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MULTICINEMA     X-FILM

1998 Cinema contro il razzismo

Il Progetto Multicinema nasce,  da una pratica comune di sperimentazione da parte di Laboratorio Immagine Donna e del Progetto Donna del Comune di Firenze.

Sulla base di questa pluriennale esperienza si è creduto possibile intervenire su uno dei temi che più urgentemente si impongono alla formazione dei giovani: quello dell'incontro tra razze e culture.

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Il lavoro congiunto di Laboratorio Immagine Donna e Progetto Donna sulle comunicazioni di massa e i modi della trasmissione ed elaborazione di valori e comportamenti nella formazione dei giovani e delle giovani è sempre stato di tipo propositivo e non censorio. Come ad esempio per quanto riguarda l'immagine femminile e la sua rappresentazione è sempre apparso più utile proporre opere stimolanti e innovative e non fermarsi alla semplice stigmatizzazione degli stereotipi così, questa volta, si è preferita l'impostazione multietnica a quella semplicemente antirazzista.

 

La Prof.sa Paola Cinti con  le allieve del Liceo Artistico   L.B. Alberti, premiate al Videofilmfestival di Fano

 

 

Sono stati, a questo scopo, selezionati e presentati nella prima parte dell'anno scolastico cinque film europei che, per le loro caratteristiche di qualità e originalità, potevano essere proposti come prototipi per la discussione con i giovani: Les noms n'habitent nulle part

di Dominique Loreau, Sous les pieds des femmes di Rachida Krim, Alma gitana di Chus Gutierrez, Terra di mezzo di Matteo Garrone, L'autre côté de la mer di Dominique Cabrera.

Per ogni film si è fornito il materiale necessario per una documentazione preliminare in classe; poi, subito dopo la proiezione o in un altro momento ha avuto luogo l'incontro con l'autrice/autore.

Mentre per quanto riguarda i paesi europei partner del progetto (Francia, Spagna e Belgio) i materiali filmici erano abbondanti, per quanto riguarda il nostro Paese l'argomento risultava davvero poco trattato. Sulla scarsità di produzione cinematografica italiana sull'immigrazione incide probabilmente la novità del fenomeno, anche se poi, da uno sguardo più approfondito alla storia del nostro cinema, risulta assai poco frequentata anche l'esperienza dell'emigrazione, che invece ha accompagnato una lunga ed importante fase della storia sociale e politica italiana. D'altra parte, però, si tratta certamente di un segnale che rivela una ancora troppo esigua metabolizazione sociale ed elaborazione culturale della presenza degli immigrati.

L' "invisibilità" dell'immigrato è stata uno dei temi più dibattuti e, proprio per ovviare a questa mancanza di comunicazione e conseguentemente di conoscenza si è introdotta nelle fasi di laboratorio la presenza dei rappresentanti delle comunità che, in una funzione alta, docente, hanno guidato le discussioni e fornito testimonianze sulla loro esperienza di stranieri nel nostro Paese. La sperimentazione è continuata in primavera con la presentazione a Spazio Uno di due giovani autori italiani: Matteo Garrone che ha presentato Terra di mezzo e Corso Salani Gli occhi stanchi.

Il primo, girato avventurosamente in pellicola, rappresentava l'Italia nella nostra selezione; il secondo, in video, meritava di essere visto per la sensibilità e il rispetto con i quali affrontava il tema difficile della tratta delle prostitute. A questi due film è stata affiancata un'opera di grande successo e diffusione europea: La promesse dei fratelli Dardenne, da più parti indicato come il miglior film prodotto in Europa sull'immigrazione. Il film belga è stato l'ultimo titolo proposto per l'anno scolastico 1997/98.

I laboratori sono stati condotti in modo flessibile a seconda delle esigenze delle scuole e, in realtà, anche delle singole classi o gruppi di classi. Chi ha voluto ha soltanto partecipato alla proiezione e all'incontro al cinema o ha approfondito il tema con altre proiezioni cinematografiche o in video o con letture e incontri mirati.

