" Lungo i sentieri della follia"

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Biologia

Classificazione patologica[1]

Comportamenti devianti

Psicopatici ipertimici: appartengono a questo gruppo quegli individui caratterizzati da un umore costantemente orientato verso l’euforia, da un elevato sentimento delle proprie capacità e da una notevole e continua iperattività. Sono dei soggetti continuamente impegnati, ma scarsamente concludenti, si stancano presto di quello che stanno facendo, alle prime difficoltà si arenano e non per una reale mancanza di capacità, ma per la tendenza a non approfondire i problemi e a non cercare le soluzioni più adeguate. Si pentono con facilità degli errori commessi, ma è un pentimento di breve durata, non accompagnato da un tormento interiore. Sono degli individui litigiosi e fanfaroni. La superficialità, la faciloneria, l’instabilità rendono gli ipertimici degli individui che possono essere dannosi alla società. Sono spesso attaccabrighe, spostati, incapaci di un’attività ordinaria, truffatori, scialacquatori.

Psicopatici depressivi: In essi il tono dell’umore è costantemente orientato verso la depressione e la tristezza, s’accompagna al pessimismo più sconsolante e a una profonda sfiducia in se e nel mondo. Sono individui perennemente scontenti, insoddisfatti, tormentati da una continua sofferenza interiore. Solitamente sono soggetti tranquilli, laboriosi, impegnati a fondo nelle comuni attività. In essi è molto frequente un atteggiamento di ostilità versoi il prossimo.

Psicopatici impulsivi: Questa categoria è caratterizzata da un comportamento impulsivo che non appare affatto motivato da una brusca variazione del tono emotivo. In questi soggetti si ha prevalenza della vita affettiva e istintiva su quella volitiva ed intellettiva. Frequenti sono in tali individui le cosiddette “reazioni esplosive  a corto circuito”: uno stimolo di modestissima entità scatena una reazione immediata e improvvisa. Le reazioni si manifestano sotto forma di colera furibonda, di distruzione irrazionale e possono condurre all’autolesionismo e al suicidio.

Psicopatici anaffettivi o amorali: In essi la freddezza affettiva si accompagna all’insensibilità morale. Sono individui privi di compassione e di umanità, crudeli e incapaci di partecipare ai sentimenti degli altri e a volte gioiscono dei dolori altrui. Essi comprendono i sentimenti dei loro simili, ma non li “sentono” e di conseguenza non li rispettano. Per raggiungere i loro fini non esitano a compiere azioni illegali e immorali. Quando poi alla mancanza di ogni “sensibilità” affettiva e morale si unisce una buona intelligenza, possiamo osservare che lo psicopatico, conoscendo perfettamente la legge, fa in modo di non violarla , pur continuando a comportarsi in maniera profondamente inumana.

Psicopatici astenici: La caratteristica psicologica che li contraddistingue è rappresentata da una fondamentale insufficienza , insicurezza e debolezza dei sentimenti relativi alla propria salute fisica o psichica, un continuo timore, una viva apprensione nei riguardi dello stato della propria salute.

Astenici ipocondriaci: questa sottocategoria caratterizzata dal fatto di concentrarsi su una particolare sensazione riferita ad un certo organo o apparato su una determinata malattia, come ad esempio possono accusare dei dolori al cuore e in seguito continuano sempre ad accusare gli stessi disturbi. In essi va affievolendosi fino a scomparire quello speciale stato d’animo d’allarme in quanto sono convinti d’essere affetti da una malattia particolare.

Astenici fobici: Gli astenici possono presentare, non raramente, delle fobie. In esse si esprime il timore di determinate situazioni o oggetti. Poiché le manifestazioni fobiche degli astenici sono una conseguenza del loro particolare stato di apprensione, si parla per indicarli di “fobie d’allarme”.

Psicopatici fanatici: E’ caratteristico dei fanatici il fatto di essere dominati da un’idea o da un complesso di idee che hanno un’assoluta prevalenza nella loro vita psichica.

