Ogni daira ed ogni scuola residenziale (chiamate con i nomi delle date importanti per la rivoluzione: "27 febbraio", "12 ottobre", "9 giugno") possiede un dispensario.    Questa struttura ha il compito di garantire alla popolazione le cure di base ed il primo intervento, di essere la proiezione esperta degli ospedali in ogni daira, di dare supporto "tecnico" ai comitati di salute.
In ogni dispensario delle dairas operano 12 "infermiere" non graduate (le donne del comitato) e un infermiere al quale è affidata la responsabilità del dispensario. Nei dispensari della scuola il lavoro svolto dalle donne del Comitato di Salute è svolto da altri infermieri o agenti tecnici sanitari. Si deve evidenziare che nonostante quasi tutte le attività della daira siano portate avanti da donne, a capo del dispensario si trova quasi
sempre un uomo; questo viene giustificato dal fatto che un uomo ha più tempo da dedicare al lavoro rispetto ad una madre di famiglia e dal fatto che gli uomini possiedono "più carattere" per stare a contatto con la malattia e decidere in autonomia, senza il medico. Il responsabile è scelto tra gli infermieri della provincia, possibilmente di quella daira, in base alla sua esperienza; alcuni sono infermieri diplomati dalla scuola saharawi, altri sono agenti tecnici sanitari, altri ancora hanno svolto solo brevi
corsi essendo stati infermieri praticanti durante la dominazione spagnola e che, quando sono dovuti fuggire, erano gli unici ad avere qualche conoscenza sanitaria. A qualcuno di questi infermieri è stato affidato un dispensario nei primi anni ed è tuttora responsabile di quello stesso dispensario.
La struttura che ospita il dispensario è in muratura e si compone usualmente di tre stanze: sala d'attesa, sala per la visita e sala per le medicazioni e somministrazione delle terapie. La sala per la visita può avere anche un lettino per visitare i pazienti, ma da quanto osservato, questo non è indispensabile, le visite vengono condotte frequentemente difronte ad un tavolo, facendo un'anamnesi mirata. In questa stanza si trova anche tutto il materiale amministrativo. Nella sala per le medicazioni si trovano i farmaci, le siringhe ed il bollitore, i bendaggi.
 Il dispensario resta aperto dalle ore 7 alle 13, dalle 18 alle 20 e dalle 21 alle 22 nel periodo estivo, a causa del caldo diurno, con variazioni dell'orario in inverno.
Nelle ore di chiusura e di notte, la popolazione può cercare l'infermiere o le donne del Comitato direttamente alla loro tenda, in modo che ci sia una copertura dell'intera giornata; se l'infermiere è a conoscenza di casi delicati da sorvegliare, talvolta, dorme al dispensario o delega una collaboratrice.
I dispensari ricevono mediamente 15 persone al giorno (nel luglio `94 ad esempio erano state viste 345 persone) che vengono visitate e per le quali viene deciso dall'infermiere se trattarle alla daira, nel dispensario o alla loro tenda, o evacuarle all'ospedale provinciale. Le visite vengono condotte dall'infermiere facendo poco uso dell'indagine clinica, ma basandosi fondamentalmente sulla descrizione dei sintomi e sulle
caratteristiche di insorgenza. Il rapporto che si instaura è quello caratteristico della medicina occidentale in cui il sanitario ascolta, scrive e prescrive concedendo poche spiegazioni all'utente. La visita si conclude molto spesso con una somministrazione farmaceutica che viene scritta su dei foglietti bianchi e consegnata alle "infermiere" che
consegnano il farmaco al paziente. L'infermiere in alcuni casi prescrive i farmaci per un trattamento per più giorni, scegliendo se consegnare tutti farmaci necessari in quel momento o se far ritornare ogni giorno il paziente ad assumere i farmaci al
dispensario o consegnarli alle infermiere che lavorano ai barrios (può accadere che alcuni pazienti dimessi dall'ospedale necessitino ancora di terapia e che quindi questi si rivolgano al dispensario).
Una visita al dispensario si rileva una relativa tendenza all'uso dei farmaci; questa tendenza si è andata sempre più sviluppando nel corso degli anni a causa di una maggiore disponibilità di farmaci e di una volontà di mostrare che i dispensari e la medicina ufficiale erano in grado di risolvere i problemi di salute più di quanto non facesse la medicina tradizionale saharawi.
Attualmente la popolazione si serve più del dispensario che non della medicina tradizionale, anche se permane un'alta percentuale della popolazione che usa erbe e rimedi proposti dagli anziani, e la tendenza degli infermieri e quella di ridurre gradualmente l'uso dei farmaci, che comunque sono sempre scarsi rispetto alle necessità, e si rendono essi stessi conto dell'impossibile onnipotenza dei farmaci e dei rischi del loro uso eccessivo.
