Il
deltaplano, fortunatamente, è una macchina molto semplice ed il controllo
dell'efficienza strutturale può essere agevolmente compiuto tutte
le volte che è necessario: il che significa, durante i periodi di
intensa attività, almeno una volta al mese e dopo ogni atterraggio
pesante. Si porrà particolare attenzione ai cavi (facendovi scorrere
sopra una mano guantata), al trapezio (verificando l'integrità dei
montanti), alla vela (osservandone, in particolare, i punti di attacco
con l'ala ed il bordo di uscita, specie all'altezza dei cavi antidrappo),
tutti i tubi (dritti e senza ammaccature), la bulloneria (ben fissata,
con gli autobloccanti che tengono) ed il punto di aggancio (eventuale
usura dei grilletti o dei cavi).
Una
notevole importanza rivestono le stecche preformate: la loro curvatura
non è casuale e volare con una o più stecche deformate (rispetto al
disegno originale) può comportare gravi problemi di stabilità laterale;
d'altro canto è facile stortare qualche stecca durante il trasporto
o in seguito ad atterraggi duri. La soluzione a questi problemi è
rappresentata dalla carta recante il disegno della curvatura originalea;
tale disegno, che è semplicemente una "dima" delle stecche, viene
(o dovrebbe venire) fornito con l'apparecchio. Se questo non succede
l'unica possibilità è di disegnarla voi stessi, prima di volare (e,
soprattutto, prima di atterrare in modo "brusco"). È sufficiente che
esista un ragionevole dubbio sulle condizioni della struttura per
rendere indispensabile l'esame di un esperto (costruttore o collaudatore)
che potrà consigliare la riparazione la sostituzione da effettuare.
Il
deltaplano
Il deltaplano soffre l'umidità ma non l'acqua: questo apparente paradosso
si spiega con il fatto che tutte le componenti dell'apparecchio possono
bagnarsi e venire asciugate senza alcun danno, mentre il perdurare
di un'elevata umidità provoca i danni chimici che vedremo; per questo
motivo l'acqua di mare è decisamente più lesiva dell'acqua dolce e
sarà sempre imperativo sciacquare bene e lasciare asciugare l'aquilone
dopo un eventuale bagno salato.
Parti
metalliche ed "effetto pila"
Le pile generano energia elettrica attraverso la lenta trasformazione
reciproca (ossido-riduzione) di due metalli differenti giacenti in
un liquido che li tocca entrambi; da questo punto di vista quindi,
anche sul nostro aquilone, l'umidità darà luogo, nei punti ove metalli
differenti sono a contatto, a vere e proprie "pile" con relativa ossidazione
e riduzione dei materiali interessati. È importante sottolineare che
gli stessi materiali non vanno incontro a modificazioni in ambiente
secco.
Nel
deltaplano questo fenomeno può accadere principalmente:
- dove
la bulloneria (generalmente ferrosa) tocca i tubi (in lega di
alluminio);
- dove
i cavi (d'acciaio) sono ripiegati e fermati con rame, o altri
materiali deformabili.
La
scoperta di una patina bianca, in questi o in altri punti, indica
che l'ossidazione è avvenuta e che la zona può essere indebolita
anche gravemente: occorrerà portare l'apparecchio dal costruttore
o da un collaudatore esperto che, quantificato il danno, indicherà
i provvedimenti opportuni.
Vela
e "muffa"
L'elevata umidità favorisce lo sviluppo di microrganismi, alcuni
dei quali, se lasciati indisturbati a lungo, sono in grado di "digerire"
anche le sostanze sintetiche, riducendo drammaticamente le capacità
di resistenza della vela (che, in questo caso, mostrerà comunque
evidenti segni di degrado).
Il
deltaplano, dunque, deve essere conservato nella sua sacca, in un
luogo asciutto, evitando posti con temperature estremamente elevate
(45° ed oltre).
Responsabilità
La responsabilità dell'efficenza del deltaplano è totalmente a carico
del pilota (a differenza ad esempio di quanto avviene per il volo
motore) ed inizia dal momento in cui il mezzo gli viene consegnato
(ovviamente in perfetto stato) dal collaudatore o dall'istruttore.