Felicia Rotundo
Vicende Costruttive
Storia della Fratta dal xv secolo ad oggi,
in ‘Quaderni Sinalunghesi’ Anno VII nº 1 - settembre 1996,
febbraio 1998


LA FRATTA VICENDE COSTRUTTIVE


Un documento datato 6 giugno 1469 riporta la notizia che «i signori Buccio, Bindo e Marco Antonio figli di Salvatore di Buccio da Siena vendettero a Simone e Mino di Pietro di Mino di Paolo da Siena, tutte le possessioni, case, terre della Fratta in Val di Chiana e case e vigne e prati posti nel castello e corte di Sinalonga per il prezzo di fiorini 2615, L. 1, Sold. 16» (A.S.S. Gabella 258).
Simone e Mino appartenevano alla nobile famiglia senese dei Pannilini originaria di Cana in Maremma e trasferitasi a Siena ove risulta iscritta all’arte dei ‘panni lini’ all’inizio del xv secolo. Tra i personaggi di spicco della famiglia si distingue Simone di Pietro il quale ebbe anche incarichi pubblici tra cui quello di Capitano del Popolo. L’acquisto della Fratta costituisce il punto di arrivo della cospicua fortuna economica accumulata durante i suoi traffici e derivata anche da prestiti di denaro come sembra dimostrare l’istituzione in feudo della Fratta nel 1469 fatta da Re Ferdinando di Napoli a suo favore e a quello di suo fratello Mino e loro discendenti. Così recita l’iscrizione sulla facciata (collocatavi dal conte Augusto de’ Gori Pannilini senatore del Regno verso la metà del secolo scorso) «A Simone e Mino Pannilini mercanti l’anno mcccclxix Ferdinando d’Aragona re delle Sicilie istituiva in feudo la Fratta così gratificando il denaro fornitogli per guerreggiare i Francesi».
La costruzione del Palazzo della Fratta che venne a sancire il possesso dei Pannilini della vasta tenuta presso Sinalunga si deve assegnare però, per ragioni cronologiche legate alle vicende storiche dei Pannilini e per le evidenti analogie stilistiche con l’architettura di Baldassarre Peruzzi, al terzo o al quarto decennio del Cinquecento e va quindi riferita all’iniziativa degli eredi di Simone e Mino.
Lo storico Pecci fornisce nelle Memorie storiche (A.S.S., ms. D.69, c. 156) delle indicazioni sulla sua costruzione che dice: «essere fabbriche tutte di moderna struttura, perché credo io essere state tutte rifatte da Mino Pannilini, che dalla metà del secolo xvi la possedeva, e dipoi da Gori, a’ quali dalla famiglia Pannellini fu, con obbligo di mantenere quel cognome, lasciata, ampliata abbellita e ridotta alla maniera presente» confondendo però l’epoca di acquisizione della tenuta nel xvi secolo anziché nel xv da parte di Mino.
A Simone e Mino succedettero nel possesso della Fratta i loro rispettivi figli Giulio di Simone, e Mattia e Mino di Mino i quali furono protagonisti attivi nelle vicende politiche della Repubblica agitata dalle fazioni popolari in rivolta contro il partito dei nobili. I figli di Mino perirono, il primo decapitato il 16 agosto 1487 in seguito ad una rivolta popolare e il secondo in esilio. Soltanto Giulio di Simone sopravvisse per aver difeso la causa della signoria di Borghese Petrucci. Egli fu tra i 15 eletti nel 1521 a governare Siena (in assenza di Raffaello Petrucci) e poi, con il grado di Generale dell’esercito senese, inviato a Chiusi a difendere le frontiere del territorio minacciate dal duca di Urbino. Rivestì importanti cariche pubbliche anche dopo la caduta della signoria del Petrucci nel 1523 fino alla sua morte sopraggiunta nell’anno 1540.
La costruzione potrebbe quindi essere assegnata, con buona approssimazione, alla committenza di Giulio di Simone o a quella del figlio Marcantonio il quale ottenne da Giulio III nel 1553 di istituire la Fratta in fidecommisso dichiarandone eredi i discendenti dell’ultima femmina con l’obbligo di assumere lo stemma ed il casato dei Pannilini. Per questo motivo la Fratta, ereditata da Porzia figlia di Emilio di Marcantonio e andata sposa a Fabio di Niccolò de Gori, passò all’inizio del xvii secolo al ramo Gori Pannilini del quale passaggio fa memoria lo stemma apposto sulla facciata della villa e un’iscrizione, sempre sulla facciata che ricorda il ricevimento fatto da Fabio Gori in onore del granduca Cosimo II dei Medici e dei suoi familiari l’anno 1612: «Sereniss. Cosmum Med. Mag. Etr. Ducem IV Mariam Magdalenam Austricam Uxorem, Christenam Lotharengiam Matrem, dum Etruscum Imperium subditorum utilitate perlustraret, Francisco Med. eiusdem Sereniss. Fratre, aliisque Principibus comitantibus, Fabius Gorius Pannellineus convivio quo potuit per eum spendidius hac sua Villula paravit, hilaris ac devotus excepit. iv Idus Octobris Anno Domini mdcxii idem Fabius Gratiae memor P.».
La Fratta fu posseduta dai Gori Pannilini fino al febbraio 1881 quando divenne proprietà del Monte dei Paschi di Siena che, il 3 settembre 1883, ne fece vendita al Duca Don Clemente Torlonia di Roma. A testimonianza di questo passaggio restano alcuni stemmi gentilizi murati all’esterno della casa di fattoria. Nove anni dopo, il 22 marzo 1892, fu venduta al Cavalier Lepoldo Gattai e al genero Signor Francesco Budini. Questa famiglia, di origine istriana, ma stabilitasi a Firenze nel xix secolo, esercitò una grande influenza nel campo del commercio e dell’edilizia e fu a capo di una florida ditta che operò nel campo dell’edilizia fiorentina durante il periodo di Firenze capitale. Dopo il 1890 i Budini Gattai decisero di abbandonare il campo imprenditoriale per dare vita ad un grande patrimonio fondiario in Toscana amministrato con le tecniche agrarie più aggiornate di quegli anni. La Fratta, come pure altre ville nel Mugello acquistate da questa famiglia, venne organizzata in una moderna tenuta agricola e fu dotata di tutta una serie di servizi e strutture ad uso della comunità contadina che l’abitava. Da questa famiglia la Fratta passò per matrimonio ai Galeotti Ottieri della Ciaja i quali ancora oggi la possiedono.

LA FRATTA

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