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Lettera aperta di Eugenio e Alessandro GiordanoLETTERA PER UN DOLORE È spesso difficile trovare le parole per esprimere i pensieri, ancora di più in questo caso. Il giorno dei funerali abbiamo potuto percepire, dall’inizio alla fine, come il nostro dolore fosse anche il dolore di altri: dei suoi ragazzi – questo era ogni studente del Volta, ogni studente del Leonardo o del Virgilio, ogni giovane che aveva conosciuto come insegnante o come dirigente scolastico – dei professori, dei collaboratori, dei genitori, di tutti quelli che lavoravano con lui o che si servivano del lavoro che svolgeva. Tutti, voi come noi, si era lì per esprimere un dolore e tutti non ci capacitavamo della realtà, di quel che è accaduto. Tutti, voi come noi, si era disorientati e increduli. E’ stato di conforto per noi sapere di questo affetto e di questa stima. E’ stato di conforto sapere che la passione spesa per la formazione dei suoi ragazzi, per la formazione degli uomini e donne che siete o sarete, sia stata percepita e trasmessa a voi. E’ stato bello avere la prova che nessuna delusione, nessun pragmatismo, nessun compromesso hanno offuscato le convinzioni che Nando aveva e che ogni giorno cercava di trasmettere: la convinzione che dare il meglio di sé sia un dovere, la convinzione che per ottenere fiducia occorra darne, la convinzione che solo facendo le cose con passione e amore si raccoglieranno dei frutti, la convinzione che nella scuola questo dovere di fare il "meglio" è ancora più intenso perché lì si formano le generazioni di domani, la convinzione che possa davvero crescere un uomo nuovo, migliore, capace di "ascoltare" e "fare" non solo per il suo "particulare". In una recente intervista aveva dichiarato che voleva che i suoi ragazzi sapessero come la pensava. Ci piace credere che questa affermazione sia stata capita davvero, nel suo senso profondo: voleva darvi un esempio e non l’ennesima lezione, voleva farvi conoscere i valori per lui importanti, i dubbi da risolvere e le certezze da cercare e su cui costruire ciascuno le proprie scelte. Questo perché ognuno di Voi cercasse poi i propri valori e le proprie certezze, con l’auspicio fossero gli stessi che aveva lui. Ed anche con la ferma e incrollabile disponibilità ad ascoltare chi avesse altri valori o certezze. E’ stato emozionante – e di questo non possiamo che ringraziarvi – sentire il vostro entusiasmo, la vostra partecipazione, guardare negli occhi di ognuno e trovare il "contagio" che è riuscito a trasmettere (speriamo irreversibilmente) con la passione e l'amore per quello che faceva e per come riusciva a comunicare con ciascuno di voi, anche con coloro con i quali mai ha parlato. E’ raro vedere qualcosa di così forte, di così prezioso – come speriamo sia stato, come ci avete detto in tanti essere stato – di così coinvolgente per chi lo ha potuto sfiorare. Ed è bello sapere che è stato il dono di nostro papà. Un dono che è consistito nel proporvi valori, dubbi e certezze e che proprio per tutto quel che è stato "prima" deve permettervi di sfumare l’ultima decisione. Che è stata sua e deve solo essere rispettata, non spiegata. Per molti è stato il primo "grande" dolore, quello che in qualche modo resta nitido per tutta la vita e su molti visi abbiamo letto la stessa angoscia che c’è in noi: "non so come farò". Faremo, tutti, come avrebbe voluto lui cercando di sopprimere i discorsi che non portano ad alcun tipo di azione e ricordando che "nelle cose del mondo, non è il sapere, ma il volere che può".
Eugenio e Alessandro Giordano |
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