Frequentemente sui fogli rilasciati dall'infermiere compare solo la prescrizione dei farmaci, senza ulteriori indicazioni diagnostiche; dal momento che non esiste altra documentazione sanitaria, per la maggior parte dei saharawi queste prescrizioni sono l'unico indizio per ricostruire la loro storia sanitaria. Se dalla visita viene evidenziata una patologia grave, se l'infermiere si rende conto della propria incompetenza tecnico
professionale o della mancanza del farmaco necessario, il paziente viene inviato all'ospedale provinciale; al dispensario ci sono soltanto alcuni farmaci, pochi per uso parenterale, nessuna possibilità di effettuare indagini diagnostiche, quindi spesso si ricorre all'evacuazione all'ospedale anche in presenza di patologie non gravi, ma da diagnosticare con più certezza.
Per inviare i pazienti all'ospedale necessita una relazione dell'infermiere che spesso per non "mancare di rispetto" ai medici riporta la dizione "probabile...". Il sistema sanitario saharawi prevede che la popolazione non abbia libero accesso ai vari livelli d'intervento, ma che ci sia una gradualità; così non si può accedere all'ospedale provinciale senza che ci sia stata una visita al dispensario, e dal dispensario non si può inviare direttamente qualcuno all'ospedale nazionale, si deve prima passare
attraverso il livello provinciale. Questo sistema gerarchico evita i possibili ed inutili ingolfamenti delle strutture sempre più attrezzate, ma talvolta può essere causa di perdite di tempo; i vari livelli vengono però superati di fronte a palesi urgenze.
Per ciascuna visita effettuata, viene compilato al dispensario un registro, simile in tutti i dispensari, con le seguenti voci: n¡. progressivo della visita, nome e cognome, età, sesso, barrio, diagnosi risultante dalla visita, se trattato in sede o evacuato.
Alla fine della giornata si compila un riepilogo, che sarà inviato all'ospedale provinciale, nel quale tutte le varie diagnosi sono raggruppate in sei categorie: infezioni respiratorie acute, infezioni diarroiche acute, patologie oftalmologiche, patologie urinarie, intossicazioni, altre (comprendenti la traumatologia, gravidanza,
ginecologia, ecc.). Questo riepilogo viene scritto su moduli prestampati, distribuiti in tutti i dispensari, che costituisce la base per la rilevazione statistico- epidemiologica; da questo, indicativamente, si ricavano le patologie ritenute più frequenti o, comunque, temute (da evidenziare la voce "intossicazioni" dalla quale sono escluse le patologie
diarroiche, in un contesto dove ci sono poche sostanze intossicanti che, quindi, lascia presupporre che si voglia monitorizzare le intossicazioni possibili da medicamenti somministrati dai medici tradizionali). Per le malattie infettive è previsto un modulo separato nel quale si evidenziano:epatiti, meningoencefaliti, pertosse, poliomielite, tubercolosi, parotite, morbillo, varicella.
L'infermiere presenta il proprio rapporto e le varie rilevazioni all'ospedale provinciale del quale è "dipendente", al contrario del Comitato di Salute che risponde al sindaco della daira anche se i rapporti di questo Comitato sono inviati anche all'amministrazione della wilaya. Come accennato in precedenza, il dispensario può essere utilizzato anche come proiezione dell'ospedale e della sanità in ogni daira. I comitati di salute svolgono prevalentemente funzioni di tipo preventivo-educazionale,
mentre il dispensario si occupa della parte terapeutica. Le politiche sanitarie stabilite a livello nazionale e pianificate in sede provinciale possono trovare un valido supporto per l'attuazione nei dispensari. In alcune occasioni i responsabili dei dispensari (talvolta anche le donne dei comitati di salute) partecipano a giornate di aggiornamento in cui vengono esposte le nuove linee di intervento nei vari settori. I dispensari operano
su programmi stabiliti a livello provinciale, è, quindi, necessario diffondere le informazioni quando ci sono variazioni in conseguenza di alcuni eventi: carenza di farmaci, di alimenti, epidemie, campagne di prevenzione; infatti, se il dispensario è il punto di raccolta dei dati epidemiologici di base è anche il punto di diffusione/attuazione degli nterventi di base.
Perché ci sia una discussione utile e per dare supporto al comitato, 'infermiere ne è membro di diritto in qualità di esperto. Tutte le mattine, durante la stesura del rapporto dei vari settori del comitato, c'è un interscambio reciproco di informazioni riguardanti: i casi visti in dispensario da seguire alla tenda ed i casi visti alla tenda da sottoporre
all'attenzione dell'infermiere.
Alcune campagne di prevenzione ed alcune giornate di educazione sanitaria sono coordinate dall'infermiere in collaborazione con il comitato; mediamente sono poste in calendario mensile: educazione sanitaria generale 2 volte, educazione alla gravidanza 1 volta, educazione delle puerpere 1 volta, educazione su aspetti particolari ogni volta che si ravvisa la necessità, fino a 6 volte. La partecipazione a queste iniziative è circa del 50%, sono assenti per lo più gli anziani e le ragazze giovani. Quando all'ospedale ci sono sufficienti medici, uno di questi effettua visite ai dispensari una volta alla settimana in modo che gli infermieri gli possano sottoporre i casi dubbi e che possano essere seguiti anche gli ammalati dimessi dall'ospedale.
 
 



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