 Psiconevrosi

L’ansia: è un sentimento comune della vita psicologica umana. Essa è quasi sempre presente in tutte le psiconevrosi e ne costituisce il sintomo fondamentale. L’ansia si riscontra in quasi tutte le malattie mentali nelle sindromi depressive, nelle forme dissociative, nelle psicosi organiche, ecc. Nelle nevrosi l’ansia è predominante tanto che in molti casi si usa l’espressione “nevrosi d’ansia”, “ stato ansiosa”, “reazione ansiosa”. Sotto l’aspetto quantitativo l’ansia del nevrotico è molto più marcata, rispetto a quella di un soggetto sano ed è spesso accompagnata da disturbi più evidenti della sfera neurovegetativa: tachicardia, aumento della pressione arteriosa, respirazione affannosa, sudorazione, sensazione di oppressione alla gola e al petto.

Essa non si fonda su rapporti con la realtà esterna, ma nasce da conflitti interiori, dalla lotta contro le pulsioni istintive e anche quando appare correlata ad un avvenimento esterno, in realtà, questo fa solo riemergere il ricordo di un rapporto interpersonale o di una sensazione trascorsa.

 Con neurastenia o esaurimento nervoso si indica comunemente uno “stato di debolezza nervosa” che può essere dovuto a molteplici cause. I soggetti colpiti rilevano la mancanza o scarsità di sofferenze organiche che giustifichino i disturbi accusati dal paziente e la presenza costante di uno stato di sofferenza morale che accompagna questi disturbi, i quali sono dovuti in larga parte a cause psichiche. Il sintomo principale della neurastenia è l’astenia, cioè la sensazione di indebolimento, di stanchezza, di grande esauribilità. La cefalea è un altro sintomo cardinale del quadro neurastenico: viene descritta come un casco o un cerchio che stringe la fronte e le tempie. Un altro disturbo ricorrente è l’insonnia e sono anche frequenti dei disturbi della sfera sessuale come la frigidità femminile e l’impotenza o l’ejaculatio preacox negli uomini. Il quadro psichico dei neurastenici è caratterizzato sostanzialmente dalla depressione affettiva e dalla iperestesia sensoriale emotiva, cioè irritabilità. Solitamente il paziente neurastenico è pervaso da una sensazione di umiltà e da tristezza acuta. Le diverse manifestazioni dell’isterismo sono state oggetto di attenzione fin dai tempi antichi. I fenomeni isterici sono mutevoli e complessi e in genere si intrecciano in modo tale da rendere difficile una classificazione. In tutte le manifestazioni isteriche vi è il disturbo di una funzione somatica o psichica: questo disturbo appare in contrasto con i principi che regolano il funzionamento del corpo e dell’attività mentale. In passato l’isterismo fu definito come il “ grande simulatore” in quanto questi soggetti non mostrano di soffrire realmente ne si preoccupano particolarmente della loro malattia. Un altro carattere sintomatico è l’influenzabilità, il che significa che il sintomo può essere riprodotto o modificato o soppresso dalla suggestione o dalla persuasione. Fra i sintomi più ricorrenti dell’isterismo sono da annoverare le paralisi isteriche. Un esempio di esse può essere il soggetto, investito da un automobile e gettato a terra, che si rialza senza aver subito alcun danno, ma dopo poco tempo presenta una paralisi completa alle gambe. Questa paralisi possono durare anche per anni. Alla paralisi può associarsi una contrattura muscolare, che però spesso si presenta come fenomeno indipendente ed è solitamente localizzata negli arti. Frequente è anche il mutismo isterico o solamente l’afonia isterica, cioè il soggetto parla correttamente, ma le parole sono appena bisbigliate. La crisi convulsiva è il fenomeno isterico più frequente. A volte le crisi sono di entità modesta: il soggetto si accascia a terra e rimane immobile, irrigidito, con gli occhi chiusi, non risponde e sembra insensibile ad ogni stimolo;  oppure grida e ha crisi di pianto accompagnate da movimenti scomposti. Spesso si ha il “ grande atto isterico”, più che di vere convulsioni si tratta di un’esplosione di movimenti, disordinati, inconsulti, violenti; il soggetto si rotola per terra, si contorce, inarca il dorso a formare il caratteristico “ arco di cerchio”, si strappa gli abiti, ride, piange, grida, digrigna i denti, morde, percuote; durante la crisi il soggetto può assumere espressioni mimiche corrispondenti a diversi stati passionali, si ha un annebbiamento della coscienza ma non il sono o l’amnesia post  - crisi, come negli epilettici. Negli isterici sono frequenti l’anestesia e l’ipoestesia, cioè la perdita e la diminuzione della sensibilità soprattutto al dolore. Frequenti sono anche la sordità e la cecità isteriche. Molto rari sono i cosiddetti “sdoppiamenti della personalità”: il soggetto perde per un certo periodo di tempo la sua personalità e ne assume un’altra. L’isterismo si può considerare come una forma speciale e patologica di reazione ad un trauma emotivo, ad una situazione affettiva traumatica. I fattori scatenanti le manifestazioni isteriche sono in genere le emozioni legate ad avvenimenti che possono mettere in pericolo la vita o la salute e quelle legate alla vita sessuale.

