la tratta degli schiavi 4/8
Carattere dell’attività
coloniale degli Europei
Il «commercio africano» nei secoli XVI-XVIII aveva il carattere di saccheggio diretto e indiretto. I commercianti europei e i loro agenti si impadronivano delle enormi ricchezze dei paesi da poco scoperti, o mediante l’aperto brigantaggio o attraverso il «baratto». Quest’ultimo sistema consisteva nello spingere gli indigeni a scambiare i loro prodotti con cianfrusaglie (perle di vetro, bottoni, ecc.) e con acquavite che li si incoraggiava a consumare. Sempre a eccezione di quella parte dell’Africa del sud, all’occupazione di territori africani da parte di potenze europee non si accompagnava quasi mai la colonizzazione. Nei territori conquistati arrivavano per primi avventurieri e militari, seguiti da mercanti e missionari. Quasi nessun Europeo si insediava in Africa in maniera permanente. Alcuni tentativi isolati di colonizzazione furono compiuti dai Portoghesi in Angola e Mozambico, ma senza successo. In quest’epoca la spinta all’espansione
verso l’interno del continente africano era ancora molto debole. I colonizzatori
europei cercavano soltanto di stabilirsi saldamente sulle coste per organizzare
da lì, tramite i loro agenti bianchi e neri, la razzia ai danni
delle regioni interne adiacenti al litorale, così da procurarsi
la maggior quantità possibile di schiavi, oro, avorio e spezie.
Fino al termine del secolo XVIII gli Europei si limitarono così
a occupare alcune piccole regioni del litorale per fondarvi le loro agenzie
commerciali e le loro basi militari e di approvvigionamento. Ciò
spiega le scarse esplorazioni, in questo periodo, delle regioni interne
del continente. Sino alla fine del secolo XVIII i viaggi verso il cuore
dell’Africa furono molto rari ed ebbero solo carattere fortuito, essendo
effettuati da avventurieri o da mercanti alla ricerca di nuovi giacimenti
d’oro o di nuove fonti di «merce umana».
Rapporti tra gli occupanti e gli
Africani
Un esempio significativo dei metodi impiegati dai primi occupanti europei per accaparrarsi i territori africani mediante «trattati di pace» si ha nell’«acquisto» della colonia del Capo da parte della Compagnia olandese delle Indie Orientali. In virtù di due accordi conclusi con i capi africani, la Compagnia pagò per la colonia del Capo 9 lire sterline, 12 scellini e 9 pence, e non in moneta ma in natura. Lo storico boero Sidwell racconta
come nel 1672 un alto funzionario della Compagnia, il commissario Van Overbeck,
facendo scalo al Capo durante un viaggio di ritorno in Olanda, concluse
un accordo con un capotribù «ottentotto» della penisola
del Capo.
Qualche giorno dopo van Overbeck concluse un accordo analogo con un’altra tribù, assicurando agli Europei il possesso dell’«Olanda ottentotta» e di False Bay al prezzo nominale di 800 sterline; questa volta gli Africani ricevettero mercanzie per un valore di circa 7 sterline. È facile comprendere come, a prezzi tanto «equi», la «politica di pace» degli Europei non ottenesse grandi e stabili successi neppure tra i «barbari più ignoranti». Accadde così che in quel medesimo 1692 gli stessi «ottentotti» della colonia del Capo, nonostante le mercanzie date ai loro capi per il valore di 9 sterline, uccisero otto europei presso Riebeecks Castle e quattro impiegati della Compagnia nella baia di Saldanha, facendo scoppiare una guerra che sarebbe durata ben cinque anni. Tre secoli di saccheggio e di frodi da parte degli occupanti europei suscitarono tra le masse africane un odio profondo per gli aggressori stranieri, dando vita a un acceso spirito di ribellione e all’aspirazione a liberarsi da ogni legame con i colonizzatori. Tali sentimenti si espressero sia in eroiche guerre di difesa che in sporadiche azioni di protesta e di resistenza. Lotte tra gli occupanti
Per
realizzare rapidamente lauti profitti, a lunghe e rischiose spedizioni
e alla costosa costruzione di centri commerciali e di fortilizi essi preferirono
sempre più spesso impadronirsi delle merci, delle basi commerciali
e delle fortificazioni dei rivali. Ai Portoghesi seguirono così
gli Inglesi, a questi gli Olandesi, poi i Danesi, gli Svedesi, i Belgi
e, infine, i Francesi: tutti impegnati a disputarsi fortilizi e basi commerciali,
a catturarsi a vicenda navi cariche di schiavi e di merci, e depredarsi
i depositi e così via. Ma quello del Belgio, o per meglio dire di
Leopoldo II re dei Belgi [vedi
immagine a destra: Leopoldo II è l'uomo raffigurato a sinistra],
è un caso emblematico che vale la pena osservare più da vicino...
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