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Il Fauvismo |
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Movimento artistico nato verso il 1903 e così ironicamente battezzato al Salon d’Automne del 1905 dal critico Louis Vauxcelles per il furore, la violenza rivoluzionaria delle innovazioni formali presentate dal gruppo che vi debuttava, infatti prende nome dal termine francese Fauves, "belve", utilizzato per sottolineare in senso spregiativo l'uso del colore di alcuni pittori. I maggiori esponenti del Fauvismo furono Marquet, Manguin, Matisse, Camoin, Puy, Derain, Friensz, de Vlaminck, Dufy, Braque, Van Dongen, Chabaud, Valtat, Rouault, molti dei quali erano stati allievi di Gustave Moreau, il cui insegnamento aveva fornito un contributo essenziale alla nascita e allo sviluppo del movimento. L’esperienza del Fauvismo fu di breve durata, già verso il 1907 poteva dirsi conclusa, ma importantissima e durevole fu l’influenza da esso esercitata sulle vicende future dell’arte contemporanea. Il Fauvismo portò polemicamente alle estreme conseguenze i germi di rinnovamento insiti in alcune precedenti esperienze artistiche: l’uso dei toni puri di Gauguin, il taglio visivo degli Impressionisti, la violenza cromatica di Van Gogh e, particolarmente, la conoscenza e la valorizzazione da parte della cultura estetica occidentale dell’arte primitiva negra. L’importanza della pur breve vicenda artistica del Fauvismo fu nell’aver troncato definitivamente l’equivoco che ancora legava la concezione dell’arte all’imitazione naturalistica della realtà: colori primari usati in funzione violentemente antinaturalistica, alberi viola e figure umane rosse, scelti ed accostati liberamente ed arbitrariamente secondo una coerenza insita esclusivamente nell’armonia della composizione, il senso della profondità affidato, anziché alla prospettiva, alla visione di scorcio su un piano unico e al contrasto cromatico. Libertà ed immaginazione quindi nell’uso e nelle scelte degli elementi che concorrono a formare la composizione, secondo l’insegnamento del loro maestro Gustave Moreau: "Non credo alla realtà né di quello che vedo né di quello che tocco, ma unicamente a quella del mio sentire interiore".
Ad inaugurare il linguaggio delle avanguardie sono i fauves, il cui obbiettivo principale è la ricerca di una funzione plastico- costruttiva del colore, inteso come elemento strutturale della visione. Essi chiedono alla pittura qualcosa di inedito rispetto a ciò che le avevano richiesto i maestri del passato, e ciò li porta necessariamente all’invenzione di mezzi nuovi. Alla trascrizione atmosferica di un momento della natura, che era stata alla base del linguaggio impressionista, essi intesero sostituire un’interpretazione della natura che rendesse la visione della realtà e delle cose meno casuale e momentanea, in una dimensione più stabile ed essenziale. Dunque non resa ottica di un istante, ma creazione di un oggetto plastico autonomo capace di comunicare uno shock emotivo, in cui sono concentrate e condensate tutte le sensazioni dell’artista. Le opere si caratterizzano per i vigorosi contorni, il disegno semplificato, ma intensamente drammatico e un disinvolto uso dei colori, sfruttati per le potenzialità espressive anziché per la somiglianza alla realtà. Ciò avviene grazie a una piena libertà cromatica, a un uso del colore che, svincolato da intenzioni naturalistiche, è utilizzato come " cartucce di dinamite" che – ha dichiarato André Derain- "devono esplodere di luce". |
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Maurice de Vlaminck |
"Case ed alberi" |
"Paesaggio vicino Chatou" |
"La Senna a Chatou" |
"Il ristorante della Macchina a Bougival" |