La psicosi maniaco - depressiva

La psicosi maniaco depressiva è una malattia mentale endogena, spesso ereditaria, nella quale il disturbo primario, fondamentale , consiste in una alterazione dell’affettività che varia fra i due poli estremi dell’allegria e della tristezza.

Nella mania l’esaltazione del tono dell’umore, nel senso dell’euforia, si accompagna ad uno stato di grande eccitamento di tutte le attività psichiche e ha una spiccata irrequietezza motoria. L’allegria del maniaco è sfrenata; straordinari il suo ottimismo e la fiducia in se stesso;  elevatissimo il senso della propria efficienza fisica e mentale. E’ una persona instancabile, l’insonnia è infatti un sintomo praticamente costante, si butta con grande decisione ed entusiasmo in una febbrile attività, sempre caotica e inconcludente. Il maniaco parla continuamente, senza interruzione, ad altissima voce: il suo discorso non segue però un preciso filo logico, ma è frammentario e disordinato. La sua attenzione è infatti pronta, vivacissima, ma estremamente incostante e volubile, è incapace di svolgere e di portare a termine normalmente un qualsiasi discorso(“fuga delle idee”). Anche il desiderio e l’attività sessuale sono solitamente esaltati nel maniaco; è facile che si lasci andare a espressioni o atti osceni, questo è dovuto alla sua incapacità di dominare le emozioni. Il maniaco non tollera di essere contraddetto: reagisce allora con crisi d’ira, anche violente, ma ben presto ritorna allegro. Quando l’episodio maniacale raggiunge la massima gravità, il malato appare in preda ad uno stato di agitazione psichica e motoria: il suo è allora un eccitamento quasi selvaggio, fatto di grida continue, schiamazzi, canti ad alta voce che lo portano a saltare, correre, ballare, dormire pochissimo e nutrirsi insufficientemente.

La melanconia o depressione è uno stato mentale con caratteristiche diametralmente opposto alla mania. In essa dominano una profonda tristezza, che non ha motivazione comprensibile e un marcato rallentamento di tutta le attività psichiche e dell’iniziativa motoria. Il soggetto melanconico non ha più gusto alla vita, nulla più lo interessa, ogni cosa gli riesce penosa ed enormemente difficile, è incapace di prendere decisioni anche di minima entità e se ne sta’ appartato, inerte, con l’angoscia nel cuore. Non è raro che il melanconico manifesti delle idee deliranti. Nei casi più gravi il malato rimane completamente immobile a lungo, non parla, rifiuta ostinatamente il cibo non si lava, non si veste, questo viene definito come “stato di stupore melanconico”. A volte la melanconia può accompagnarsi all’ansia che può esprimersi in un’agitazione motoria violenta: il malato si aggira senza sosta per la stanza, si lacera i vestiti, invoca la morte, chiede disperatamente aiuto in preda al panico.

