FIRENZE (1966)
- in occasione di quell'alluvione, fu il
nostro primo intervento caratterizzato dalla
spontaneità e dalla necessità
di intervenire con slancio giovanile al
salvataggio di tanti beni culturali. Qui
maturò l'impegno del volontariato
culturale anche in occasione di calamità
naturali. Non si parlava ancora di Protezione
Civile, ma l'occasione fu propizia per dare
avvio ad un nuovo impegno civile.
TUSCANIA
(1971) - il Gruppo Archeologico Romano
è stato il primo ed il più
attivo artefice dell'intervento a Tuscania.
Nella prima fase, a ridosso del disastro,
l'impegno è stato rivolto al salvataggio
delle persone ed allo sgombero delle case
pericolanti. Successivamente l'intervento
si incentrò nello sgombero del Museo
Archeologico e nel recupero del prezioso
rosone della Chiesa di San Pietro.
FRIULI
(1976) - 350 iscritti ai Gruppi Archeologici
d'Italia vi hanno lavorato (campo base a
Trasaghis) ed in special modo a Gemona dall'11
maggio al 9 novembre: essi appartenevano
ai Gruppi Archeologici Romano, Veneto, Trevigiano,
Napoletano, Latino, Bolognese, Palermitano,
Crotoniate ed Ernico, assicurando una presenza
costante di una trentina di persone. Nel
Duomo di Gemona venne recuperata l'ancona
di Andrea Moranzone (a. 1391), codici miniati
del Tesoro, un ostensorio, candelabri, altari,
banchi di legno, paramenti del duecento,
lapidi, un sarcofago, una fonte battesimale,
una campana con incisioni, la statua della
Pietà in arenaria policroma (arte
danubiana), un Cristo in pietra del duecento,
pale su tela, l'organo settecentesco con
le canne di stagno, un gonfalone del 1260,
l'archivio battesimale e quello delle corporazioni,
un crocifisso ligneo del duecento collocato
nella navata centrale, calici intarsiati,
una croce d'argento con incastonature di
madreperla ecc. ecc. Si intervenne anche
in altre Chiese della Città (San
Giovanni, Santa Maria in Fossale, Madonna
delle Grazie, Santa Maria La Bella, Sant'Agnese).
Inoltre, interventi sono avvenuti ad Osoppo
(nella parrocchiale e nel castello), a Maiano,
a Somplago, a Villa Santina, ad Amaro, a
Pradielis, a Venzone.
Nel dicembre 1976 il Sindaco di Gemona,
Ivano Benvenuti, inviò ai G.A. d'Italia,
a nome del Comune, una targa-ricordo a riconoscenza
per l'impegno dimostrato.
Nel 1986, a dieci anni dall'intervento,
Mons. Pietro Brollo, allora vescovo di Gemona
e proprio in questi mesi nominato arcivescovo
di Udine, venne inaugurato il Duomo ricostruito.
Durante una funzione religiosa, consegno
ad Antonio Borrini e ad Antonio Stievano,
in rappresentanza dei G.A.d'Italia due targhe
commemorative per il lavoro svolto dai nostri
volontari.
IRPINIA,
(1980) - l'intervento dei G.A.d'Italia
(Roma, Milano, ecc.) nacque spontaneamente
per l'interessamento di alcuni soci, cui
seguirono parecchi altri, e li ha visti
impegnati in due fasi operative: - nella
prima, con obiettivi logistici, nella località
di Muro Lucano, nei giorni immediatamente
a ridosso dell'evento sismico, ed ha visto
i nostri soci impegnati nell'allestimento
dei campi di primo soccorso, nonché
di assistenza alle persone in difficoltà
o isolate; - nella seconda, con una finalizzazione
di salvaguardia tramite il censimento dei
beni architettonici danneggiati dal sisma,
nel Comune di Teora, di Sant'Angelo dei
Lombardi, ecc., e con il recupero, all'interno
delle strutture danneggiate, dei reperti
archeologici e dei beni artistici. I risultati
conseguiti sono stati: circa un migliaio
i recuperi, 150 volontari impegnati nell'opera
di soccorso, oltre mille le giornate di
lavoro.
