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Vista del Prato dall'alto
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"Sembra un
centro
tavola del '700 e, come fiori, in mezzo ci sono i platani dell'isola
Memmia".
Cesira Gasperotto.
Partiamo dal Prato della Valle che, in epoca romana, ospitava un
teatro
chiamato Zairo, il nome deriva forse da “Satiro” o da “Ziro”, circolo.
Il teatro romano lo Zairo era un edificio molto grande a sud della
città,
nel campo Marzio, un incrocio fra le vie che portavano a Adria e a
Bologna.
Soffrì molto per le invasioni barbariche e più della
metà
del teatro fu danneggiato o demolito. |
Posizione del Teatro Zairo
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Il teatro Zairo fu quasi
definitivamente
distrutto
per riutilizzare le sue pietre.
Del teatro Zairo non se ne sentì più parlare fino a
quando,
nel 1775, durante gli scavi per la costruzione della canaletta del
Prato
della Valle, riapparirono i suoi resti.
Quando Donatello arrivò a Padova lo chiamò “paradiso delle
ranocchie”.
Nel 1700 il prato veniva rappresentato come una grande ed incolta
palude,
ma Andrea Memmo, provveditore di Padova, si occupò del grande
spiazzo
e lo trasformò nel Prato della Valle.
In suo onore l’isola elittica, al centro della piazza, venne chiamata
isola
Memmia. |
Dopo il
terremoto
del
1117, l’Abate Benzone iniziò la costruzione della nuova basilica
di
Santa Giustina. |
Chiesa di Santa Giustina
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Il Prato, non venne
chiamato subito “Prato della Valle”, ma ebbe
varie
denominazioni: Valle dei morti,
perché si pensa che vi fosse sepolto Tito Livio.
Prato Nuovo, Prato Palustre, Valle del Mercato, Campo dei Divertimenti,
Gran
piazza delle Statue, grazie alle sue 78 statue e, nel periodo
rivoluzionario,
Piazza dell’Uguaglianza.
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Prato della Valle - Canale e statue
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Vista del Prato della Valle
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Prato della Valle - Ponte
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Veduta del Prato della Valle
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