Lo studio degli elementi in traccia è un lavoro molto lungo
e complesso, per trattarlo in modo esauriente ci vorrebbero molte
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REVISIONE DELLA ANALISI DI ELEMENTI IN TRACCIA IN OSSA PREISTORICHE
Le ricerche in campo paleonutrizionale stanno, negli ultimi anni,
meritando giustamente le attenzioni che non hanno mai avuto.
Il completamento delle due dissertazioni dottorali negli anni Settanta
ha segnato l’ inizio di una nuova era nella applicazione antropologica
della chimica delle ossa. I pionieri in questione sono Brown (1973)
e Gilbert (1975), che per primi hanno dimostrato il potenziale dell’
analisi degli elementi in traccia in un osso umano nell’ ambito
della ricostruzione delle diete preistoriche.
Questa pagina fornisce una cornice storica per valutare l’
attuale condizione di questo eccitante, dinamico e controverso campo.
Cominciando con una discussione sulla struttura biochimica dell’
osso, vengono esplorati i processi che governano la deposizione
degli elementi in un contesto sia di ante che di postmortem, definiti
continuum biogenetico-diagenetico.
la natura dinamica dell’osso, caratteristica che può
non essere subito evidente visto il suo piuttosto rigido aspetto
macroscopico. Questa caratteristica dovrebbe venire sottolineata
nella presente discussione, in quanto si riferisce all’ abilità
dell’ osso di essere in dinamico rapporto con il suo ambiente
immediato. Questo aspetto, insieme alla sua microscopica struttura,
è fondamentale per capire la composizione degli elementi
dell’ osso, sia in individui viventi che in quelli sepolti
nel terreno.
Durante tutta la vita il sistema scheletrico gioca un ruolo vitale
nel mantenimento dell’ omeostasi minerale. L’ osso serve
essenzialmente come serbatoio minerale, dove gli ioni vengono depositati
e rilasciati a seconda delle esigenze fisiologiche. Analogamente
altri processi dinamici, quali l’ assorbimento e l’escrezione
degli elementi, e condizioni fisiologiche, come la crescita, la
gravidanza e l’ allattamento, coagiscono con costituenti dietetici
per regolare concentrazioni biogenetiche maggiori e minori di elementi
in traccia.
Comunque, l’ osso non è meno dinamico in seguito alla
sepoltura nel terreno. Mentre logicamente l’ interazione fisiologica
con l’ organismo non è più presente, virtualmente
i processi che coinvolgono la chimica dello scheletro e le microstrutture
assicurano che lo scambio di elementi tra le ossa e l’ ambiente
circostante continueranno. E’ questa propensione allo scambio
ionico che rende lo scheletro particolarmente vulnerabile alle alterazioni
postmortem della composizione degli elementi attraverso il contatto
con diversi terreni. Tali considerazioni mettono in evidenza che,
nonostante i fattori esterni specifici, che regolano la composizione
degli elementi possano variare a seconda che si tratti di un osso
“vivo” o di uno archeologico, c’è quasi
inevitabilmente un continuum biogenetico-diagenetico nel quale la
composizione chimica del tessuto osseo è continuamente alterata
sia in un contesto di ante che di postmortem. Perciò, se
i minerali sono fondamentalmente di origine dietetica, fisiologica
o diagenetica, la loro presenza nell’ osso è un prodotto
dell’ interazione tra le proprietà chimiche del tessuto
e il suo contesto ambientale.
CLASSIFICAZIONE E FUNZIONE DEGLI ELEMENTI
Gli elementi presenti nel corpo sono classificati come elementi
in maggioranza o in traccia. La loro distinzione dipende dalla loro
quantità.
Gli elementi in traccia sono ulteriormente classificati come:
1. Essenziali per la dieta
2. Poco essenziali
3. Non-essenziali
4. Tossici
Spesso la ricerca antropologica prende in considerazione anche alcuni
elementi in maggioranza.
Gli elementi in maggioranza includono: idrogeno, calcio, fosforo,
ossigeno, potassio, sodio e magnesio.
