IL PERIODO STORICO
Alla trasformazione dal 18. al 19. secolo, lavorano
in Germania alcuni autori, le cui opere si possono classificare solo con
difficoltà sotto lo stile dell’epoca.
Questi poeti, tra i più famosi ricordiamo Hölderlin
e Kleist, furono sempre all’ombra dei due “grandi”, Goethe e
Schiller. Essi non seguirono né le linee
classiche né quelle romantiche, ma mostrarono personali peculiarità.
Le opere di entrambi gli autori contengono
caratteristiche che sono tipiche della classicità, ma anche qualità
specifiche del nascente romanticismo. E’ infatti questo periodo a
cavallo dei due secoli che vede la nascita, inizialmente proprio in
Germania e solo in seguito nel resto d’Europa, di questa nuova corrente
artistica.
LA VITA DELL’AUTORE
Hölderlin, figlio di un giurista, nacque a Lauffen/Neckar,
nel 1770. Frequentò il seminario evangelico–teologico a Maulbronn e dal
1788 al 1793 studiò teologia nel collegio–monastero di Tübingen. Per
mantenersi lavorò come maggiordomo presso la famiglia del banchiere
Gontard. Nel frattempo si innamorò di Frau Susette, con la quale ebbe un
ottimo rapporto e che nelle sue poesie canta come “Diotima”. Dal 1802
iniziarono a manifestarsi in lui i primi sintomi della cronica pazzia.
Dopo una breve occupazione come capo bibliotecario a Bad Homburg, venne
ricoverato presso una clinica e
dopo ancora assistito da un falegname nella “Torre di Hölderlin” a Tübingen.
Qui restò fino alla fine dei suoi giorni, nel 1843.
LA POETICA DELL’AUTORE
Hölderlin era un poeta geniale, al cui lavoro però
non venne mai data molta importanza né da Schiller, né soprattutto da
Goethe. Forse anche per questo motivo rimase sconosciuto per tutto il
diciannovesimo secolo. Solo all’inizio del ventesimo secolo i Simbolisti
tedeschi del George–Kreis scoprirono il genio di Hölderlin. Nelle sue
opere si trova la nostalgia del passato classico dove ancora sovrasta
l’ideale del ”nobile candore, silenziosa immensità”, e allo stesso
tempo l’esaltata venerazione del sentimento,
della natura e dell’amore che è tipica del
romanticismo. Hölderlin, deluso e infelice dell’essere limitato
ed insulso dei suoi connazionali, cercò la sua patria spirituale
nell’antica Grecia e credette di poter riportare il suo popolo
all’ormai perduta armonia tra l’uomo, Dio e la natura. Hölderlin era
una personalità che collegava il classico e il romantico. Un motivo
ricorrente nelle sue opere sono le dissonanze della vita, che spesso
vengono rappresentate in stile simbolico, quasi “ermetico”. Questa
caratteristica stilistica gli procurò la fama e la scoperta come
“profeta” e “precursore” del “George – Kreis”, ma in seguito
anche una versione nazionalisticamente orientata di alcune figure eroiche
tratte dalle sue opere. In esse riunì gli antichi metri con il ritmo
della lingua tedesca.
Un aneddoto curioso, ma anche molto significativo
nella vita dell’autore, fu il suo primo incontro con Goethe. Hölderlin
era stato invitato da Schiller per un’amabile conversazione; nel salotto
di Schiller, Hölderlin non riconobbe Goethe e rimase in silenzio a
guardarlo mentre l’altro leggeva in tutta tranquillità una rivista.
Anche in seguito, al ritorno di Schiller, quando la conversazione proseguì
sui temi del teatro, lui non si accorse di nulla. La gaffe produrrà i
suoi effetti. Infatti quando Schiller chiederà a Goethe un parere in
merito alla pubblicazione di alcune opere dell’amico Hölderlin, il
grande poeta tedesco esprimerà un giudizio negativo.
OPERE
Traduzioni: Edipo, Antigone di Sofocle (1804).
Romanzi: “Hyperion” (1792).