Non è infrequente che l’agitazione esploda bruscamente, trascinando il soggetto, in uno stato di semi – incoscienza ad azioni violente contro la sua persona o contro gli altri; questa manifestazione viene definita “ raptus melancholicus”. Nel melanconico i propositi, i tentativi di suicidio sono molto frequenti. La morte gli appare come unica via per sottrarsi al proprio tormento interiore.

 Nella gran parte delle forme patologiche - che sono state fino ad ora trattate – presentano dei comportamenti deliranti. Questi ultimi, secondo il parere degli psichiatri, non possono essere corretti dalla critica ne dall’esperienza: il delirante ha la certezza più assoluta, la fede più incrollabile nella verità della sua idea, spesso del tutto assurda; i ragionamenti più convincenti, più adatti a dimostrare la falsità delle sue opinioni, non servono a risvegliare nel soggetto neppure l’ombra del dubbio. I deliri più famosi sono: il delirio di persecuzione, di grandezza e paranoia, il delirio di gelosia, il delirio di colpa, il delirio di rapporto o di riferimento sensitivo.

 Schizofrenia o demenza precoce

Fra tutte le malattie mentali è una delle più frequenti e più gravi. Essa consiste in un processo che disorganizza profondamente le funzioni psichiche e intacca la struttura della personalità. Colpisce per lo più soggetti giovani, fra i 18 e i 25 anni, a decorso cronico, ma può subire delle soste, delle remissioni, degli aggravamenti improvvisi, e conduce a un decadimento mentale che assume spesso l’aspetto della demenza.

La schizofrenia racchiude in sé stessa tre diversi tipi di malattia mentale: l’ebefrenia, caratterizzata da puerilità e vacuità del pensiero, da turbamenti dell’affettività con fasi di eccitamento e di depressione, da episodi di confusione ideativa. La catatonia è caratterizzata da atteggiamento statuari e da silenzi ostinati o da estrema passività, da impulsi improvvisi ed immotivati, da disordini ideativo, da bizzarrie dei gesti e del linguaggio, fino alle stereotipie ed ai più strani manierismi; infine da certe forme paranoiche, caratterizzate da deliri fantastici, instabili, incoerenti ed assurdi. Questo raggruppamento è giustificato, oltre che dal comune esito in demenza, dal fatto che elementi ebefrenici, catatonici e paranoidi, possono variamente alternarsi o associarsi in uno stesso malato. La dissociazione schizofrenica può portare ad un tale disordine del pensiero e della condotta da assumere l’aspetto di una vera demenza, cioè di una disgregazione e di una perdita irreparabile del patrimonio mentale. L’assurdità e l’incoerenza del pensiero schizofrenico, sono così paradossali che sembrano sfuggire ad ogni tentativo di ricondurle alle normali leggi psicologiche. Lo schizofrenico non è un demente, tuttavia si comporta come tale. Lo schizofrenico non ha alcun difetto grossolano delle funzioni psichiche elementari, e tuttavia come una persona normale. Le alterazioni dei rapporti ideo affettivi, crea contraddizione fra i vari elementi della psiche e fra questi e la realtà. Questo distacco della vita interiore dal mondo esterno conseguenza della dissociazione, costituisce l’autismo sintomo fondamentale della schizofrenia, consiste in una particolare rottura dell’equilibrio fra la personalità del malato e il mondo esterno. Il disturbo dissociativo dello schizofrenico appare nell’ideazione, nell’affettività, nella volontà, nella condotta, e nel linguaggio. Nel linguaggio spontaneo il malto inserisce nel discorso parole o frasi del tutto estranee al contenuto del periodo, dando l’impressione di una specie di deragliamento del corso del pensiero. Molto frequenti sono le allucinazioni. Esse possono interessare tutti i sensi, le più frequenti sono quelle uditive (“voci”), che si manifestano in vari modi come ad esempio “Il furto del pensiero” cioè una ripetizione sonora del pensiero e la convinzione di un essere che glielo rubi.

 



[1] A cura di Alessandro Carlini.

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