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Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

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Autobiografie dell'inconscio.

Numero 11, anno VI, gennaio 2009

 

 

     "L'INCONSCIO E LE SUE MASCHERE"

 

 di Salomon Resnik

 


Questo testo è la traduzione italiana (curata da Giuseppe Leo) di un estratto del capitolo "L'inconscient et ses masques" del libro "Biographie de l'inconscient"(Dunod, Paris, 2006) di Salomon Resnik, che si ringrazia vivamente per avere acconsentito a questo suo contributo su Frenis Zero.

            

 

 

 

 
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"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-0-4

Anno/Year: 2008

Prezzo/Price: € 18,00

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"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini"

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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L'intensità della presenza dell'inconscio spiega i conflitti infantili che nascono tra gli analisti adulti, come ha segnalato Freud nel suo testo sulle masse... Melanie Klein, Anna Freud, Edward Glover (segretario dell'Istituto di psicoanalisi), Susan Isaacs, Paula Heimann e Melitta (figlia di Melanie in analisi con Glover) sono gli attori principali di una tragedia greca dell'inconscio in cui so giocano odio e amore.

S. Isaacs, educatrice ed analista infantile, evoca il gioco dei bambini che lei chiama <<movimenti manipolatori>> (manipulative mouvements, in "Controversal Discussions", 1943, pubblicate dalla Psycho-Analytical Society nel 1967, p. 41). Mi chiedo se il contenuto latente delle manipolazioni, come significante (Lacan), non sia legato alla discussione ed al dramma inconscio che si giocava... Forse che le tensioni tra Melanie Klein e Glover non erano una maniera di mettere in scena il pericolo di manipolare inconsciamente i bambini (persino i loro propri figli) o gli stessi pazienti (o viceversa)? E' così, tra psicoanalisti di grande valore, che l'inconscio prende il sopravvento per lasciare da parte tutto l'aspetto creativo del gruppo.

Differenziare la manipolazione dell'oggetto (giocattolo o persona) dalla relazione affettiva è fondamentale nel gioco come nella vita. In ogni caso, l'homo ludens (Huizinga)1  introduce, nella nostra cultura, un'etica nei giochi dei ruoli tra individui.

Nel termine <<manipolazione>>, c'è, secondo me, l'idea di trattare la persona come oggetto o come cosa e così di aggirare <<la regola del gioco>>. La mia esperienza con i bambini autistici e con gli psicotici adulti mi ha permesso di apprendere l'importanza di un'etica del transfert. Qualunque sia il grado di regressione e di disturbo delle pulsioni di amore-odio, si tratta sempre di una relazione da persona a persona.

S. Isaacs introduce l'idea di fantasmi arcaici come rappresentazioni psichiche degli istinti. Secondo lei, il termine di fantasma è spesso utilizzato come opposto alla realtà, ma lei tenta di farci comprendere che i fantasmi costituiscono l'espressione o la rappresentazione di un contenuto inconscio arcaico. Qui si pone il problema della realtà psichica e della realtà esterna. Penso che la nozione di visibilità dell'inconscio possa servire da possibile mediazione, possa rendere evidente, attraverso la buona interpretazione, ciò che è proiettato (fantasmi) sul <<reale>> e negato nella realtà quotidiana. L'interpretazione appare così come lo svelamento di una realtà psichica che si confonde con la realtà esterna.

    Foto: M. Klein

 

 
 
 
 
   

Freud, Melanie Klein e Bion

 

 

Se cito Melanie Klein e S. Isaacs, a complemento di Freud, è per segnalare la mia personale posizione di psicoanalista nei riguardi della nozione di inconscio. Ugualmente, la nozione di mondo interno deve completare quella di inconscio. Il mondo interno è, per Melanie Klein, uno <<spazio del corpo e del pensiero>> (conscio/inconscio), occupato da <<esseri>> fantasmatici, rappresentanti immaginari inconsci ed al contempo reali nella loro relazione col mondo. L'oggetto interno diviene così una realtà psichica che rappresenta o simbolizza un personaggio del mondo (padre, madre, ecc.) o una situazione vissuta, trasformata fantasmaticamente.