Gli elaborati sono stati di vario genere: dalla scrittura (temi, relazioni, ricerche, giornali scolastici) alla grafica, alla pittura, al video, al fumetto.

 

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Per il 1999 sono stati proiettati due film a riepilogo del lavoro svolto: Amistad di Steven Spielberg e Il destino di Youssef Chahine. Si tratta di due opere di grande diffusione che rappresentano le ultime riflessioni cinematografiche provenienti da Oriente e Occidente sui rapporti tra le culture e le civiltà dei popoli della terra. Amistad, realizzato da uno dei più popolari registi di Hollywood, focalizza il peccato originale della società americana: lo schiavismo. Il destino è un inno alla tolleranza e alla convivenza libera e felice tra costumi, religioni e popoli diversi, firmato dal più noto regista egiziano, Palma d'oro alla carriera nell'ultima edizione del Festival di Cannes.

 

Allievi e allieve dell'Istituto "G. Capponi" di Firenze con il "Capponi cinema"  numero speciale del giornale  d'Istituto dedicato al cinema

 

 

Hanno fruito delle proiezioni e dei laboratori oltre millecinquecento studenti. L'attività si è protratta, all'interno delle scuole e mediante proiezioni e laboratori supplementari, fino al mese di marzo. Si sono aperti circuiti dalle scuole alle comunità e viceversa che hanno portato alla organizzazione autonoma da parte delle scuole, e a volte delle rappresentanze degli studenti, di incontri con esponenti delle comunità e/o con mediatori culturali. La coincidenza con altre iniziative dell'Anno Europeo contro il razzismo, ha prodotto una pubblicizzazione delle occasioni cittadine e favorito la partecipazione dei giovani a concerti, mostre, cene etniche, feste e ricorrenze culturali e religiose.

L'insieme delle esperienze ha dato luogo a una ricaduta informativa e partecipativa nelle assemblee, nei giornali studenteschi e in altri momenti della vita scolastica.

Questo quaderno multimediale contiene le schede dei film europei ed estratti delle interviste/incontri con le autrici/autori. Contiene anche le schede dei tre film di grande diffusione che saranno utilizzati per concludere l'esperienza e una filmografia con tutti i titoli disponibili sull'argomento trattato. C'è poi una sezione intitolata Convegno che raccoglie una parte dei contributi che esperti, critici, docenti, e operatori del settore comunicazione hanno fornito durante il convegno Multicinema e durante gli incontri con le classi.

 

Multicinema: obiettivi, protagonisti, pratiche didattiche

 

Obiettivo A: Incidere nella formazione dei giovani in età adolescenziale e preadolescenziale fornendo modelli di approccio alle culture degli immigrati e delle minoranze etniche, proponendo atteggiamenti interessati e ricettivi.

L'occasione formativa proposta alle scuole e direttamente ai giovani ha assunto la forma di una esperienza globale superando il tradizionale rapporto con il libro, o quello meno usuale e praticato in modo non innovativo dell'immagine cinematografica utilizzata come sussidio didattico. Sin dall'inizio il progetto è stato presentato come immersione nella dimensione multiculturale nella quale particolare rilievo e autorità è stata data ai rappresentanti delle comunità nel loro ruolo di esperti e portatori di conoscenze e saperi offerti alla condivisione.

Per sottolineare la rilevanza dell'avvenimento è stata volutamente rotta la rigidità della struttura scolastica organizzata per classi orizzontalmente o per corsi, verticalmente e sono stati organizzati collettivi di discussione e lavoro tra classi di scuole diverse e allievi di differenti età.

L'assoluta novità dei materiali proposti ha sollecitato nei giovani l'assunzione di punti di vista non scontati e di un certo senso di responsabilità nei confronti della propria partecipazione.

La coscienza di stare sperimentando un progetto pilota europeo che potrà essere ripetuto in altri paesi della comunità, ha costituito un elemento positivo non trascurabile nella buona riuscita del lavoro. É stato possibile meglio calibrare, nel corso del tempo, le strategie che favoriscono l'ascolto, la comprensione, l'elaborazione collettiva dei problemi sino alla proposta di soluzioni sotto forma di indicazioni di scelta per se stessi e i coetanei italiani ed europei.