Pezzi teatrali: La morte di Empedocle (frammento
del 1826).
Poesie: “Hälfte des Lebens” è sicuramente la
più conosciuta, ma anche altre sono molto belle anche se non così
conosciute.
La Primavera
Quando sui campi nuova estasi spunta
E la veduta si torna a far bella
E ai monti che verdeggiano di alberi
Più chiare brezze, nuvole si mostrano,
Oh! Quale gioia allora hanno gli uomini!
Lieti i solitari vanno su rive. Pace e delizia
E voluttà di salute fiorisce,
Amabile riso non è lontano.
(La prima
poesia è un‘immagine della natura in primavera; nella prima strofa ne
descrive la bellezza, nella seconda il suo ripercuotersi sull‘animo
umano. Tutto parla di bellezza, gioia, pace, piacere, salute e allegria.)
Hälfte des Lebens
Con le sue pere gialle
e le sue rose selvatiche
la natura si riflette nel lago,
voi cari cigni ebbri di baci
immergete il vostro capo
nell’acqua sacra e pura.
Oh povero me, dove prendo, quando
È inverno, i fiori, e dove il raggio di sole,
e l’ombra della Terra?
I muri si ergono
Senza parole e freddi, nel vento
Stridono i vessilli.
(In "Hälfte
des Lebens" la primavera è già lontana, anche l‘estate sta per
finire: la prima strofa dà ancora un‘idea di pienezza. I colori sono
caldi e ricordano ancora l‘estate. Ma nella seconda strofa è invece
evidente l’angoscia e la preoccupazione dell’autore davanti
all’inverno ormai incombente. È quindi chiaro il paragone tra quanto
avviene nella natura e nella vita umana, in particolare quella
dell’autore, che si sente in qualche modo già minacciato. Il linguaggio
è moderno, quasi ermetico.)
Il gradevole di questo mondo...
Il gradevole di questo mondo io l’ho goduto,
Le giovanili gioie sono da tanto, da tanto finite.
Aprile e Maggio e Giugno sono lontani.
Io non son più nulla, non ho più gusto a vivere.
(La terza
poesia è quasi un lamento del poeta, che sente la giovinezza
lontanissima. L’estremo pessimismo è evidente soprattutto nell’ultimo
verso, in cui Hölderlin afferma di non essere più niente, di non
avere più voglia di vivere.)
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DIE
HISTORISCHE PERIODE
Um die
Wende vom 18. zum 19. Jahrhundert wirken in Deutschland einige Autoren,
deren Werke sich nur schwer dem Stilbegriff der Zeit unterordnen lassen.
Diese
Dichter, unter denen Hölderlin und Kleist die berühmtesten sind, standen
zeitlebens im Schatten der beiden "Großen", Goethe und Schiller.
Die Werke der beiden Autoren weisen sowohl Merkmale auf, die typisch für
die Klassik sind, als auch Merkmale, die eher der Romantik zuzuschreiben
sind.
DAS
LEBEN DES AUTORS
Hölderlin,
in Lauffen/Neckar als Sohn eines Juristen geboren, besuchte das
evangelisch‑theologische Seminar in Maulbronn und von 1788 bis 1793
studierte er im Tübinger Stift Theologie. Um sich seinen Lebensunterhalt
zu verdienen, war er als Hofmeister tätig, u.a. bei der Familie des
Bankiers Gontard. Er verliebte sich in dessen Frau Susette, mit der ihn
ein heimliches Liebesverhältnis verband und die er in seinen Dichtungen
als "Diotima" besang. Ab 1802 zeigten sich die ersten Symptome
seiner unheilbaren geistigen Umnachtung. Nach einer kurzen Einstellung als
Hofbibliothekar in Bad Homburg wurde er in eine Tübinger Klinik
eingeliefert und danach von der Familie eines Schreinermeisters im Tübinger
"Hölderlinturm" bis zum Ende seiner Tage (1843) betreut.
