A. VII n.s. n. 11/12 - Nov./Dic. 1999
A. VIII n.s. n. 1

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Rivista ufficiale dei Gruppi Archeologici d'Italia
Fondata da Ludovico Magrini nel 1962
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SOMMARIO

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PRIMA PAGINA


Dai due fari di Monte Gallo (Pa) alla archeologia industriale

Preziosi beni di archeologia industriale
a cura di Pippo Lo Cascio

Le Grotte di San Quirico di Cisternino (Br): i risultati delle indagini osteologiche
a cura di Antonia Semeraro e Mimmo Tamborrino

Silenzio, galateo e grandi abbuffate
Vizi e virtù dei monaci medievali a tavola
a cura di Erika Monticone

Le carte dell'Inquisizione
Si è discusso sul contenuto degli archivi del Sant'Uffizio
a cura di Tullio De Giovanni

Un museo archeologico per la preistoria dell'alto Lazio e la storia della Rocca Farnese
a Valentano (Vt) 

Reperti archeologici da una villa imperiale
I Romani conquistano Parigi
a cura di Raphael Broniatowski

 

 

 


Dai due fari di Monte Gallo (Pa) alla archeologia industriale

IL MASSICCIO di monte Gallo, il promontorio che è diventato il più noto di tutta la Sicilia nord-occidentale attraverso le rappresentazioni pittoriche dei viaggiatori stranieri dell'800, assieme alla rocca di Cefalù ed al monte Pellegrino, nonché punta più avanzata nel mar Tirreno, ha sempre rappresentato a partire dalla protostoria e per tutte le popolazioni che si sono avvicendate nell'area palermitana, un punto strategico di vitale sicurezza per la città e per le attività economiche della Conca d'Oro. Sui luoghi più eminenti del rilievo con ottima visibilità, utilizzati come semplici postazioni dalle sentinelle di età punico-romana, bizantina e araba, vennero edificate in età medievale e rinascimentale stabili e robuste torri di guardia in muratura per il ricovero dei torrari e per l'invio delle segnalazioni ottiche con fani. In età moderna il monte Gallo non passò certamente inosservato agli ingegneri che progettarono l'edificazione di postazioni telegrafiche, di fari e di lanterne, edifici che garantivano la buona navigazione ai navigli in partenza ed in arrivo al porto di Palermo. In tempi a noi vicini gli strateghi militari della II Guerra Mondiale munirono la base del monte con decine di bunker, di casematte e di postazioni con mitragliatrici antiaeree al fine di bloccare eventuali invasioni di truppe alleate provenienti da nord. Qui però voglio parlarvi di due edifici militari ottocenteschi che caratterizzano inequivocabilmente Monte Gallo quasi a farne un tutt'uno, e perciò noti ad una grande moltitudine di Palermitani: il Faro che si trova in eminente posizione sulla cima più alta del monte ed il sottostante Semaforo, in prossimità del mare.

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Le Grotte di San Quirico di Cisternino (Ba): 
i risultati delle indagini osteologiche

LA PRIMA parte di questo tema, "Le Grotte di San Quirico di Cisternino", è stata pubblicata su Archeologia (n. 8/9/10, di ago./set./ ott. 1999). Già lì si accennava alla necessità di un secondo intervento per analizzare più nel dettaglio i risultati delle ricerche svolte sui resti ossei umani recuperati negli ambienti ipogei.
Gli studi in merito sono stati condotti dal professor V. Scattarella del Dipartimento di Zoologia e Anatomia Comparata dell'Università degli Studi di Bari - il quale si è avvalso della collaborazione dell'assistente dottoressa S. Sublimi Saponetti e dell'allieva cistranese, nonché socia del Gruppo Archeologico "Valle d'Itria", Antonia Semeraro - e dal dottor G. Baggieri, responsabile del Servizio per le Ricerche Antropologiche e Paleopatologiche del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali.
Le ricerche hanno interessato il materiale distribuito, in maniera, disordinata, nel settore est della grotta, oggetto dei lavori di parziale svuotamento della stessa, avvenuti nel 1995.
Come già detto nel precedente intervento, non si è sinora riscontrato nei reperti ossei un mantenimento dei rapporti anatomici (vale a dire scheletri interi) tale da far pensare ad una sepoltura primaria, avvenuta cioè nello stesso luogo in cui, successivamente, si verifica il processo tafonomico o di decomposizione del cadavere. 