 

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Giovanna Mattolini del "Progetto Donna" del Comune di Firenze

Obiettivo B: Proporre conoscenze dirette dei prodotti delle altre culture elaborandone analisi e riflessioni insieme agli autori ed esponenti delle culture in questione.

 

Sono stati proposti in lingua originale con traduzione cinque film: Sous les pieds des femmes di Rachida Krim (Francia), L'autre côté de la mer di Dominique Cabrera (Francia), Alma gitana di Chus Gutierrez (Spagna), Les noms n'habitent nulle part di Dominique Loreau (Belgio) e Terra di mezzo di Matteo Garrone (Italia). Questo anche per introdurre la buona pratica della visione di film non doppiati che sola permette di apprezzare pienamente la qualità della recitazione, della colonna sonora, delle specificità e sonorità di ciascuna lingua.

I film prescelti si sono rivelati idonei all'uso proposto. L'attenzione e l'interesse dei giovani non sono mai venuti meno grazie anche all'aspetto prevalentemente narrativo risultato assai più gradito di quello documentaristico spesso prevalente nell'approccio a questo tipo di problematiche. Hanno condotto i laboratori, assieme alle esperte di Laboratorio Immagine Donna, membri delle comunità che registrano una maggiore presenza nel comprensorio fiorentino: senegalesi, etiopi, rom, cinesi, iraniani, curdi, polacchi e sudamericani. Ai rappresentanti delle comunità è stato chiesto di commentare le immagini e le storie proposte dai film ma le dinamiche che si determinavano hanno portato puntualmente al confronto tra le esperienze personali di emigrazione, inserimento/emarginazione, accettazione/rifiuto, rivendicazione della propria identità culturale/mediazione con la cultura locale.

Gli studenti hanno interagito assai bene anche con gli autori la cui presenza era ovviamente un'occasione preziosa per ‘entrare nei film’ in una maniera totalmente inedita approfondendo motivazioni e intenti e discutendo i risultati artistico-espressivi anche alla luce dei propri gusti e desideri in campo cinematografico. Per gli autori il confronto con i giovani delle scuole è stato anche l'occasione di un test piuttosto particolare con una fascia di pubblico molto rilevante ma che raramente è dato incontrare nella realtà.

Il rapporto con i docenti che hanno partecipato ai laboratori e guidato il lavoro nelle classi è stato molto positivo e ha dato vita ad ulteriori collaborazioni sollecitando richieste formative sui temi della lotta al razzismo, della comunicazione visiva e dell'intercultura che porteranno anche alla realizzazione di specifici corsi di aggiornamento.

 

Obiettivo C: Favorire lo spirito critico nei confronti degli stereotipi razzisti dell'immigrato e di colui che parla un'altra lingua, professa un'altra religione, viene da un altro paese.

 

L'idea guida dei laboratori era la fruizione critica delle opere cinematografiche sintetizzata nell'indicazione guardare insieme. Per ogni film è stata realizzata, collettivamente, sotto la guida di esperte di cinema, un'analisi puntuale che verteva sugli aspetti fondamentali del linguaggio cinematografico, sugli elementi di originalità introdotti dall'autrice/autore nell'impostazione del problema, nella presentazione dei personaggi, nella descrizione degli elementi. Si inseriva poi il film nel contesto culturale del paese d'origine in relazione anche ad altre forme di espressione e di comunicazione (letteratura, teatro, musica) cercando di sviluppare nei giovani l'atteggiamento critico necessario per una fruizione non passiva dei mezzi di comunicazione di massa. Partendo dall'assunto che i giovani, pur non disponendo di momenti e luoghi formalizzati per l'apprendimento degli strumenti della critica cinematografica, assimilano dall'ambiente un abbondante bagaglio di informazioni visive, sono stati proposti e realizzati confronti con le produzioni più commerciali correnti e con alcuni film più visti dai giovani, allo scopo di rintracciare differenze e somiglianze e individuare le forme degli stereotipi più ricorrenti.

