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Mensile di comunicazione ebraica per informare,
educare e divertire
Migliorare la qualità della vita:
obiettivo primario dell’ebraismo.
Tishrei 5763
Settembre/Ottobre 2002



Editore:
MP TRADE,
Milano

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A cura di :
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Redattore:
Piha Meyer

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Pagine oro


Riceviamo
e pubblichiamo

Le parole che provengono dal cuore entrano nel cuore!

“Le parole che provengono dal cuore entrano nel cuore”, ci insegna Rabbenu Tam.

Ed eccoci lanciati in un anno nuovo. Dunque un nuovo ballo per l’intera umanità, che appena uscita dal tunnel dei giorni “terribili”, si appresta a godere dei giorni piacevoli e di gioia della festa delle capanne e dalla festa di simha Torà.

Ci insegnano i nostri maestri che ogni giorno che passa siamo delle nuove creature perché il Signore dell’universo ogni giorno crea il mondo, consegnandoci nuove forze per servirLo nel modo più semplice: lavorando in ufficio, o facendo i mestieri di casa, dietro i banchi di scuola o dietro le scrivanie, quindi forza e coraggio a tutti…

È scritto nei proverbi: Educa il bambino secondo la sua inclinazione, in maniera tale che, da adulto, non se ne allontani.
Maestri o genitori D-O ci ha dato il compito di educare bene i nostri figli o i nostri allievi e di trattarli con amore. Il rispetto e il timore che dobbiamo avere nei loro riguardi NON sono diversi da quelli che nutriamo per il creatore del Mondo. Siamo sicuri che l’umiltà che richiede l’insegnamento e l’educazione sarà lo strumento giusto per portare presto mashia!

A tutti voi un pioggia di benedizioni che vi illumini ovunque voi siate.

Meyer Piha

capodanno
Le Capanne
ci insegnano a non dare mai nulla per scontato
Con il capodanno ebraico, memoria della creazione e sigla del tempo che passa e torna su se stesso.
Il gentile auspicio siglato dal boccone dolce con cui s’usa chiudere l'anno vecchio ed avviare quello nuovo - una mela o un altro frutto stucchevolmente intinto nel miele - è prontamente respinto dal periodo penitenziale che in quel preciso momento si inaugura: “giorni tremendi” sono infatti detti in ebraico quei dieci che trascorrono dal capodanno al digiuno di Kippur, nei quali si vuole che D-o apra il libro con sopra scritte le vite e le opere di tutti noi, per giudicarci, uno per volta, senza nulla trascurare di ciò che abbiamo fatto e commesso. Il libro celeste si apre nel primo giorno del nuovo anno e si chiude nell’istante fatale in cui in tutte le sinagoghe del mondo s'intona la preghiera detta neilah, “chiusura” appunto, vuoi delle porte del Tempio a Gerusalemme vuoi di quelle pagine per noi fatali.
Mentre i fedeli intonano questo canto triste e speranzoso a un tempo, il sole al tramonto lambisce già le fronde degli alberi più alti, e i verdetti si fanno. Ma la stagione delle grandi feste ebraiche non è ancora finita: qualche giorno dopo il solenne digiuno inizia infatti la settimana di Sukkot, spensierata ma non troppo festa delle “capanne”, come dice il nome in ebraico, commemorazione dei quarant'anni trascorsi dalle tribù di Israele guidate da Mosè a spasso per il deserto.
A prima vista questa rievocazione storica pare avere poco a che vedere con il compunto periodo che l’ha preceduta nel calendario, ma in realtà il nesso esiste ed è assai significativo. La festa delle Capanne ci impone di risiedere per più tempo possibile non fra le comode e rassicuranti mura di casa, bensì sotto le fragili frasche di una capanna costruita all’uopo in balcone o in giardino, a memoria di quella stagione provvisoria quanto mai altra dell'esistenza ebraica in cui di giorno si errava per il deserto in cerca di una destinazione remota e la notte ci si fermava a dormire sotto la volta del cielo.
Tornare ogni anno per qualche giorno a vivere entro una dimensione di cosciente provvisorietà è cosa davvero salutare, ci insegna a non dare mai nulla per scontato e soprattutto a non adagiarci nel conformismo rassegnato: “in fondo D-o ci ha appena giudicato, possiamo riposarci per un po'”.
La settimana delle Capanne rammenta invece che non è mai il momento di crogiolarsi negli agi della pigrizia esistenziale. Non a caso durante la festa si legge il libro biblico del Qohelet, il più scettico e disincantato degli scritti sacri.
curiosità
Trovata la Mucca Rossa in Israele!
E' nata in aprile in Israele! La vitellina, tuttora priva di macchie o segni di alcun tipo è completamente rossa, proprio come quella citata dal diciannovesimo capitolo del Libro dei Numeri.
Dopo la nascita della mucca il padrone ha contattato immediatamente il Temple Institute e venerdì 5 aprile Rabbi Mena-chem Makover e Rabbi Chaim Richman, dopo un’ispezione sul luogo, hanno confermato la veridicità del fatto.
I rabbini l’hanno trovata kosher e pensano che questa mucca possa venire utilizzata per il processo di purificazione descritto nel Libro dei Numeri. Siamo sicuramente di fronte ad un’importante passo verso la ricostruzione del terzo Beit Hamikdash.


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