LE PRIMITIVE COMUNITA' DELL'ASIA MINORE

Sin dalla sua origine la Chiesa ha avvertito intensamente il bisogno di comunicare la propria fede attraverso il canto e la musica, allo scopo di osannare la perfezione della divinità e permettere alla comunità la partecipazione alla liturgia in modo totale, con l'anima ed il corpo.
"Chi canta prega due volte" scriveva San Paolo ai fedeli, sottolineando l'importanza di tale pratica.

Già nella primitiva comunità di Gerusalemme gli apostoli e i primi discepoli, convertitisi dalla fede ebraica o dal paganesimo, si riunivano per celebrare i santi misteri e commemorare la figura di Cristo riunendosi nella sinagoghe e in case private.

Questi primi fedeli provenivano da esperienze religiose molto diverse e avevano quindi alle spalle elementi culturali e tradizioni che in qualche modo, inevitabilmente, sarebbero venute ad influenzare in termini pratici la codifica del rito della nuova religione.

La primitiva liturgia della Chiesa nascente era basata sulla lettura e la meditazione di brani tratti dall'Antico Testamento, su testimonianze riguardanti la vita di Cristo, portate talvolta da coloro che lo avevano conosciuto personalmente, da preghiere e da inni e canti spirituali.

Già Plinio il Giovane aveva raccontato dei Cristiani di Bitinia che elevavano le loro preghiere e i loro canti per lodare oltre alla figura del Padre anche quella del Figlio.

 













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LO SVILUPPO DEL CANTO AMBROSIANO:
Le primitive comunità dell'Asia MInore
La diffusione nell'Impero Romano
Ambrogio, vescovo e innovatore
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