Con l'aiuto dei rappresentanti delle comunità, è stata poi analizzata la validità della rappresentazione o autorappresentazione degli immigrati, ponendole a confronto con gli stereotipi, spesso decisamente razzisti, che facilmente si incontrano nella fruizione quotidiana delle comunicazioni di massa.

Attraverso le discussioni che cercavano di rintracciare origini e motivazioni degli atteggiamenti razzisti ma anche attraverso i racconti di vita degli esponenti delle comunità e grazie alla curiosità per i punti di vista e le esperienze degli altri, si è messa in moto la creatività dei giovani che hanno realizzato lavori di vario genere, dall'intervista in video, al fumetto, alla pittura, utili alla verifica di quanto compreso, acquisito o personalmente o in gruppo rielaborato.

Uno dei risultati più interessanti e certamente più positivi è stato l'immediato collegamento che ogni volta si stabiliva tra le opere analizzate e la contemporanea evoluzione della problematica inerente ai flussi migratori e al rapporto con gli immigrati nel paese. L'atteggiamento critico assunto nei confronti dei film, veniva confermato nell'analisi delle notizie riportate dai media e nella voglia di sapere di più e capire meglio quanto stava accadendo ad esempio con gli albanesi che proprio nel periodo della sperimentazione, giungevano in Italia.

Contemporaneamente, attraverso i vissuti familiari, si ricostruivano i percorsi migratori delle generazioni precedenti, quella degli studenti e dei loro genitori. Riemergeva quindi una esperienza di migrazioni passate quasi cancellate dalla memoria collettiva, che invece, costituiscono un momento fondamentale nella formazione dell'identità nazionale diffusa nei cinque continenti, che, con i problemi del lavoro, dell'integrazione e dell'intercultura, ha avuto a che fare dal punto di vista di chi è stato emigrante e quindi non può rifiutare chi come emigrante arriva.

Per quanto riguarda gli insegnanti la doppia apertura sul presente e sul passato è stata considerata estremamente proficua e produttiva.

 

 

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"Capponi Cinema"

Obiettivo D: Valorizzare il ruolo e la presenza delle donne nelle culture altre poiché questo è precisamente uno dei luoghi dell'immaginario e della quotidianità in cui maggiormente il razzismo si esercita.              

 

Tutte le opere proposte oltre ad una elevata qualità artistica offrivano numerosi spunti di discussione privilegiando l'aspetto problematico ed evitavano le soluzioni semplicistiche e scontate. Così il rapporto uomo donna, la definizione culturale dei ruoli maschili e femminili e le funzioni sociali ad essi collegate sono stati un argomento costante di discussione e riflessione. Convergevano, sui temi dell'affermazione delle differenze e delle libertà femminili, le esperienze del Laboratorio Immagine Donna che da venti anni si occupa di media e immagine femminile e di cinema e storia delle donne e quelle di Progetto Donna, una struttura del Comune di Firenze creata appositamente per raccogliere e moltiplicare i frutti della partecipazione femminile alla vita cittadina. Così il rapporto tra migranti e native ha potuto essere analizzato anche alla luce di esperienze precedentemente realizzate e di materiali già disponibili. La centralità della presenza femminile nelle comunità immigrate è emersa chiaramente non soltanto come portatrice di saperi antichi e disparati e come perno importantissimo contro la disgregazione e la perdita di identità per gli uomini. Una convivenza più serena e meno separata non potrà prescindere da un positivo radicamento femminile nei luoghi d'immigrazione. È proprio discutendo la rappresentazione dell'immagine femminile che sono emerse le situazioni più scottanti e contemporaneamente più soggette a stereotipizzazioni: integralismo religioso e tratta delle prostitute. Il film di Rachida Krim e quello di Matteo Garrone hanno proposto sguardi dall'interno per entrambi i problemi.

