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10 Febbraio 2001
Con
l’avvicinarsi delle elezioni in Italia ci si chiede sempre: da che
parte si schiereranno i “poteri forti”?. “Poteri forti”,
e’ una di quelle espressioni un po’ cretine (se e’ un potere,
grazie che e’ forte, senno’ che potere e’?) che pero’ fa sempre
effetto buttar li’ nel mezzo di una conversazione evocando quel
misterioso insieme di individui e entita’ (il grande capitale?
La Massoneria? La Spectre? Le multinazionali
imperialiste?) cui siamo inconsapevolmente sottomessi come tanti
babbei.
Naturalmente noi non crediamo piu’ di tanto a queste fole, anche se
alcuni fatti di questi giorni ci hanno messo addosso qualche inquietudine.
Nell’ultima settimana abbiamo assistito a due eventi, entrambi
assai interessanti e rilevanti per il mondo dell’informazione,
che tuttavia hanno ricevuto dai grandi mezzi di comunicazione un
trattamento davvero dispari.
Ci riferiamo, come avrete gia’ capito, alle improvvise dimissioni
di Pierluigi Celli dalla direzione generale della Rai e alle
dimissioni, altrettanto repentine e inattese, di Claudio Calabi,
fino a pochi giorni fa amministratore delegato della Rcs editori,
l’azienda proprietaria del piu’ grande e autorevole quotidiano del
Paese, il Corriere della Sera.
Un medio lettore di quotidiani, oggi che e’ sabato 10 febbraio, delle
dimissioni di Pierluigi Celli (annunciate al popolo giovedi’ 8) sa
tutto. Un attentissimo lettore di quotidiani, delle dimissioni di
Claudio Calabi non sa niente.
Di Celli conosciamo amici e nemici, forse sappiamo anche quale sara’
il suo prossimo incarico. Di Claudio Calabi, responsabile
operativo della piu’ grande casa editrice italiana (la piu’ grande
“industria culturale” come si usa dire) rimane traccia in un
pallido comunicato della Hdp (la holding di controllo della Rcs),
che ha negato a Calabi perfino i rituali “ringraziamenti per il
lavoro svolto”, e nelle chiacchiere sommesse dei tabernacoli
finanziari milanesi.
Sul caso Celli sono intervenuti ministri e opinionisti,
sottosegretari e salumieri. Sul caso Calabi, probabilmente
molto piu’ interessante della solita guerra che si scatena a periodi
fissi per la conquista di viale Mazzini, e’ sceso il silenzio nel giro
di qualche ora.
Non trovate tutto cio’ fastidioso? Ad esser precisini,
l’unico articolo con qualche informazione in piu’ (escludendo quelli
che hanno almanaccato su vasti e improbabili scenari finanziari)
l’abbiamo letto su Il Nuovo a firma del bravo Paolo Madron.
Se ce ne sono stati altri, ci sono sfuggiti.
Secondo Madron, la tempesta ai vertici di Rcs sarebbe in qualche
modo legata a un’inchiesta aperta dalla Cob (la Consob
francese) su anomali movimenti del titolo della casa editrice Flammarion,
acquisita non molto tempo fa da Rcs. I francesi, pare, vogliono
capire se sui titoli della Flammarion qualcuno ha fatto insider
trading. Qui sotto potete voi stessi dare un’occhiata
all’andamento dell’azione Flammarion nell’ultimo anno. Intorno
all’inizio dello scorso ottobre, il titolo e’ scattato
clamorosamente all’insu’ . Beato
chi ha comprato in tempo.
Vedremo
come andra’ a finire. Cio’ che interessa a noi in questo momento e’
solo sottolineare la grande discrezione con cui la faccenda
e’ stata analizzata dai grandi mezzi d’informazione. Perche’
se scoppia un bubbone alla Rai tutti ci precipitiamo a
scavare con la vanga fino all’ultima dichiarazione e se invece c’e’
puzza di bruciato in via Solferino si tende a girar l’angolo?
Certo, la prima obiezione e’ elementare. I soldi che governano la
Rai sono dei cittadini e quelli che mandano avanti il Corriere
della Sera sono degli azionisti di Hdp. E i padroni della Rcs,
a dirigere l’orchestra ci mettono chi vogliono senza dover rendere conto
a nessuno. E poi, aggiungiamo noi, ficcare il naso nella boscaglia
della Rai vuol dire al massimo pestare i piedi a qualche partito,
mentre curiosare nelle faccende di Hdp significa scomodare il
famoso salotto buono del capitalismo nazionale, quello di Mediobanca,
degli Agnelli e dei Tronchetti Provera.
Inoltre, se la Rai puo’ permettersi tutte le brutte figure possibili, vi
pare mai che la crema dell’industria italiana possa spiegare con
chiarezza perche’ un importante manager lascia il suo posto nel volger
di mezz’ora di consiglio di amministrazione?
Non puo’, senno’ che potere forte sarebbe?
Figaro
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