zolfara della 2^ metà dell'800 |
Le Zolfarepagina 1/4 |
Lampada ad acetilene dello zolfataio |
Con Decreti dell' Ass. Regionale dei beni culturali ed Ambientali e P.I. n5084 del 22/01/1994 e n 7118 del 6/07/1996 è stato ufficialmente riconosciuto che i resti delle zolfare di Lercara Friddi rivestono interesse etno-antropologico particolarmente importante; queste preesistenze, frutto del lavoro umano, costituiscono veri e propri reperti di archeologia industriale. Esse riflettono i modi in cui l'uomo ha saputo sfruttare l'ambiente circostante e come lo sfruttamento solfifero abbia caratterizzato la vita economica e sociale di Lercara Friddi;
Lo zolfo a partire da XVIII secolo servì essenzialmente per la fabbricazione della polvere pirica e per la preparazione dei zolfini per accendere il fuoco. Con la scoperta del del metodo di preparazione dell'acido solforico nel 1736 il consumo di questo minerale cominciò a crescere e nel 1787, con la produzione della soda artificiale, la richiesta di zolfo siciliano aumentò sensibilmente. Gli usi industriali dell'acido solforico aumentarono sempre più nei primi dell'ottocento e di conseguenza anche la richiesta di zolfo crebbe.
A Lercara Friddi
unico centro minerario della provincia di Palermo, le prime
miniere di zolfo sorsero nel 1833/36, anche se le prime
infruttuose ricerche risalgono al 1788. Era stato il console
svizzero a Palermo, Hirzel a notare nel 1834 affioramenti di
bbriscali ( sostanza bianca granulare che si trova sulla
superficie degli strati solfiferi) e sorgive di acque sulfuree
sui pendii delle quattro colline attorno a Lercara Friddi: colle
Croce, colle Madore, colle Friddi e colle Serio. Nel rivelo del
1838 di Lercara Friddi vengono elencate ben18 miniere tra cui la
Sartorio sul colle Croce e i giacimenti sul Colle Madore.
Prima di questa scoperta Lercara, piccola cittadina di
dodicimila abitanti, basava la propria economia
sull'agricoltura, non aveva commercio, non aveva industrie e
di conseguenza non aveva neppure strade carrozzabili. Ma con le
prime miniere di zolfo essa si arricchì rapidamente e la sua
popolazione aumentò considerevolmente in pochi anni.
Scavi archeologici sul colle Madore, resti di un edificio Sicano adibito ad officina per la lavorazione di metalli |
La nuova realtà socio economica di questo centro si ebbe in un momento piuttosto favorevole all'industria solfifera siciliana che, sebbene antica, era sempre rimasta confinata; nel 1700 le miniere attive in Sicilia sembra fossero solo sei ma aumentarono dopo il 1736, quanto lo zolfo trovò largo uso nella produzione dell'acido solforico e soprattutto dopo il 1815 con la produzione della soda artificiale che se ne fece a Marsiglia.
Lo sfruttamento dei bacini minerari in Sicilia ebbe inizio alla metà del XVIII secolo e per parecchi decenni il modo di lavorare le zolfare fu alquanto primitivo: si iniziava a caso costruendo gallerie orizzontali o inclinate in tutte le direzioni, l'estrazione avveniva a spalle, gli ingressi ai sotterranei erano dlle gallerie inclinate dette discenderie, con scalini per il transito degli operai: Su queste discenderie salivano i cosiddetti carusi, bambini di età fra gli 8 ed i 15 anni, carichi di minerale, con sistemi di carreggiatura e pozzi di estrazione completi di castelletti ed argani.
Alla vigilia dell'unità d'Italia Lercara, che deteneva il primato fra i centri solfiferi Siciliani, aveva una produzione annua di oltre 20.000 tonnellate di zolfo. La mancanza di rilevazioni geologiche, lo sfruttamento sfrenato provocò le prime tragedie del 1860 nella miniera "Romano" gabellata dagli inglesi Gardner e Rose. I crolli si diffusero anche nelle miniere "Sociale" e "Giordano" distruggendole completamente. Ma franamenti si ebbero pure sul colle Madore, sul colle Croce
E nel giro di poco tempo la produzione di Lercara subì in forte calo e soltanto l'utilizzo successivamente di moderni sistemi di estrazione e di eduzione meccanica delle acque riattivò lentamente il lavoro minerario.
L'estrazione
dello zolfo subì poi gravi difficoltà quando gli americani
iniziarono l'estrazione dello zolfo con il metodo di Herman
Frasch, che permetteva una riduzione dei costi di produzione. Nel
1957 ebbe inizio quindi la crisi finale dell'attività
solfifera che portò alla chiusura delle miniere di Lercara nel
1963/68.
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