È stato adottato un atteggiamento analitico che, al di là dei pregiudizi, si interrogava sulle cause e i modi in cui le donne vivevano e reagivano nei film e nella realtà. Sono state perciò molto importanti le figure femminili proposte nel loro complesso perché, oltre all'originalità e positività dell'impianto, contraddicevano una prassi cinematografica generalizzata che rende le donne immigrate sostanzialmente invisibili.

È stato possibile incontrare artiste, giornaliste, religiose delle comunità che hanno offerto della donna immigrata modelli inconsueti di determinazione, personalità e iniziativa e che hanno presentato i problemi relativi alla condizione femminile in modo circostanziato, ma anche transculturale, permettendo ai giovani e alle giovani di rapportarsi, partendo da sé, al cambiamento che la presenza delle donne comporta nei rapporti tra migranti e nativi.

Il confronto con le donne delle comunità ha innescato una parallela riflessione sui cambiamenti del ruolo femminile e delle sue rappresentazioni nella nostra società.

 

Metodologia dell'intervento

 

Gli itinerari didattici ai quali le scuole hanno scelto di partecipare, sono stati presentati nelle classi dai docenti e discussi con gli allievi allo scopo di ottenere una partecipazione, per quanto possibile personale e responsabile. Le scuole che avevano possibilità di farlo, hanno inserito l'attività negli spazi riservati all'approfondimento, le altre nei piani di lavoro di istituto, di corso o di classe.

 

L'ambiente dell'intervento

 

Per meglio calibrare la realizzazione del progetto è stato svolto un lavoro di analisi sulle informazioni già in possesso degli studenti sui temi che sarebbero stati oggetto degli incontri.

L'ampiezza del campo di intervento per quanto riguarda i prerequisiti, ha portato a favorire una generale interazione con le agenzie formative piuttosto che l'uso di prove oggettive strutturate da proporre direttamente agli studenti (test o elaborazioni idonee alla valutazione).

Ne è risultato che in alcune scuole erano stati avviati programmi di approfondimento sulla società multietnica, in altre il tema del razzismo era stato oggetto occasionale di lezioni o ricerche incentrate su uno o più dei seguenti argomenti:

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formazione di pregiudizi e stereotipi,

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processi socio-economici della mondializzazione,

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storia delle donne-educazione alla differenza,

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culture del mediterraneo dall'antichità ad oggi,

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storia dell'antisemitismo e Olocausto,

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teorie e pratiche della non-violenza,

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multiculturalismo e pedagogia.

Tutti gli argomenti risultavano affrontati prevalentemente attraverso testi scritti e con la guida dei docenti delle materie del gruppo letterario, giuridico, pedagogico. A volte durante le lezioni di religione.

Per quel che riguarda poi la presenza nelle scuole dei giovani appartenenti alle comunità di immigrati, il fenomeno è relativamente recente. Sono coinvolte soprattutto le scuole elementari e medie inferiori che vedono la presenza prevalente di allievi cinesi e rom e non ancora nelle medie superiori. C'è da rilevare che i giovani delle comunità non vanno oltre la scuola dell'obbligo certamente anche a causa delle condizioni di disagio e immediato avviamento al lavoro che vivono. Nei quartieri più decisamente popolati da immigrati sono state introdotte pratiche di educazione interculturale nella scuola di base. In questi casi accanto ai docenti, entrano nelle classi figure nuove di mediatori culturali.

Elemento portante del progetto era la riflessione sulle teorie e tecniche delle comunicazioni di massa in rapporto alla creazione, rafforzamento e diffusione di immagini non stereotipate dell'altro. Le carenze in questo senso sono state immediatamente palesi dato il ritardo della scuola italiana nel considerare i linguaggi cinematografico e televisivi oggetto di sistematico studio. È invalsa l'abitudine alla fruizione televisiva e passiva delle immagini. Per quel che riguarda il nostro specifico si registra una completa cancellazione dell'immigrato dalla produzione corrente di successo. Non appare un solo personaggio dai tratti asiatici nella finzione o nello spettacolo televisivo mentre a imitazione della produzione Usa e forse grazie allo sport, è possibile incontrare qualche presenza nera. L'assoluta prevalenza del cinema americano nelle sale rimanda alla mentalità, alle conflittualità, alle acquisizioni e agli stereotipi che caratterizzano la società Usa.

