next essayprevious article indice volumeStudi Storici 1, gennaio-marzo 1995 anno 36


CAMBIAMENTO E CONTINUITA'. LA CASTIGLIA NELL'IMPERO DURANTE IL SECOLO D'ORO*

Bartolomé Yun Casalilla

Introduzione.
Oggi si riconosce che la Spagna dal 1500 al 1700 conobbe due fasi molto diverse per ciò che concerne la sua evoluzione economica e sociale: una, che terminerebbe verso gli anni Ottanta del XVI secolo, e che sarebbe caratterizzata da un'espansione e un'altra che si prolungherebbe a partire da questa data per buona parte del secolo XVII, per la quale sono stati convenzionalmente adottati termini come « decadenza» , « recessione» , « crisi» e anche « depressione» o meglio, in una terminologia che tende a rendere piú lieve la rottura tra i due periodi, « riassestamento» 1.

In linea generale si conviene che questo ciclo fu segnato da due fasi distinte dal punto di vista sociale. Contro ciò che abitualmente si pensava negli anni Sessanta 2, si ritiene ora che quella del XVI secolo sarebbe stata una società dinamica, espansiva, dove i gruppi urbani, simbolo della novità rinascimentale, erano fioriti al tempo delle attività mercantili e dell'incremento delle entrate della terra 3. A quella se ne suole contrapporre un'altra piú chiusa, di limitata mobilità sociale e profondamente aristocratica e controriformista, predominante nel secolo XVII 4.

Sebbene questa sia un'idea già in qualche modo implicita negli studi di storia economica, e anche di storia politica, che da molto tempo si è interessata dell'espansione e della decadenza dell'«Impero spagnolo» 5, è certo che la conoscenza delle basi economiche e sociali di questo ciclo, dei suoi meccanismi specifici e dei fattori che lo determinarono, è in buona misura il frutto di studi recenti. L'intenzione di queste pagine è offrire una panoramica generale dei problemi di cambiamento e continuità che, dal punto di vista economico e sociale, si rivelano nel periodo alla luce delle recenti posizioni e, allo stesso tempo, suggerire alcune vie di superamento e revisione delle idee affermatesi durante gli ultimi anni. Tale impostazione non solo può gettare luci nuove su due secoli di grande importanza nella storia di Spagna, ma aiuta anche a capire il peso che le tensioni del cambiamento e della continuità che si vissero allora, ebbero nella storia posteriore fino al secolo XVIII.


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* Alcune delle idee contenute in questo testo furono presentate nel lavoro che, sotto il titolo Econom&iacutea y sociedad. Cambio y continuidad en la Espa&ntildea del Siglo de Oro (Reflexiones para una historia social de la econom&iacutea), ho presentato al II Seminario de Historia Moderna de Espa&ntildea. Cambio y continuidad en la Espa&ntildea del Siglo de Oro e che, curato da J. H. Elliott e organizzato dalla Fundación Duques de Soria, si è tenuto a Soria nel luglio del 1992. Una versione in inglese fu discussa, nel giugno del 1993, con un gruppo di colleghi nel seminario diretto dal professor Herman Van der Wee presso il Centrum voor Economische Studien della Katholieke Universiteit, Leuven. Vorrei ringraziare sir John H. Elliott, il professor Van der Wee (che rese possibile la mia permanenza a Lovanio come visiting professor) e tutti i partecipanti a entrambe le sedute per le loro pertinenti critiche al testo originale.

1 Per una discussione di quest'ultimo termine cfr. G. Anes Alvárez, La «ón» agraria durante el siglo XVII en Castilla, in Homenaje a Julio Caro Baroja, Madrid, 1978, pp. 83-100, dove si possono vedere anche le due fasi alle quali mi riferisco, alludendo alla seconda come periodo di «». Un'impostazione diversa in linea con una visione che tende ad enfatizzare la congiuntura recessiva nella quale si producono questi «», si può trovare nello studio di E. Llopis, El agro castellano en el siglo XVII: ¿ Depresión o reajustes y readaptaciones?, in « de Historia Económica», 1986, n. 4, pp. 11-37. Entrambi gli studi sono stati riassunti successivamente in I. A. A. Thompson and B. Yun Casalilla, eds., The Castilian Crisis of the Seventeenth Century. New Perspectives on the Economic and Social History of Seventeenth-Century Spain, Cambridge, 1994, rispettivamente alle pp. 60-76 e 77-100.

2 Tali idee hanno a che vedere con l'assunzione implicita di opere come quelle di Sánchez Albornoz o Am&eacuterico Castro, secondo i quali la società spagnola, forgiata nella Riconquista come società di guerrieri, era restia a qualsiasi velleità di tipo capitalista (C. Sánchez Albornoz, Espa&ntildea un enigma histórico, Barcelona, 19765) o — come espose in varie occasioni quest'ultimo — rifiutò le attività mercantili a causa dell'associazione tra commercio ed ebraismo. Si veda A. Castro, De la Edad conflictiva, Madrid, 1961, pp. 179 e 218.

3 Sebbene l'idea sia sviluppata in molti studi, il lettore può trovare un'esposizione in chiaro contrasto con le opere pubblicate nella nota anteriore e dalla prospettiva delle attitudini percettibili nella letteratura spagnola del secolo d'oro, in M. Cavillac, Geux et merchants dans le Guzmán de Alfarache (1599-1604). Roman picaresque et mentalité bourgoise dans l'Espagne du Si&egravecle d'Or, Bordeaux, 1983, soprattutto pp. 449-450. Con impostazioni proprie della storia economica e sociale cfr. H. Lapeyre, Une famille de marchands: Les Ruiz, Paris, 1955; R. Ródenas Villar, Vida cotidiana y negocio en la Segovia del Siglo de Oro. El mercader Juan de Cu&eacutellar, Salamanca, 1990.

4 Per una caratterizzazione recente e, a mio parere, impeccabile cfr. B. Bennassar, Historia de los espa&ntildeoles, vol. I, Barcelona, 1990, pp. 357-572. Lo stesso autore spiegò, tempo fa, come il cambiamento operato nella società castigliana superava il XVI secolo e si imponeva « renta como ideal» nel suo Valladolid au Si&egravecle d'Or; une ville de Castille et sa campagne au XVIe si&egravecle, Paris, 1967. Una sintesi che accolse queste idee è quella di A. Dominguez Ort&iacutez, Las clases privilegiadas en el Antiguo R&eacutegimen, Madrid, 1973.

5 J. Vicens Vives, Manual de Historia ecónomica de Espa&ntildea, Barcelona, 19742, pp. 380-382 (I ed. 1959); J. H. Elliott, La Espa&ntildea Imperial, 1469-1716, Barcelona, 19732 (I ed. inglese 1963); J. Lynch, Espa&ntildea bajo los Austrias, Barcelona, 19753, vol. II, pp. 182-200 (I ed. inglese 1969). Piú recentemente corretto e ampliato dallo stesso autore, Los Austrias (1516-1598), Barcelona, 1993.