ELEMENTI ASSUNTI
Le concentrazioni dei vari elementi chimici, è differentemente
distribuita fra le varie fonti alimentari. In generale, per esempio,
cibi di origine animale, hanno una più alta concentrazione
di rame e zinco. Al contrario, elementi come lo stronzio, il manganese,
il calcio, ecc., sono contenuti in percentuale maggiore nelle piante.
Dalla comparazione di questi due tipi di analisi, si possono ricavare
dati sulla paleonutrizione. Per fare ciò bisogna tenere conto,
comunque, di molte difficoltà, ad esempio una buona quantità
di elementi in traccia può penetrare nel cibo come contaminante
attraverso gli utensili da cucina.
PROCESSI DIAGENETICI
Il concetto di diagenesi è stata sviluppata in geologia in
riferimento ai molti processi che modificano i sedimenti o le rocce
sedimentarie in seguito alla deposizione in acqua. Adattato all’antropologia,
il termine è riferito più specificatamente alle alterazioni
post mortem nei costituenti chimici dell’osso in seguito alla
deposizione nel terreno. La diagenesi è perciò inclusa
alla tafonomia ( letteralmente “le leggi della tomba”
) un più ampio campo che evidenzia “tutti gli aspetti
del passaggio di un organismo dalla biosfera alla litosfera”.
Come il materiale scheletrico entra a contatto con il suolo, la
relazione omeostatica che esisteva tra questo tessuto e il vivente,
la condizione fisiologica è sostituita da un’interazione
ugualmente dinamica tra l’osso e le varie forze geochimiche.
In questo ambiente post deposizionale, l’osso può anche
acquistare o perdere costituenti chimici.
APPLICAZIONI ANTROPOLOGICHE DELLEANALISI DEGLI ELEMENTI IN
TRACCIA
Sin dall’inizio, la maggior parte delle ricerche antropologiche
sugli elementi in traccia, ha cercato di evidenziare le sue potenziali
applicazioni alla paleonutrizione. Sulla base di ciò, i ricercatori
hanno introdotto tre tipi di metodologie di cui ora parleremo ampiamente.
RAPPORTI DI STRONZIO E DI STRONZIO/CALCIO
La determinazione dei rapporti di stronzio e di stronzio/calcio
rappresenta la prima applicazione antropologica delle analisi degli
elementi in traccia.
Brown, nel 1973, analizzò una serie di reperti scheletrici
dai siti archeologici nel Michigan, Illinois, Iran, e Messico. Nonostante
le sue ricerche furono in seguito criticate per aver sbagliato ad
indirizzare gli effetti dei fattori diagenetici e fisiologici sulle
concentrazioni di stronzio dello scheletro, le sue ricerche hanno
chiaramente delineato tre potenziali applicazioni delle analisi
dello stronzio.
La prima e la più importante si basa sulla comparazione dei
livelli di stronzio contenuti nelle ossa umane con i livelli di
stronzio contenuti nelle ossa degli animali dello stesso sito, che
può determinare le proporzioni delle risorse dietetiche animali
e vegetali, i cambi diacronici della dieta, le condizioni socioeconomiche.
Dall’uso delle concentrazioni di Sr e Ca deriva un importante
principio : l’organismo prende Sr in quantità che variano
inversamente alla loro posizione nella piramide trofica. Mentre
le piante assorbono Sr direttamente dal terreno, i mammiferi ottengono
tale elemento da risorse secondarie come piante o altri animali.
Inoltre, l’assorbimento di Sr nei mammiferi è spesso
ridotta da discriminazioni interne contro questo elemento a favore
del calcio. Perciò, gli erbivori mostreranno una concentrazione
di Sr maggiore di quella dei carnivori, mentre gli onnivori ( fra
i quali l’uomo ) presenteranno valori intermedi. Altri studi,
evidenziando più direttamente l’abilità dello
stronzio di controllare i cambi dietetici nel tempo, hanno paragonato
le popolazioni preagricole e agricole del Medio Oriente, così
come anche l’ Homo Sapiens arcaico e moderno. Anche se questi
ed altri studi sottolineano il potenziale delle analisi dello Sr
per capire i cambi dietetici nel passato, essi vanno comunque incontro
a varie difficoltà interpretative.
