LE FONTI

I manoscritti, o "Codici" milanesi che contengono canti per la liturgia sono alcune centinaia, tra essi sono di particolare importanza:
- 34 antifonari invernali (per le celebrazioni dall'Avvento alla Pasqua);
- 31 estivi (dalla Pasqua all'Avvento) contenenti le antifone, cioè i canti per la Messa e i ritornelli da alternare con canto dei salmi nell'officiatura;
- 12 salteri-innari, per gli inni e i salmi;
- 9 processionali, che raccolgono i canti per le processioni di penitenza prescritte dal rito;
- 7 ufficiature per i defunti;
- una cinquantina di estratti di vario genere.

A questi si aggiungono manoscritti e frammenti vari, e libri della liturgia romana contenenti anche canti ambrosiani. E' un folto elenco, ma vi scarseggiano proprio i documenti più antichi.

Tale scarsezza, deriva probabilmente da cause quali incendi, insufficienti indagini o giacenze sconosciute in fondi di biblioteche.
La risposta forse più vicina al vero, sta nell'importanza che per secoli fu data alla memorizzazione. I canti erano insegnati e trasmessi per via orale, e, con lungo tirocinio d'anni, venivano appresi con immutata fedeltà di note e d'interpretazione, per cui non si riteneva necessario notare molti libri. A Lione, i cantori della cattedrale furono obbligati a cantare tutto il repertorio a memoria, senza diritto al libro, fino al secolo XVII.

 












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Origini e storia dei documenti
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