Il contesto

Nel corso degli ultimi trent’anni il Nicaragua -un piccolo paese di circa 4 milioni di abitanti collocato nel centro dell’istmo centroamericano- ha vissuto un’impressionante sequela di disastri, che hanno avuto un enorme impatto sulla popolazione, sia per il numero di vittime provocate (centinaia di migliaia tra morti, feriti, orfani, vedove), sia per le conseguenze sull’assetto socio-economico del paese.

A partire dal 1972, quando uno spaventoso terremoto rase al suolo quasi completamente la città di Managua e mise in ginocchio il paese, il Nicaragua è entrato in una prolungata fase di conflitto sociale e militare che si è protratta ininterrottamente per oltre un ventennio, prima con l’insurrezione contro la dittatura di Somoza (1977-1979), poi con la guerra civile fra sandinisti e contras (1980-1990) ed infine con la non meno sanguinosa fase del banditismo diffuso (1990-1998). Il protrarsi degli eventi bellici dagli inizi degli anni ’70 alla metà degli anni ’90 ha generato una situazione di fortissimo indebitamento e di cronica crisi di bilancio, aggravata da una corruzione amministrativa di eccezionali proporzioni e dall’applicazione di politiche economiche che hanno progressivamente chiuso ogni fonte di credito alle piccole e medie imprese. La grave crisi internazionale del prezzo del caffè, principale fonte d’esportazione nazionale, negli ultimi anni ha fatto il resto, gettando il paese in uno stato di recessione economica senza precedenti.

Se alle disgrazie provocate dagli uomini aggiungiamo l’impatto devastante dei disastri naturali, che nel frattempo hanno colpito il paese a più riprese, generandovi un ulteriore aggravio di morte e di dolore (uragano Juan nel 1988, eruzione del vulcano di Leon nel 1995, siccità nelle campagne del pacifico nel 1996, uragano Mitch nel 1998), otterremo un quadro completo del disastrato scenario in cui si contestualizza il nostro intervento. La drammatica situazione sociale provocata dalla catena di disastri che hanno prostrato il paese, sino a farne uno degli Stati più poveri dell’America Latina, in cui oltre il 40% della popolazione vive con meno di 1 dollaro al giorno, costituisce la ragione di un intervento di cooperazione internazionale come quello prefigurato di seguito.