsano (o Pulzano) nei pressi di Siponto sul Gargano. Questi religiosi erano detti discalceati, cioè "scalzi", da cui il nome della chiesa e dell'attuale parrocchia. La casa madre si trova ancor oggi in terra pugliese, nell'abbazia di Santa Maria di Pulsano fondata da San Giovanni da Matera nel 1129.
I monaci intrapresero lavori di abbellimento e nel sec. XIV vi ebbero anche cura di anime. Intorno al 1168 si colloca l'ampio ciclo di affreschi con episodi delle Storie di Isacco, di cui rimangono alcune labili tracce nel catino absidale e frammenti conservati nel nostro Museo Nazionale di San Matteo (MSM). La data 1204 apposta su un bassorilievo raffigurante Cristo benedicente, già situato nella lunetta centrale della facciata ed oggi nel MSM fa ritenere che gli interventi costruttivi fossero terminati a quell'epoca.

I monaci ricevettero vari privilegi dal Papa Alessandro III, poi confermati dai successori. Questo provocò alcuni dissapori con la curia pisana, ma fino al '400 i frati ressero il monastero ospitando pellegrini, dedicandosi allo studio e al lavoro nei terreni circostanti, seppellendo in un piccolo luogo apposito chi ne facesse richiesta e inumando anche in chiesa i personaggi particolarmente importanti (secondo concessioni papali specifiche); secondo alcuni esperti sembra che la chiesa avesse anche una cripta, andata ormai distrutta.
Nel 1412 1'intero complesso fu unito al monastero di S. Maria e Brigida di Paradiso nei pressi di Firenze, appartenente all'Ordine agostiniano. Nel 1463, in seguito ad una bolla di Pio II, fu trasferito all'Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi (sono da riferire a questo periodo gli interventi di Cosimo dei Medici nella Basilica e nel chiostro). Nel 1596 i padri provvidero all'edificazione di un soffitto piano a lacunari, dorato (Archivio Arcivescovile di Pisa - AAP), Visita..., c. 51) poi smantellato nel 1873 (Archivio di Stato, Pisa (ASP), Prefettura, (28),611, aff. 800).

Nei primi del XVII sec. la chiesa fu trasformata con l'aggiunta delle volte alle navate e con l'apertura di finestre rettangolari sulle pareti al posto delle feritoie; nel contempo fu edificato il chiostro (1627).

Nell'archivio parrocchiale si trova un manoscritto di memorie che va dal 1773 al 1889 che noi abbiamo riportato integralmente in una pagina a parte e da cui possono essere desunte notizie che qui sotto non sono presenti e che, quasi certamente, sono state fino ad oggi sconosciute e mai pubblicate. Ve le offriamo in umiltà.
Nel 1775 il Granduca di Toscana incamerò a proprio vantaggio i beni del monastero; dal 1774 fino al 1784 subentrarono i monaci Olivetani, provenienti dalla chiesa pisana di S. Pietro in Vincoli (detta San Pierino), i quali intrapresero lavori di abbellimento.
Dal 1784 la chiesa divenne Prioria. In questi anni il complesso monastico, abbandonato, servì per ospitare i convittori del seminario cittadino. Il 16 gennaio 1796 il monastero smembrato fu ceduto ai privati.
Ulteriori modifiche tendenti ad impreziosire gli interni sono ricordate nell'Ottocento, prima della riconsacrazione della chiesa, avvenuta il 2 maggio del 1847 per mano dell'allora Arcivescovo Giovan Battista Parretti. Nel 1873 si procedette alla sostituzione delle volte e ad un generale restauro (tetto, finestre, pavimento), mentre nel 1890 si effettuarono opere di consolidamento al campanile ([ASP], Prefettura, (28),611, aff. 800). Anche nel 1894 si dovette procedere a un consolidamento del campanile, a causa di un fulmine che il 27 giugno s.a. cadde nelle immediate vicinanze facendo rovinare un pezzo di cornice (cfr. Archivio Parrocchiale): la riparazione fu pagata dall'assicurazione "Sicurtà", con cui il parroco di allora, don Giulio Guidi (in ricordo del quale si conserva una lapide del 1902 nel corridoio di sacrestia), aveva stipulato una polizza perché spaventato dagli incendi che avevano rovinato in occasioni diverse almeno un paio di attività vicine alla chiesa.
In una serie di lettere conservate nell'Archivio Parrocchiale si legge che il parroco Guidi versò a Giuseppe Lampani £109.10 per i restauri ai tetti e a un soffitto di una stanza della canonica.
Nel 1896 fu fondato il Comitato Parrocchiale, il primo nella città, antesignano dell'odierno Consiglio Pastorale, che fu anche il primo ad essere ricostituito dopo il forzato scioglimento di tutte le associazioni laicali voluto dalle Autorità civili. Il vessillo, opera del cav. Donato Scorzi, raffigurante S. Michele che sconfigge il drago, è conservato in una delle stanze parrocchiali, mentre gli atti sono conservati nell'Archivio Parrocchiale.
Nel 1898 fu affidato alla ditta Cav. Filippo Tronci di Pistoia il restauro e la modifica dell'organo, ora perduto, per £452, donate dai parrocchiani.