 

    Foto: W.R. Bion

 

 
 

 

Le idee di Bion2 sulle trasformazioni inconsce di ogni esperienza sono già latenti in un certo modo in Melanie Klein e in S. Isaacs, ma non formulate chiaramente. E' come se fosse stato necessario dare <<movimento>> alla formulazione un po' statica e riduttrice di S. Isaacs: il fantasma è la rappresentazione psichica dell'istinto (nozione biologica). Il Super-Io, per Melanie Klein, paterno o materno (o genitoriale combinato) è anch'esso un oggetto interiorizzato particolare con delle funzioni specifiche. Forse che non è questa funzione educativa o morale a trasformare l'oggetto interno in oggetto superegoico? Quando Melanie Klein presenta per la prima volta, nel 1919, le sue osservazioni su suo figlio, si sente criticata ed attaccata per il fatto di aver mischiato la pedagogia con la psicoanalisi, così come la sua funzione di madre con quella di analista. Questo introduce un cambiamento nella sua posizione rispetto al bambino, o al paziente in generale, di fronte alla nozione di oggetto. Credo di comprendere che la sua preoccupazione nel voler dare al bambino, persino al proprio figlio, lo statuto di persona l'abbia orientata verso la personificazione dei fantasmi inconsci attraverso il gioco. In effetti, nei suoi lavori del 1929, Melanie Klein utilizza il termine <<personificazione>> (personificazione in un gioco di bambino)3 che ci fa comprendere la necessità di chiamare diversamente il termine oggetto (a mio parere, è un tentativo di legame che permette di stabilire la differenza tra personificare e <<oggettivare>> o cosificare [reificare] un'esperienza). Nel testo di S. Isaacs, <<Nature et fonction du fantasme>> (p. 253), pubblicato nelle Controversal Discussions del 19434, appare spesso il termine <<manipolazione>> (p. 292) a proposito del gioco dei bambini. Ella scrive:

<<Il gioco tipico dei bambini durante la seconda metà del primo anno comprende una gran varietà di movimenti di manipolazione: manipolazione della persona della madre: tirare i suoi capelli... mettere una cosa all'interno di un'altra... gettare via e riprendere, schiacciare, strappare...>>

Il bambino manipola una realtà  con la quale cerca di mettersi in relazione oppure no. ma tra il mettersi in relazione a qualcuno oppure il manipolare (trasformazione della persona in oggetto o cosa), c'è una differenza.

Dove appare il livello infantile della maschera delle Controversal Discussions? I protagonisti cercavano oppure no di mettesi d'accordo a proposito del testo della Isaacs? Oppure utilizzavano il testo per scatenare <<la guerra>>?

 

 

Foto: Edward Glover

 

 

 

Glover e Melanie Klein, entrambi fratelli analitici (analizzati da Ferenczi) entrano in guerra sul tema di Melitta (figlia di Melanie). Chi manipolava chi? Chi tirava i capelli dell'altro? Glover utilizzava la sua paziente Melitta contro Melanie Klein o viceversa? Melitta manipolava la coppia Glover-Klein attraverso la propria analisi? Ripeteva ella una situazione infantile traumatica? Non si deve dimenticare che Melanie Klein era in analisi con Ferenczi a motivo proprio delle sue difficoltà nell'educazione dei suoi figli, legate per di più al conflitto genitoriale. Mi ricordo che, quando ero a Londra (1958-1971), non si poteva quasi parlare del conflitto tra Melanie Klein e sua figlia.

 

  Foto: Melitta Schmideberg

   

Ero , io stesso, impedito dal parlarne (o piuttosto dal farvi delle associazioni) nella mia analisi con Rosenfeld (in Argentina, le chiacchiere sulla Klein e sua figlia Melitta Schmideberg..., camminavano di buon passo). Ai funerali di Melanie Klein, nel 1960, notai l'assenza di Melitta.

Durante una delle mie visite informali a casa di Melanie Klein, costei mi ha confidato di non essere soddisfatta del termine <<oggetto>>, ma che non ne aveva trovato di migliore. Uno dei miei colleghi, Willy Baranger5, che ha scritto un libro magnifico, di cui ho scritto l'introduzione, sulla relazione oggettuale in Melanie Klein, suggerisce l'idea di utilizzare l'espressione <<cittadino del mondo interno>>. In effetti, ciò che ho scoperto nella mia esperienza kleiniana sul mondo interno si presta molto al'idea di un mondo complesso, ricco e conflittuale.

