" Lungo i sentieri della follia"

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Biologia

 Schizofrenia

La schizofrenia, sia per quanto riguarda le cause che l’approccio terapeutico, costituisce uno dei capitoli più complessi della psicologia. Numerose teorie (tutte a livello di ipotesi) sono state fornite dagli studiosi per spiegare la genesi della condizione schizofrenica, nessuna di esse però è universalmente accettata e tutt’oggi prevale l’opinione che essa origini da fattori concomitanti, che analizzeremo qui di seguito.

 Fattori neurochimici – metabolici – tossici.

 L’ipotesi che la schizofrenia potesse essere causata da un metabolita tossico derivò dall’osservazione che certe sostanze (LSD, mescalina, ecc.), di cui parleremo approfonditamente più avanti, potevano determinare i sintomi della psicosi. Una supposizione a questo riguardo, supportata da numerose ricerche, affermerebbe che nella schizofrenia si verifica un errore nel normale metabolismo delle catecolammine con la conseguente produzione di metaboliti tossici ad effetto allucinogeno. Altra ipotesi è quella della transmetilazione, che si basa sul fatto che la somministrazione di metionina (necessaria per la sintesi dei neurotrasmettitori cerebrali) può aggravare o indurre i sintomi della psicosi, per un aumento delle reazioni di transmetilazione e conseguente produzione di prodotti tossici; ipotesi però non dimostrata per il fallimento di ogni ricerca in questa direzione.

Infine, tra le ipotesi che considerano le relazioni esistenti tra neurotrasmettitori e schizofrenia, l’ipotesi dopamminica è la più accreditata. Quest’ultima sostiene che la schizofrenia sarebbe dovuta a una trasmissione iperattiva nei circuiti del cervello che utilizzano come messaggero chimico la dopammina (cioè in molte parti del sistema limbico, la porzione del cervello che governa aspetti delle emozioni e della personalità). Alcune ricerche sul cervello di pazienti defunti ci indicano infatti che l’anormalità primaria riscontrata è un numero accresciuto di recettori della dopammina nei gangli basali e nel sistema limbico. Questi risultati fanno pensare che gli schizofrenici abbiano nel sistema limbico “circuiti surriscaldati” in conseguenza del fatto che i neuroni programmati per ricevere i messaggi hanno un numero maggiore di recettori e sono perciò ipersensibili.

 Anormalità strutturali.

 Si è notato anche che alcuni pazienti affetti da schizofrenia presentavano anormalità cerebrali a livello strutturale macroscopico. L’anormalità più frequente è un ingrossamento dei ventricoli, dovuto presumibilmente alla contrazione del cervello in conseguenza della morte dei neuroni (i ventricoli crescono per riempire lo spazio vuoto lasciato). Più raramente sono ingranditi anche i solchi corticali. In generale pare che le anormalità strutturali siano presenti in quei pazienti che sono malati in modo più cronico e che hanno un maggior deterioramento intellettuale.

 Fattori genetici.

 Rispetto a quanto succede nella popolazione generale, il rischio della psicosi è molto più elevato nelle parentele strette di schizofrenici.. Inoltre, nel caso di due gemelli omozigoti (e quindi con lo stesso corredo genetico), alla malattia dell’uno corrisponde, in un elevato numero di casi, malattia anche nell’altro. Una critica a questa teoria sostiene che, sebbene la schizofrenia sia più frequente in determinate situazioni genetiche, è altrettanto vero che la maggior parte dei malati non ha famigliari schizofrenici. Sembrerebbe quindi che i fattori ambientali siano altrettanto importanti: questi ultimi sarebbero infatti necessari ma non sufficienti per la comparsa del disturbo, in altre parole essi svolgono un ruolo, ma non sono l’unico fattore in gioco.

 Altri fattori. 

La schizofrenia potrebbe essere dovuta anche a lievi danni cerebrali occorsi nei primi mesi di vita, dovuti a leggere encefaliti causate da malattie virali (è stato osservato che la schizofrenia è più comune in individui nati nei mesi invernali) o a parti difficili. I pazienti affetti da schizofrenia presenterebbero più frequentemente di altre persone segni di ferite alla testa o danni cerebrali verificati nell’infanzia.

 Questi dati suggeriscono la possibilità che esistano almeno due tipi di schizofrenia, o forse più. Un tipo, caratterizzato da frequenti deliri ed allucinazioni, potrebbe essere causato da fattori neurochimici. Un altro tipo, caratterizzato da disturbi nell’affettività e nel linguaggio, potrebbe essere dovuto a danni strutturali al cervello. Eredità genetica, infezioni virali e ferite alla testa potrebbero essere fattori predisponenti per ciascuno di questi due tipi.

Va sottolineato che la schizofrenia non è una malattia inguaribile e con esito sempre sfavorevole, come veniva considerata dalla psichiatria classica (studi recenti indicano una evoluzione globale favorevole della malattia in almeno il 50% dei pazienti). Rimane il fatto che non si può prevedere se una data forma di schizofrenia guarirà o meno, questo dipende infatti da numerosissime variabili diverse da paziente a paziente.

 

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