La Spagna ha annunciato di voler effettuare
un referendum in vista della sua uscita dal Sahara, ma in realtà
si vuole uscire solo formalmente dal territorio, cercando di affidarlo
a qualcuno che sarebbe stato "riconoscente" al vecchio colonizzatore. Si
crea, quindi, un partito del quale sono gli spagnoli a tirare le fila:
il Partito dell'Unione Nazionale Saharawi (P.U.N.S.); questo genera una
serie di malcontenti tali da far ricorrere anche il Marocco alla Corte
Internazionale di Giustizia dell'Aia ed all'invio di un contingente O.N.U.
per verificare la praticabilità di un
referendum di autodeterminazione
che riferisce inconsistenza del P.U.N.S. e che il Fronte Polisario è
l'unico interlocutore che riunisca attorno a sé un gran numero di
saharawi.
La Corte dell'Aia indica, intanto,
che quella non era "terra nullis", ma che né Marocco, né
Mauritania hanno avuto nella storia vincoli con il Sahara Spagnolo e che
quindi si proceda ad un referendum di autodeterminazione.
Il Marocco, che da secoli fa rivendicazioni
di quell'area, si sente sconfitto (soprattutto di fronte all'opposizione
interna al regime di Hassan II); la Spagna, dopo la grave malattia e successivamente
la morte del generale Franco (17 ottobre 1975) ed i disagi interni, tratta
segretamente con Rabat ed accorda,
contro le delibere dell'O.N.U., l'ingresso della "marcia verde" per alcuni
chilometri nel Sahara per accontentare gli oppositori di Hassan II (chiamata
marcia verde perché 350.000 marocchini invadevano, in apparenza
pacificamente, il Sahara con una copia del Corano ed una bandiera verde
in mano come simbolo dell'Islam); in pratica i marciatori erano inquadrati
da polizia e militari armati.
Il 14 novembre 1975, a Madrid,
si firmano gli accordi tra Spagna, Marocco e Mauritania nei quali si sancisce
il ritiro della Spagna e la consegna dei territori ai due confinanti. Da
questo momento le truppe marocchine entrano da nord e le truppe mauritane
entrano da sud, mentre il Polisario cerca di conquistare terreno dove può,
ma le persecuzioni si fanno pesanti e molti saharawi fuggono oltre confine,
sotto i bombardamenti con Napalm dell'aviazione marocchina, a Tindouf,
dove si forma la prima tendopoli di rifugiati saharawi e dove l'Algeria
ha interesse a contenere l'espansionismo marocchino. Il 27 febbraio 1976
il Polisario proclama la R.A.S.D. per colmare il vuoto istituzionale creatosi
dopo il ritiro della Spagna.
Da questo momento la guerriglia
sarà l'impegno principale del Polisario e dei saharawi. All'inizio
questa guerriglia sarà concentrata verso il nemico più debole,
la Mauritania, ed in poco tempo, rovinata l'economia del paese con la guerra,
viene destituito il Presidente e dichiarata tregua; il 5 agosto 1979, ad
Algeri, si firma la pace tra R.A.S.D. e Mauritania.
Nel 1980 il Polisario ha già
recuperato una parte di territorio anche ai marocchini, ma, in crisi con
il caro vita interno e le opposizioni al regime, Hassan II inizia la "strategia
dei muri di sabbia". Questi 6 muri, costruiti in tempi successivi dal 1981
al 1986, si snodano per un percorso di 2.800 Km dal sud del Marocco fino
alla costa atlantica al confine della Mauritania e racchiude circa 200.000
Kmq di territorio (tutto il Sahara occidentale ha un'estensione di 266.000
Kmq). I muri sono di sabbia e pietrame, preceduti da campi di mine (molte
delle quali sono italiane, della Valsella) e controllati da sistemi elettronici
di sorveglianza e da
punti di guardia armati a distanze
regolari. Al riparo dai muri, i marocchini hanno colonizzato il Sahara
come mai gli spagnoli avevano saputo fare.
La R.A.S.D., però, non si
ferma alla guerriglia ed inizia a tessere una serie di rapporti internazionali
che porteranno al riconoscimento di questo tato rifugiato da parte di quasi
80 paesi (la maggior parte africani) e dall'Organizzazione per l'Africa
Unita (O.U.A.) che collaborerà con l'O.N.U. per una soluzione pacifica
del conflitto. Il 24 settembre 1987
l'O.N.U. annuncia la costituzione
di una missione tecnica per studiare le modalità di un "cessate
il fuoco" e l'organizzazione di un referendum di autodeterminazione al
Sahara Occidentale. L'11 agosto 1988 un piano di pace elaborato del Segretario
Generale dell'O.N.U. in collaborazione con l'O.U.A., per una risoluzione
pacifica del conflitto del Sahara
Occidentale, è accettato
dalle parti in causa, il Marocco ed il Fronte Polisario (dal 1979 unico
rappresentante ufficiale del popolo saharawi in mancanza di un riconoscimento
dello Stato dal momento che ancora non c'era stato nessun atto di volontà
del popolo, sancito anche dalla comunitàinternazionale), questo
si basa sul referendum al quale potranno votare solo i saharawi censiti
dalla Spagna, circa 74.000 persone. Il 6 settembre 1991 è previsto
il cessate il fuoco.
Viene creata la M.I.N.U.R.S.O.
(Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale,
di cui fa parte anche l'Italia con pochissimi uomini).
Il referendum di autodeterminazione
fissato dall'O.N.U. per il 26 gennaio 1992 e che doveva sancire il diritto
del popolo saharawi a scegliere tra indipendenza e annessione al Marocco,
è slittato a data imprecisata a causa del continuo boicottaggio
del re Hassan II, consistente in: - installazione nel territorio contestato
di più di 200.000 nuovi coloni che si aggiungono alle decine di
migliaia (forse 300.000) già insediati in precedenza, alle forze
di polizia e all'esercito; - deportazione in Marocco di più di 8.035
giovani saharawi, costretti brutalmente all'esilio forzato nell'ambito
di una politica di trasferimento in massa delle popolazioni saharawi fuori
dal loro territorio; - presentazione di nuove liste di falsi aventi diritto
al voto (le liste erano già state definite col comune accordo delle
parti); - espulsione di giornalisti; - coprifuoco nelle città saharawi;
- impossibilità per il personale O.N.U. (MINURSO) di svolgere il
proprio lavoro. Oggi il lavoro della commissione O.N.U. per l'identificazione
incaricata, assieme a 2 rappresentanti dell'O.U.A., 1 dignitario saharawi
dei territori occupati e 1 dignitario saharawi dei campi profughi, procede
con lentezza. Solamente poco più di 4.000 persone sono state esaminate.
Non è stata ancora definita la data per il referendum, si auspica
per il mese di marzo del 2000.
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