STUDI SUI SINGOLI ELEMENTI
L’elemento studiato è un elemento che è stato
in altre circostanze associato ad un disordine o una particolare
malattia della popolazione in questione.
Questi fattori, con la virtuale relazione tra nutrizione e malattia,
renderebbero le analisi degli elementi in traccia, un’appropriata
aggiunta alle investigazioni che interessano la paleonutrizione
e la paleopatologia. Molti tentativi del passato di indirizzare
la relazione fra le concentrazioni degli elementi e le paleopatologie,
hanno messo in evidenza le deficienze primarie degli elementi essenziali
alla nutrizione.
L’analisi delle concentrazioni degli elementi nell’osso
è stata usata per determinare lo stato di ferro nelle popolazioni
del passato. Ad esempio, Fornaciari ha condotto analisi di ferro
nell’osso su resti punici di Cartagine per studiare l’eziologie
delle “cribra orbitalia”. Gli individui con tali lesioni
hanno mostrato un livello significativamente più basso di
ferro.
Nonostante la maggiore diffusione di anemia per la mancanza di ferro
e l’uso dei livelli di ferro nello scheletro per studiare
le “cribra orbitalia”, l’attenzione di molti studi
di singoli elementi è rivolta al piombo. La deposizione privilegiata
del piombo nel tessuto osseo aumenta la nostra capacità di
determinare lo stato del piombo nelle popolazioni passate. Con lo
stronzio, il piombo è stato l’elemento più esplorato.
Molti ricercatori hanno riportato notevoli successi nello studio
del piombo.
INTERESSI METODOLOGICI
Le fasi metodologiche dell’analisi degli elementi seguono
una procedura che include:
(1) Campionamento (2) Preparazione dei resti (3) Determinazione
e qualificazione dei contenuti chimici (4) Valutazione ed interpretazione.
STRUMENTAZIONE ANALITICA
Le tecniche usate più frequentemente sono la spettroscopia
ad assorbimento atomico (AAS), la termo fluorescenza a raggi X (XRF),
l’induttività accoppiata al plasma (ICP) o le analisi
dell’attivazione strumentale dei neutroni (INAA).
ORIENTAMENTI DI RICERCA,RACCOMANDAZIONI,E CONCLUSIONI.
Lo studio dei processi diagenetici, è chiaramente dominato
dalle odierne ricerche antropologiche sugli elementi in traccia,
un campo di ricerca che continuerà sicuramente a svilupparsi
e ad intensificarsi nel corso della presente decade. La molteplicità,
l’imprevedibilità, la natura dinamica dei processi
diagenetici, richiede che siano usate diverse prospettive e strategie
di ricerca per delineare i metodi più sofisticati per la
ricognizione e, dove è possibile, per eludere gli effetti
postmortem. Perciò, per capire al meglio gli effetti della
diagenesi, dobbiamo coordinare perfettamente il lavoro sul campo
e in laboratorio. Bisogna anche considerare che altri processi che
operano sul continuum biogenetico diagenetico, hanno bisogno di
ulteriori studi. In breve, nonostante il nascente interesse per
l’analisi degli elementi, molte importanti direzioni di ricerche,
sono state trascurate o le sono state dedicati trattamenti veloci.
Queste aree, alcune delle quali sono state delineate nella tabella
2, comprendono schemi per formulare ipotesi e per sperimentare le
ipotesi.
Gli studi in laboratorio, potrebbero colmare le molte lacune nella
nostra conoscenze della biochimica degli elementi, della deposizione,
e del metabolismo. In aggiunta, modelli sperimentali potrebbero
essere usati per valutare il grado a cui i livelli degli elementi
riflettono il regime dietetico differenziale e i processi fisiologici.
Mente la nostra conoscenza sulle associazioni tra dieta, fisiologia
e concentrazione degli elementi in traccia è discreta, la
nostra conoscenza sulle relazioni tra questi livelli e le condizioni
di salute, sono allo stato iniziale. In ultima analisi, gli studi
degli elementi in traccia nell’arco dell’ultima decade
ci ha insegnato probabilmente più sulla diagenesi che sulle
modificazioni dietetiche.
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