L'uso dei test proiettivi in ambito penale minorile.
Formulazione di un programma di trattamento individualizzato

di
Lucia Chiappinelli 
Maria Assunta Occulto 



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L'uso dei test proiettivi in ambito penale minorile. Formulazione di un program- ma di trattamento individua- lizzato
di Lucia Chiappinelli e 
Maria Assunta Occulto

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    [ .. ..]  In questa fase di presentazione del ruolo, degli strumenti e delle aspettative che connotano l’intervento psicologico, si avrà cura di lavorare per una chiara definizione del rapporto; è la fase più delicata, bisogna agganciare il ragazzo che non ha scelto di incontrare lo psicologo, lo incontra per prassi e il più delle volte ha necessità di avere chiarimenti su che cosa fa quello cheper lui è “il medico dei matti”, ha necessità di sapere che aiuto questi può offrirgli in un Servizio che fa parte del sistema giustizia.

Tutto ciò che in termini tecnici chiamiamo “consenso informato” acquista all’interno dell’operatività un’importanza significativa sul piano dell’attivazione di processi di responsabilizzazione del minore che partendo dall’acquisizione di consapevolezza di quanto gli si va proponendo passa dall’essere soggetto passivo di un intervento che non ha scelto all’essere protagonista attivo di un intervento che se anche non ha richiesto può tuttavia controllare.
Se in questa prima fase si arriva a definire un rapporto di collaborazione con il minore, tale da poter chiaramente arrivare a tracciare attraverso ciò che emerge dai colloqui, un profilo di personalità, se quindi il ragazzo non si mostra particolarmente difeso né c’è il sospetto che giochi a simulare, l’utilizzo dei test potrebbe non essere opportuno valutando il rischio che l’uso degli stessi potrebbe in alcuni casi sortire effetti di indebolimento del rapporto. 
Nelle situazioni in cui invece il ragazzo manifesta difese forti che ostacolano la comunicazione all’interno del colloquio, o in situazioni in cui il comportamento dello stesso risulta ambiguo tanto da non permettere una valutazione di personalità tecnicamente corretta, in questo caso la possibilità di utilizzare tests psicologici può alle volte giovare al rapporto che in fase di restituzione di quanto emerge dalla elaborazione delle prove reattive si arricchisce di elementi significativi sui quali poter lavorare comunemente.
“Osservare” un adolescente al fine di poter arrivare a delineare un profilo di personalità che lo rappresenti è impresa già di per sé complessa se si considera poi la cornice contestuale che stiamo analizzando, risulta facile ipotizzare che il compito diventi ancora più arduo e che necessiti di tempi più lunghi di quelli che normalmente occorrono in un contesto scevro di condizionamenti di vario tipo e soprattutto dove esiste una richiesta esplicita di aiuto.
Molte volte tuttavia ci si trova in situazioni in cui i tempi della giustizia non corrispondono ai tempi necessari per poter effettuare un buon intervento e ci si può trovare in situazioni in cui la richiesta della magistratura circa la decisione o modifica di misure alternative alla detenzione oppure la valutazione sull’applicabilità di misure di sicurezza o ancora richieste che non sono infrequenti all’interno di strutture detentive circa la valutazione di rischi di atti di autolesionismo o di atti di aggressività eterodiretta, vengono poste allo psicologo con tempi di risposta il più possibile ristretti ovviamente per prendere provvedimenti che servano a tutelare il minore dalla possibilità di correre rischi ulteriori.
In queste situazioni sebbene sia auspicabile che tra l’operatore psicologo che lavora all’interno dei Servizi della Giustizia e l’A.G. ci siano margini di trattabilità sui tempi occorrenti per rispondere alle richieste avanzate, l’ausilio di reattivi psicologici può essere proficuo.
Ma tornando al minore, il ragazzo di fronte alla possibilità che gli si somministri un test potrebbe avere la consapevolezza di non essere più nella condizione di poter controllare le informazioni che vuole mettere in comune e deve quindi scegliere se accettare la somministrazione oppure rifiutarla.
Il monitoraggio della reazione del soggetto rispetto a tale prospettiva, qualunque essa sia, tuttavia ci offre informazioni sulla qualità del rapporto che si è riusciti ad instaurare con il ragazzo e sulla sua volontà di arrivare ad una maggiore conoscenza di sé e di comprenderne la correlazione con i propri agiti nonché sul livello di consapevolezza degli effetti che un eventuale percorso di trattamento psicologico potrebbe avere sul piano personale..
Nel momento in cui si propone al soggetto l’opportunità di servirsi dei reattivi psicologici è indispensabile chiarire l’importanza e l’utilizzo dei dati che emergeranno dall’elaborazione dei reattivi.
Se il minore comprenderà appieno l’attinenza esistente tra una maggiore e più chiara consapevolezza dei funzionamenti della sua personalità ed il suo agito e della necessità di conoscere più precisamente le proprie risorse ed i propri bisogni sui quali impostare un progetto di trattamento sia interno che esterno al sistema giustizia, probabilmente non vivrà la somministrazione del test come una esperienza intrusiva, una violenza al suo privato, non sentirà la necessità di difendersi da essa e potrà coglierne il vantaggio tanto sul piano personale che relazionale.
Quella della restituzione è senza dubbio una fase importante del trattamento psicologico, è un atto dovuto al ragazzo che, sollecitando riflessioni su tratti significativi e pervasivi della sua personalità, sulle motivazioni alla base dei suoi agiti, potrebbe con maggiore probabilità portarlo ad attivarsi in un percorso di cambiamento.
Spesso lo psicologo che segue un ragazzo all’interno dell’iter penale ha il tempo necessariosolo per attivare tali percorsi, in alcuni casi, lì dove recepisce la ristrettezza dei tempi entro cui il suo intervento è limitato, o per passaggio di competenza ad altri servizi della giustizia o per fuoriuscita del ragazzo dal circuito penale, dopo aver approfondito la conoscenza del minore, riuscirà a lavorare solo per la costruzione di una richiesta d’aiuto e nei casi di fuoriuscita dal penale per un invio del ragazzo presso servizi territoriali, esterni quindi, al sistema giustizia (ASL, Consultori, DSM, Sert, Privato sociale ecc…).
In queste situazioni un reattivo come il Rorschach offre l’opportunità di ottimizzare la scelta di un tipo di psicoterapia mirato da suggerire al soggetto e di facilitare gli altri operatori o colleghi che seguiranno il ragazzo sia durante che dopo il procedimento penale che lo riguarda.