ALESSANDRIA
(1994) - dopo l'alluvione verificatasi
nella città, il G.A. Torinese intervenne
in aiuto alle popolazioni del quartiere
Orti per ripulire le abitazioni invase da
una gran quantità di fango. E' stato
un intervento modesto ma utile ed apprezzato
dagli abitanti che ne hanno potuto beneficiare.
ASSISI
(1998) - [fig. 1- La
facciata della Basilica dopo il crollo]
l'intervento ha registrato una delle pagine
più gloriose per la nostra Associazione
per quanto riguarda gli interventi di protezione
civile e per quanto riguarda la motivazione
che ha coinvolto così tanti iscritti.
Nella prima fase dell'intervento, subito
dopo il terremoto, a titolo personale, molti
nostri soci, in quanto iscritti anche in
altre organizzazioni di volontariato, sono
intervenuti con la Croce Rossa, con i Vigili
del Fuoco volontari, con gli Alpini, ecc.
Tutti tornarono con l'entusiasmo di chi
sapeva di essere stato utile e tutti riferirono
che i beni culturali erano normalmente abbandonati
e dimenticati, tranne la Basilica di Assisi.
Nella primavera del 1998, per iniziativa
del "Centro Nazionale del Volontariato",
fummo coinvolti per il recupero delle macerie
del crollo avvenuto all'interno della Basilica,
insieme a volontari dell'Istituto Centrale
del Restauro di Viterbo, delle Opere di
Misericordia, gente del luogo e stranieri
di passaggio. Il materiale crollato era
stato raccolto in oltre mille
casse e si trattava di recuperare tutti
i frammenti delle decorazioni e degli affreschi
consistenti in quattro coppie di Santi (San
Benedetto, San Pietro, la testa di San Domenico
e la testa di San Francesco) del sottarco
adiacente la controfacciata, una vela di
Giotto con un Padre della Chiesa, San Girolamo
(o San Rufino) ed un Evangelista di Cimabue,
San Matteo. Fin dagli inizi, squadre di
restauratori e di volontari si dedicarono
al compito semidisperato di recuperare tutti
i frammenti dipinti, e di ricollocarli al
loro posto materialmente e virtualmente.
Si doveva quindi individuare i frammenti
degli affreschi e partire con il tentativo
della loro ricomposizione. Le oltre mille
casse andavano setacciate per individuare
i frammenti e selezionarli per grandezza,
colore, ecc.
A turni di una settimana, in un ambiente
adattato alla circostanza e situato nella
parte più bassa del complesso basilicale
che era stato occupato dalle stalle, venne
costituita una catena che permise di lavorare
in modo costante e continuo da marzo a giugno
e si arrivò ad estrarre dalle macerie
e dalla polvere quanto si trovava di significativo
per la successiva opera di restauro e ricomposizione.
Soci dei G.A. d'Italia erano presenti in
5/6 unità tutte le settimane, per
un totale di 78 unità diverse e per
un totale di 560 giornate lavorative. Ora
i risultati si possono vedere sul posto.
E' stata un'operazione che ha permesso allo
spirito di un'associazione come la nostra
di esprimersi andando oltre il compito assegnato,
perché ha messo i volontari a confronto
non solo con un bene d'arte di immenso valore
culturale, ma anche con le popolazioni così
duramente colpite.
Nel
documento allegato e prodotto dal Ministero
per i Beni e le Attività Culturali
viene riconosciuto l'inetrvento dei "volontari"
TORINO
(2000) - nel corso dell'alluvione che
ha recentemente colpito Torino, la Dora
Riparia, esondando dal suo alveo, ha invaso
i sotterranei del Centro Piero della Francesca
che contengono l'archivio dell'Università
di Torino, dove sono custodite tutte le
"Tesi di Laurea" degli studenti
laureati. L'Università di Torino
e la Soprintendenza Archivistica del Piemonte
e Valle d'Aosta ha richiesto l'intervento
del G.A. Torinese, come capofila dei volontari
nell'operazione di recupero delle "tesi
di laurea", in affiancamento ad un
gruppo di lavoro già operante, sotto
l'egida della Prefettura di Torino. All'operazione
hanno aderito 12 soci del G.A.Torinese e
27 iscritti ad altre associazioni di volontariato
culturale, iscrittisi al nostro Gruppo per
la circostanza. L'operazione è ancora
in corso.
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