Quando penso nuovamente alle Controverses... (1941-1945), non posso non ricordarmi l'avventura che mi è capitata durante una notte nebbiosa e surrealista nel 1957. Mi imbattei su una persona che usciva da un'auto (era davanti alla casa di Freud). Le ho chiesto in un cattivo inglese se conoscesse la via... La persona mi rispose: <<Andate da Melanie Klein?>> Quando l'ho guardata, ho riconosciuto il viso di Anna Freud che avevo incontrato nel 1955 durante il congresso internazionale di Ginevra. Il mondo è piccolo.

   

    Foto: Anna Freud
   

Rileggendo Le Controversie..., in cui trovo eccellente il lavoro di Pearl King e di Ricardo Steiner, mi dico oggi che è essenziale studiare la dinamica gruppale di questo Olimpo psicoanalitico in cui tutti gli dei erano presenti ed in pieno conflitto edipico. Vi si trovano dei ricordi e delle associazioni che nutrono la lettura delle maschere dell'inconscio, persino quelle delle Controverses, al contempo ricche e sconvolgenti. Ogni storia ha la sua maschera e la sua interpretazione. L'esperienza psicoanalitica non è mai una routine se ci si lascia perdere in cammini inattesi... Credo che si necessario lasciarsi guidare dall'intuizione dell'uno e dell'altro, paziente ed analista, ma bisogna anche rispettare il quadro ed il processo analitico non solo per ragioni etiche, ma anche per trovare i limiti necessari ad ogni esperienza. La psicoanalisi è sempre un percorso personale, inevitabilmente collegato alle proiezioni ed all'influenza dell'uno sull'altro. La nozione di induzione che utilizzo in Persona e psicosi, costituisce un fenomeno di reciprocità. Tra il paziente e lo psicoanalista, c'è un incontro di maschere viventi. Ogni corpo vissuto (Leib per Husserl) è parte integrante della maschera della persona. La relazione paziente-analista è un incontro tra persone. Ciò implica un dialogo conscio-inconscio tra l'adulto ed il bambino che ci abitano, che si gioca (se si è motivati) nella situazione del transfert. Bion diceva sempre, durante le mie supervisioni, che il privilegio del transfert è il fatto che ciascuno, analista e paziente, è attore e testimone allo stesso tempo di ciò che si dice e di ciò che si <<fa>> l'uno all'altro (la nozione di induzione reciproca si avvicina a questa idea). Psicoanalizzare è un modo di smascherare la realtà intima del paziente ed anche dell'analista, vigilando però nel distinguere i ruoli per evitare le confusioni... Talora, un certo grado di confusione d'identità, di sentimento e di idea appare nel transfert psicotico. Un tal tipo di transfert non è sempre sinonimo di psicosi e fa parte dell'incontro. Ogni individuo possiede degli aspetti psicotici e non psicotici, tutto dipende dal grado. Nel processo analitico, si ritrovano degli aspetti nevrotici, psicotici e psicopatici della personalità del paziente, e talvolta dell'analista... Bion parla di parti psicotiche e non psicotiche della personalità. Personalmente, preferisco parlare di aspetti della personalità per poter concepire le maschere in movimento e non statiche.

A proposito delle maschere, del corpo e della psiche, Freud in opposizione alla psicologia del comportamento ed alla psichiatria descrittiva, introduce una dimensione interiore che anche Melanie Klein concepisce  come viva e in movimento. L'oggetto interiorizzato ed il Super-Io non sono istanze statiche, non più di quanto lo siano l'Io e l'Es; c'è tra di loro, una vera comunità di scambi, uno spazio di vita in continua trasformazione.

 

 

   
   
 

Note dell'autore:

(1) Johan Huizinga (1988), Homo ludens : essai sur la fonction sociale du jeu, Paris, Gallimard.

(2) W.R. Bion, Transformations: Passage de l'apprentissage à la croissance, Puf, 2002.

(3) M. Klein, The writings of Melanie Klein, vol.I, p. 199, The Hogarth Press, London, 1975.

(4) "Les Controverses 1941-1945", Paris, Puf, 1996, p.253.

(5) W. Baranger, Position et objet dans l'oeuvre de Mélanie Klein, Ramonville-Saint-Agne, Eres, 1999.

 

   
   
   
 

 

   
   
   
   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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