Dal 1901 al 1902 la chiesa fu chiusa al culto (e le SS. Messe furono celebrate nel corridoio della sacrestia) e furono condotti radicali restauri nel tentativo di riportare l'edificio alla sua originaria struttura romanica. In quell'occasione andarono distrutti gli affreschi settecenteschi, eseguiti da Mattia Tarocchi, sulle pareti e nella cupola: un disegno dell'artista per quest'ultima impresa è conservato presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi a Firenze (5648S).
Di questi restauri ne parla il sac. Tito Pagni, allora parroco di S. Michele, nel diario (cfr archivio) cominciato da don Giulio Guidi e da lui continuato, con queste parole: "furono tolti ornamenti, stucchi, i quadri dietro il coro, cancellate le pitture secentesche che imbrattavano le pareti e su queste fu steso un colore calcina che meglio facesse risaltare le linee dell'edificio. Furono aperte due finestre del coro in attesa di riaprire le altre".

Lo stabilimento R. Ginori nel 1927 - da Archivio Parrocchiale Nel 1888 i Sigg. Palme, proprietari di una fabbrica di ceramiche affianco alla chiesa, la vendettero alla società Richard, poi Richard Ginori, per la produzione di terraglia (ora prodotta a Laveno), con circa 150/200 dipendenti. La fabbrica fu poi chiusa nel 1975/76 e alcuni degli operai, diciamo così, "pisani" lavorano oggi a Sesto Fiorentino.
Sempre alla metà del XIX secolo si insedia il primo parroco, don Antonio Leonardi.
Nel periodo bellico ('43-'44) la chiesa subì ingenti danni: il tetto crollò completamente, come anche la parete destra, che fu ricostruita con struttura in cemento armato per ridare stabilità alla struttura. Il bel campanile romanico, uno dei tre famosi campanili inclinati di Pisa, si salvò miracolosamente. A completare l'opera di distruzione e il disfacimento concorse sensibilmente anche la piena d'Arno, che il 14 aprile 1949 ruppe rovinosamente l'argine in prossimità della chiesa stessa, minando alla base il già martoriato edificio sacro.
Dal 1940 al 1974 la chiesa fu affidata alla cura dei frati di Padre Lanteri, della vicina chiesa di S. Iacopo; dal 1974 la parrocchia tornò ad essere affidata ad un prete diocesano, don Giorgio Beconcini che, nel 1985, acquistò l'attuale organo (usato e in ottimo stato) della ditta Tamburini di Crema.
A don Giorgio, poi, l'11 febbraio 1989 subentrò don Dante Tasca e infine, attualmente, dal 21 novembre 1999, è parroco di S. Michele degli Scalzi don Piero Dini.


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