Quante volte l'abbiamo immaginato li', sul lungomare, alle prime luci dell'alba, a godersi da solo la bellezza della sua Bari. Ogni giorno, dagli schermi di RTG, ci raccontava della sua passeggiata mattutina, fosse per risaltare la bellezza di Bari, per raccontare qualche aneddoto o per criticare la sporcizia delle aiuole piuttosto che la maleducazione di qualcuno. E quante volte abbiamo pensato di accodarci a lui, fissare la sveglia alle 5 in punto, indossare il cappotto e raggiungerlo tra gli alberi di piazza Eroi del Mare o i pescatori di 'nderra a la lanza'. Forse nessuno di noi l'ha mai fatto, forse nessuno di noi ha mai visto realmente Franco Sorrentino passeggiare all'alba per la sua Bari, ma tutti lo ricordiamo cosi'. La voglia ed il trasporto con cui ci descriveva le sue lunghe camminate mattutine sono penetrate nell'anima di chi lo ascoltava.
E' qualche anno che non ne parlava piu', gli acciacchi e gli impegni di Presidente della Provincia l'avevano allontanato da quella meravigliosa abitudine. Ma noi vogliamo ricordarlo cosi', con i capelli scombinati dal vento, quel viso un po' burbero ed un cappotto.
Franco Sorrentino, liberale-liberista, antifascista, crociano, aveva 78 anni, ha scritto tanti libri, piantato tanti alberi e avuto due figlie, come amava ricordare. Pochi dimenticheranno la sua penna, era scrittore prima che giornalista e nei suoi pezzi usava quel linguaggio semplice e diretto che gli era proprio in Tv. Memorabili rimangono i suoi pezzi dal Medio Oriente, i suoi libri, tra cui il capolavoro Bari amore mio ed i fondi su Puglia dove era approdato dopo aver lasciato la Gazzetta del Mezzogiorno, testata a cui era legato da un amore-odio quasi viscerale. Aveva tanti avversari ma nessun nemico, nessuno come lui era in grado di scindere cosi' bene la sfera privata da quella pubblica, poteva dire peste e corna di qualcuno in tv e la sera uscirci a cena come se nulla fosse.
Il suo sogno era quello di fare il sindaco di Bari, c'e' andato molto vicino nel '94. Si era presentato con una lista civica dopo che il Polo gli aveva preferito Simeone Di Cagno Abbrescia. Ricondotto alla ragion di stato dall'amico Pinuccio Tatarella fu candidato alla Provincia. E vinse. Il giorno del suo insediamento ordino' di illuminare la torre del palazzo da anni dimenticata e ne fece un simbolo della nuova Bari di fine anni '90. Quella torre sara' a lui intitolata, un doveroso omaggio ad un innamorato di Bari che da oggi potremo tornare ad immaginare li', alle prime luci dell'alba, a passeggio sul lungomare.

Alessandro Indelli