SEINE
POETIK
Hölderlin
war ein genialer Dichter, dessen Wert weder Schiller noch Goethe
erkannten und der aus diesem Grund das ganze 19. Jahrhundert hindurch
unbeachtet blieb. Erst Anfang des 20. Jahrhunderts entdeckten die
deutschen Symbolisten des George‑Kreises das verkannte Genie Hölderlin.
Man findet in seinen Werken die Sehnsucht nach der klassischen
Vergangenheit, wo noch das Ideal der "edlen Einfalt und stillen Größe"
herrschte, und zugleich die schwärmerische Verehrung des Gefühls, der
Liebe und der Natur, was typisch für die Romantik ist. In seiner Lyrik
bevorzugte Hölderlin die klassischen Formen der Ode, der Hymne und der
Elegie; in ihnen vereinigte er antike Versmaße mit dem deutschen
Sprachrhythmus. Ein wiederkehrendes Motiv seiner Dichtling waren die
Dissonanzen des Lebens, die oft in symbolischem, beinahe "hermetischern"
Stil dargestellt wurden. Dieser stilistische Charakterzug verschaffte ihm
das Interesse und die Entdeckung als "Seher" und Künde durch
den George‑Kreis, später aber auch eine nationalistisch orientierte
Deutung einiger 'heroischer' Figuren aus seinen Werken (z.B. Hyperion).
WERKE
Übersetzungen:
Ödipus, Antigone von Sophokles (1804).
Romane:
Hyperion (1792).
Theatralische
Stücke: Der Tod des Empedokles (Fragment, 1826).
Gedichte:
"Hälfte des Lebens" ist das berühmteste, aber es gibt auch
andere die sehr schön sind, obwohl sie nicht berühmt sind.
Der Frühling
Wenn
auf Gefilden neues Entzücken keimt
Und
sich die Ansicht wieder verschönt und sich
An
Bergen, wo die Bäume grünen,
heller
Lüfte, Gewölke zeigen,
O!
welche Freude haben die Menschen! froh
Gehn
die an Gestaden Einsame.
Ruh
und Lust
Und
Wohne der Gesundheit blühet,
Freundliches
Lachen ist auch nicht ferne.
(Das
erste Gedicht ist ein Bild der Natur im Frühling: in der ersten Strophe
beschreibt der Autor ihre Schönheit, in der zweiten ihre Wirkung auf die
menschliche Seele. Alles spricht von Schönheit, Freude,
Ruhe, Lust, Gesundheit und Fröhlichkeit.)
Hälfte
des Lebens
Mit
gelben Birnen hänget
und
voll mit wilden Rosen
das
Land in den See,
ihr
holden Schwäne,
und
trunken von Küssen
tunkt
ihr das Haupt
ins
heilignüchternes Wasser.
Weh
mir, wo nehm' ich, wenn
es
Winter ist, die Blumen, und wo
den
Sonnenschein
und
Schatten der Erde?
Die
Mauern stehn
sprachlos
und kalt, im Winde
klirren
die Fahnen.
(In
"Hälfte des Lebens" ist der Frühling schon lange vorbei; auch
der Sommer neigt zu Ende. In der ersten Strophe ist noch eine Idee der Fülle:
die Farben sind warm und erinnern noch an den Sommer. In der zweiten
Strophe werden aber deutlich die Angst und die Sorge des Dichters vor dem
nun mehr nahen Winter. Es ist ein Vergleich zwischen Natur und
menschlichem Leben, ins Besondere dem des Autors, der sich irgendwie
bedroht fühlt. Die Sprache ist modern, beinahe ermetisch.)
Das
Angenehme dieser Welt...
Das
angenehme dieser Welt hab ich genossen,
Der
Jugend Freuden sind wie lang! Wie lang! Verflossen.
April
und Mai und Junius sind ferne,
Ich
bin nichts mehr, ich lebe nicht mehr gerne.
(Das
dritte Gedicht ist fast eine Klage des Poeten, der seine Jugend unheimlich
fern fühlt.
Der
extreme Pessimismus ist vor allem im letzten Vers deutlich, in dem Hölderln
behauptet, dass er nichst mehr ist, und dass er nicht mehr Leben mag.)
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