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Entriamo ora nel
ghetto,
che un tempo era chiuso da quattro porte, sorvegliate da un cristiano e
da
un ebreo.
"loco stabile e separato deputato agli ebrei: ne'
alcun
cristiano
in seguito possi star, ovvero tegnir bottega".
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Porta Sud - Inizio Via dell'Arco
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Porta Est - Inizio Via
S.Martino e Solferino
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Durante
l’epoca comunale, il quartiere si arricchì di artigiani
che
diedero il nome ad alcune vie: via dei fabbri, via Squarcione sede dei
conciatori
di pelle e via Merzaria, ora via dei Prati, ricca di negozianti di
stoffe.
Gli Ebrei nel ghetto vendevano tessuti, mobili, oggetti d’oro e
d’argento,
noleggiavano abiti e prestavano denaro. |
Negozio nel Ghetto
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Nel 1600
la comunità ebraica si trovò “chiusa”nel suo quartiere
tra
quattro porte e così, non potendo costruire nuove abitazioni,
sopraelevava
le case esistenti con nuovi piani: il ”sopralzo”.
Le porte furono abbattute il 28
aprile 1797 con
l’arrivo
dei soldati francesi di Napoleone a Padova.
Percorriamo le stradine del ghetto e troviamo due Sinagoghe, una delle
quali
ha una scritta in ebraico sull’architrave; è stata ristrutturata
recentemente
e non ha funzioni religiose.
Poi vediamo un’altra Sinagoga che ha una portale di legno ed ha una
targa
che ricorda gli ebrei padovani morti nei campi di concentramento.
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Portone Sinagoga
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Porta della Sinagoga
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Lapide
a ricordo dell'Olocausto
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Sempre in via San
Martino
e Solforino al n° 20 attraverso un breve sottoporticato entriamo
nella
Corte Lenguazza, un tempo luogo riservato ad attività religiose
e
pubbliche.
La corte era utilizzata come piazza, sulla sinistra, si trova un
portoncino
sulla cui chiave di volta si può leggere la scritta ”Mosè
quondam
Jacob Trieste”.
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Si può presumere che la
casa sia
stata
restaurata nella seconda metà del XVIII secolo da Mosè
Trieste,
industriale della seta che nel 1772 impiegava 1132 maestranze cristiane
e
nel 1779 dovette chiudere la produzione per ordine del senato.
Suo padre Jacob Trieste operava già nel campo nel 1747.
Qui vi erano il forno e la macelleria dove si preparava la carne
secondo
le regole della religione ebraica. |
Via
S. Martino e Solferino
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Vecchio
Ghetto
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Torniamo
sui nostri passi e sempre in via San Martino e Solforino vediamo un
edificio
dai portici alti e spaziosi: Palazzo Strozzi.
All’inizio del palazzo sotto i portici c’è un balconcino
quadrato
e asimmetrico rispetto alle altre finestre.
Si racconta che, attraverso quest’apertura, il proprietario, che
prestava
denaro, controllasse direttamente i suoi impiegati che lavoravano nella
vicina
Piazza delle Erbe.
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Proseguiamo
per
Piazza Duomo, in via Soncin al numero 27 vi è un edificio con
elementi
tipici del 1300 bifore, trifore, quadriforme.
La facciata è affrescata con motivi geometrici e floreali.
Queste decorazioni venivano eseguite per mascherare lavori di
ristrutturazione
e di rattoppo. |
Vecchio
Ghetto
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