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EDITORIALE

RINNOVAMENTO 

Tempo d'elezioni, 
tempo di novità.

In questi ultimissimi anni la legislazione prima e la burocrazia dopo, si sono arrese al volontariato.
La pressione esercitata non più solo da sparuti gruppi di idealisti e volenterosi ma dalla convinta consapevolezza di tutti, che all'aprirsi della nuova era si sono scoperti insofferenti e a disagio di fronte ai troppi terzi mondi, ha creato varchi e prospettive impensabili anni fa.
L'impegno sociale sta diventando esigenza collettiva e motivazioni si aggiungono a motivazioni nello spingere molti ad offrire partecipazione e collaborazione. Gli altri, poi, sempre più di rado si mostrano indifferenti o irridenti.
In passato, il volontariato culturale ha generato molto scetticismo a causa della scarsa tangibilità delle proprie proposte in termini solidaristici. Era più facile scrivere che non convincere, di quanto sono fondamentali una buona cultura di massa, il suscitare la curiosità e l'entusiasmo dei giovani indirizzandoli verso la conoscenza e tutela del nostro patrimonio storico, artistico, archeologico, letterario, musicale, etc., di come si potessero aggregare la disponibilità, l'esperienza, le diverse professionalità dei più grandi, per realizzare dei progetti culturali comuni.
Oggi dunque sono cambiate le prospettive; ci sono maggiori possibilità di azione, più garanzie, più campi nei quali è sollecitato l'intervento dei volontari. Ma c'è anche un diverso scenario sul quale muoversi, mezzi nuovi da utilizzare, potenzialità più ampie da sfruttare, norme più rigorose da osservare. Sono impensabili avventurismi, dispersività, scoordinamento, individualismi; l'istintività e la fantasia vanno incardinate all'interno di precisi quadri di riferimento, dentro i quali si devono raggiunsero degli obiettivi enunciati. È vietata l'approssimazione, sono inutili i programmi incompiuti. Professionalità, incisività, trasparenza di fini e di mezzi, è quello che la società richiede in cambio del proprio sostegno ed è ciò che i Gruppi Archeologici d'Italia sono in grado di offrire. E con questo intento si sono mossi per tempo. L'assemblea di Casciana (aprile '99) è stata il primo atto; là i soci hanno discusso, documentato, progettato, alcune linee fondamentali per l'associazione del domani. Sono state esaminate tutte le potenzialità sul campo, quelle nuove e quelle future, quelle delle istituzioni, quelle dei privati e quelle dei soci. Ci si è detti quali sono i settori d'intervento nei quali gli antichi obiettivi sono stati raggiunti, quelli nei quali la nostra attività è ancora necessaria, quelli non più utili, quelli nuovi.
I G.A. d'Italia, poi, si sono dati una "casa comune". Questo
vuole essere la sede di Tarquinia, affinché - tra l'altro - sia oggettivamente percepibile per tutti i soci che il lavoro di ciascuno si somma al lavoro di tutti e che la forza del nostro operato nei Gruppi di appartenenza diventa esponenziale se si collega alle attività degli altri. Proprio da questa sede potranno partire delle iniziative integrate nelle quali tutti i soci dei G. A. d'Italia, indistintamente, potranno riconoscersi con orgoglio.
A maggio l'Associazione si rinnova nelle cariche nazionali.
D'augurio è che nessuno si tiri in dietro e sottovaluti l'occasione. Che ogni socio, nelle tappe che sono previste per arrivare all'appuntamento, si informi, si impegni con partecipazione fattiva, chiarezza di proposte, generosità intellettuale, per realizzare insieme l'Associazione dei prossimi anni.

 

Arretrati

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