" Lungo i sentieri della follia"

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Seneca, De ira 1, 2-4

 

"Per questo motivo alcuni filosofi hanno definito l’ira come una breve insanità di mente: come la pazzia, infatti, anche l’ira fa perdere il controllo di se stessi, fa dimenticare ogni decoro, rende immemori dei propri doveri e, ostinatamente rivolta a ciò che si è prefissa, inattaccabile da ragione e saggezza, facile all’eccitazione per futili motivi, incapace di distinguere il giusto e il vero, è molto simile alle rovine che si sgretolano sopra ciò che hanno sepolto. Per renderti conto che anche gli iracondi non sono sani di mente, esamina attentamente il loro aspetto. Sono infatti caratteristiche tipiche di un uomo fuori di sé lo sguardo minaccioso e sfrontato, la fronte burbera, l’aspetto truce, il passo concitato, le mani sempre in movimento, il colorito alterato, la respirazione affannosa. E gli stessi caratteri si possono riconoscere in un iracondo: gli occhi brillano accesi, il viso è totalmente rosso poiché il sangue ribolle nelle vene, le labbra tremano, i denti sono stretti, i capelli si rizzano irti, il respiro è forzato e ridotto ad un sibilo, suono di articolazioni che si ritorcono su se stesse, i discorsi sono fatti di gemiti, muggiti e frasi mozze e a mala pena comprensibili, le mani sono spesso battute in segno di inquietudine, i piedi sbattuti a terra, tutto il corpo si muove concitatamente ad esprimere le grandi minacce dell’ira: l’aspetto è quello mostruoso e terribile di chi ha i lineamenti deformati e si gonfia per la collera".

 

(Trad.di Ilenia Fronza, III BL '97-'98)


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