Dal francese dadaisme, derivazione di dada,
considerato come una delle prime parole pronunciate dal bambino
prima dell’intervento della ragione, movimento artistico e
letterario sviluppatosi dal 1916 fino al 1923. L’8.2.1916 al
cabaret Voltaire di Zurigo alcuni artisti tra cui Jean Arp, il poeta
Tristan Tzara, gli scrittori Hugo Ball, Richard Huelsenbeck, Marcel
Janci consultando a caso il dizionario Larousse, trovano il nome per
il loro gruppo, Dada. Un nome casuale per una vera e propria
rivolta culturale che ha per sfondo storico la prima guerra mondiale
e si propone il ribaltamento e la demistificazione di tutti i vecchi
ordini e valori in cui nessuno crede più, da quelli sociali e
politici fino a quelli artistici, per una riaffermazione della
completa irrazionalità dell’arte.
Dada vuole distruggere
tutto, per ricostruire tutto il mondo completamente diverso,
rendendo all'uomo quel ruolo di protagonista, che gli è stato tolto
a favore dell'organizzazione alienante della società moderna.
Basandosi su premesse quali il rifiuto del realismo e l’interiorizzazione
dell’espressione artistica, i dadaisti sostituiscono alle tecniche
tradizionali nuovi mezzi, dal ready-made all’assemblage
al fotomontaggio al collage, in cui i frammenti di realtà
vengono riuniti, eseguendo gli impulsi segreti dell’autore, in
modo da far nascere dal loro accostamento immagini inattese e
rivelatrici di possibilità insospettate. Dada è contro la
letteratura, la poesia, l'arte, contro tutto ciò che si è fatto
passare per eterno, bello, perfetto; è contro le correnti
artistiche ""moderniste": l'espressionismo, il
Cubismo, il Futurismo.
Dada è libertà: può essere quindi anche contro Dada.
Il Dadaismo è un modo di concepire; non si interessa del
valore artistico, ma dello shock che causa nello spettatore per
toglierlo dalle sue pigre abitudini mentali.
Mentre al cabaret
Voltaire si tenevano i primi spettacoli-provocazioni del gruppo, a
New York Marcel Duchamp con i suoi ready-made, idealmente era
già entrato a far parte del gruppo e, con Picabia e Man Ray che l’avevano
creata, esprimeva sulla rivista "291" posizioni analoghe.
Nel marzo del 1918, su "Dada III", la rivista diretta da
Tristan Tzara, viene pubblicato il Manifesto del movimento che ne
esalta lo spirito eversivo. Richard Huelsenbeck nel 1917 crea a
Berlino un gruppo dada, a cui aderisce anche Grosz, mentre i Fatagaga,
Fabrication de Tableaux Garantis Gazométriques, i collages
realizzati da Jean Arp e Max Ernst vengono ritenuti scandalosi, più
ancora dei collages Merz, fatti con rifiuti, che Kurt
Schwitters realizza ad Hannover. Nel 1919 a Parigi la rivista dada
"Litterature" ha tra i suoi fondatori e collaboratori
Breton, Aragon, Eluard, Crevel, Soupault, Ribemont-Dessaignes e l’anno
seguente quasi tutti gli artisti dada scrivono o espongono le loro
opere. La grande mostra internazionale del Dadaismo, tenutasi
a Parigi nel 1922, segna quasi ufficialmente la fine del movimento,
ormai sorpassato da altri correnti artistiche e particolarmente dal Surrealismo.
L’importanza del Dadaismo non risiede tanto nelle singole
opere prodotte dal movimento, quanto nel contributo da esso
apportato al rinnovamento culturale del secolo scorso, rivalutando
la libertà di espressione e la dimensione del fantastico e dell’ironico
quali componenti essenziali della creazione artistica.
In questo
senso il Dada ha fatto scuola: il termine Neodada servirà a
designare significativamente la tendenza, nata negli Stati Uniti
attorno a Robert Rauschenberg verso il 1955, che reagisce agli
eccessi dell’Action Painting facendo ricorso all’ironia e all’uso
sistematico del collage.
IL
COLLAGE E L’USO DI MATERIALE DI SCARTO |
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