L'ultima Mulattiera

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L’  ULTIMA  MULATTIERA

  

Il nostro camminare in montagna è spesso distratto, dalla compagnia, dai discorsi, da

tanti accidenti, da un andare talvolta inconsapevole e frettoloso, sulla falsariga della frenesia urbana. Così distratto, così frettoloso che non solo non si aprono i sensi alle bellezze ambientali e non si presta attenzione alla situazione geografica, ma nemmeno si guarda dove si mettono i piedi. No, non è un banale invito alla prudenza questo. Mi riferisco invece ai sentieri, alle vie, alle tracce che per lo più seguiamo, senza vederli, senza apprezzarne le caratteristiche, senza nemmeno chiederci perche ci siano e perchè siano proprio lì. Anche questo è un retaggio urbano: tutto l’esistente, tutto quello di cui ci serviamo ci sembra dovuto, la nostra attenzione è se mai rivolta alla non perfetta fruibilità della struttura di turno, imperfezione che sempre attribuiamo a terzi e di cui mai ci sentiamo responsabili. Così in montagna: ci accorgiamo di un sentiero solo quando è troppo erto o si perde fra i rovi, quando, in definitiva, chi ci guida non ha scelto bene (ma questo dove ci ha portato?)

Quanta storia, invece, quanta vita, dietro ogni traccia. Tracce di animali e di uomini e di uomini con animali che assieme hanno condotto sulla montagna la loro esistenza. Tracce che sono rimaste per lo più immutate per secoli, atteso che la pastorizia, il taglio della legna, la carbonificazione sono rimaste pressochè identiche fino agli inizi del secolo presente. Tracce talvolta drammatiche, siccome legate al brigantaggio delle nostre plaghe. Tracce  quasi sempre preziose ed esteticamente valide. Chi di noi non ha goduto della gradualità di una mulattiera ben tagliata, corredata di gradoni o pietre di sostegno ove occorrente, comunque corrispondente alla misura della fatica umana?

E’ eloquente e sfavorevole (per le seconde) il paragone con le moderne strade sterrate: pareti di terra o di roccia violentate da voraci pale meccaniche se non dall’esplosivo, impennate assurde, altimetrie ignorate, regime delle acque inesistente, donde la inesorabile vendetta della natura, fatta di solchi, frane e smottamenti. Chi di noi, ancora, non ha percepito l’armonia dei tornanti di una mulattiera che sale danzando tra quinte verdi e bianchi calcari alternantisi,  che promette e spesso mantiene ad ogni angolo piccoli e grandi spettacoli ambientali, che ci condurrà sicuramente ad una cima, ad una fonte, ad un pascolo, ad un “sito” rilevante e determinato e non invece alla particella n. 287 appartenente a Saporito Giuseppe (è un nome a caso, ovviamente n.d.r.) Chi, infine, non ha provato la febbre della ricerca di un antico sentiero e ritrovandolo non ha vissuto la gioa dei primi esploratori di un mondo sconosciuto?

Teniamoceli stretti queste sensazioni, questi godimenti, queste gioie. Teniamoceli stretti perchè fra poco passeranno nella soffitta dei ricordi. Le vecchie vie della montagna infatti, sono cancellate dalle nuove,  soffocate dalla vegetazione, rovinate dal difetto di manutenzione, uccise dall’oblio e dall’ignoranza di chi non riesce a vedere al di là della funzione economica immediata. Forse (forse) quando ne sarà rimasta una sola (o parte di essa) sarà congelata in vitro e conservata ai posteri come settore di un museo della civiltà pastorale e contadina.

Tutto ciò è inevitabile.? Fino a un certo punto Gli antichi sentieri e specialmente le antiche mulattiere debbono serbare vita reale (e non museale) attraverso la  risorsa,  rilevante anche sotto il profilo economico, del corretto escursionismo. Ciò avviene già in parti d’Italia diverse dalla nostra ed a ciò tende l’iniziativa del “Cammina Italia”la quale come è noto ha inteso tracciare e far rivivere un grande percorso nazionale pedonale, lungo le Alpi, l’Appennino e le isole. In questo concreto settore, che non richiede, oltre tutto, grandi impegni di spesa dovrebbero operare Comunità Montane ed Enti Parco, con gli opportuni controlli ma, senza sovrastrutture di opere o di persone. Penso con terrore alle “infrastrutture” per lo più cementizie che sogliono accompagnarte ogni pubblico intervento, nonchè alla introduzione clientelare di guide autorizzate assolutamente incompatibili con la libertà propria della montagna. In questo settore dovrebbero operare le associazioni ambientalistiche e quelle locali che spesso fioriscono senza chiarezza di idee. In questo settore deve soprettutto operare e pretendere riconoscimento il Club Alpino Italiano il quale ha per legge la competenza primaria in tema di individuazione e tracciatura di sentieri  (art. 2 lett. b legge 26.1.1963 n 91 e legge 24. 12.  85 n.776).

La nostra Sezione, in particolare, è chiamata ad un ulteriore sforzo, dopo la redazione della Carta dei Monti Picentini (i cui sentieri abbisognano peraltro di attenzione e manutenzione continua) Uno sforzo che non disdegni la fastidiosa pratica del pennello e della vernice; che sappia sacrificare  la ricerca del nuovo e (talvolta) della evasione tursitica; che nei rapporti con gli enti pubblici non si limiti al gratificante ma improduttivo ambito delle manifestazioni esterne e congressuali, ma sappia coinvolgere le istituzioni in un tema fondamentale come quello che qui si propone.

Un atteggiamento, infine, di soggetti consapevoli delle proprie responsabilità e del proprio ruolo, che non si limitino al mugugno od alla delega nei confronti dei terzi;  una tensione di reale impegno e di naturale attaccamento a quel particolare bene ambientale che sono le antiche vie della montagna; una scelta politica e culturale che possa salvare questa particolare specie in via di estinzione: l’ultima mulattiera.

 

FpFerrara

 

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