 

Adesioni

 

Hanno aderito all'iniziativa dieci scuole con un totale di millecinquecento allievi. Hanno partecipato docenti delle seguenti discipline: italiano, storia, pedagogia, diritto, materie artistiche, lingue, filosofia, scienze, educazione fisica.

I docenti hanno riepilogato quanto realizzato in sede di laboratorio, organizzando la produzione attiva delle informazioni acquisite. Realizzato collegamenti interdisciplinari mediante nuovi approfondimenti. Posto in atto verifiche, collettive e individuali, sul lavoro svolto, facendone, quando possibile, oggetto di valutazione. Hanno svolto per il progetto una funzione di feed-back.

La proiezione e il laboratorio ad essa connesso occupavano l'intero spazio di una mattinata scolastica e prevedevano la presenza degli insegnanti direttamente coinvolti nel progetto, uno o due per classe, e di altri operatori scelti da Laboratorio Immagine Donna e dalle comunità.

È stato elaborato un modulo di intervento che è risultato efficace.

 

Modulo proiezione-incontro

 

In classe

a) Preventivamente venivano forniti agli insegnanti materiali di documentazione rispetto al film e all'argomento trattato utili ad impostare una lezione propedeutica o a individuare centri di interesse attorno ai quali attivare la classe. Gli studenti avevano invece una scheda con le informazioni tecnico-artistiche necessarie e alcune indicazioni di lettura.

Al cinema

b) Le proiezioni sono state effettuate in varie sale cittadine ben equipaggiate per la migliore resa tecnica delle opere. Si ritiene infatti importante una corretta visione dei film corrispondente a quella per la quale sono stati pensati e realizzati.

c) Presentazione dell'autore/autrice, dei rappresentanti delle comunità e primi stimoli per la discussione.

d) Discussione libera sui contenuti e modi del film.

e) Esposizione di valutazioni sul film e confronti con le proprie e esperienze personali da parte dei rappresentanti delle comunità.

f) Domande e discussione di confronto.

In classe

g) Riorganizzazione dei contenuti .

h) Prova formativa e feed-back.

Potremmo dire che ogni modulo, tra laboratorio guidato e attività in classe ha costituito una autonoma unità didattica, all'interno della quale gli operatori svolgono diverse funzioni.

Gli esperti di Laboratorio Immagine Donna hanno funzioni di coordinamento, stimolo, rinforzo: introducono gli obiettivi e i partecipanti ai laboratori. Traducono quando necessario. Pongono domande, sollecitano interventi e soluzioni, propongono scelte, invitano a precisazioni.

I Rappresentanti delle comunità assumono una funzione di guida: conducono attraverso territori che non si conoscono. Possono rispondere a domande che riguardano la loro esperienza personale o la cultura alla quale appartengono. Propongono linee di lettura dei testi.

I Docenti delle classi garantiscono la continuità con l'abituale lavoro didattico. Incoraggiano i giovani nella espressione libera davanti al gruppo allargato. Forniscono il loro apporto di conoscenze e competenze personali e/o disciplinari.

Il ruolo delle autrici/autori varia a seconda della personalità e del tipo di film presentato, ma certamente la loro presenza stimola la parte più creativa dei giovani fornendo spesso spunti per elaborazioni originali e, a volte, artistiche sui temi affrontati.

Film in distribuzione in Italia

 

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Foto di scena di Dominique Loreau

 

Gli spiriti delle mille colline - Racconti dai due genocidi

Regia, testo e riprese: Isabella Sandri - Montaggio: Erika Manoni - Musiche: Epsilon Indi - Voce del narratore: Diego Ribon - Produzione: Gaundri Film, Edilight

Italia, 1997, beta, b/n e col. 39'

Donne hutu e donne tutsi raccontano quello che hanno vissuto in questi ultimi tre anni, dopo il genocidio dell'aprile-luglio '94. Sono storie di orrore, a cui è meglio non abituarsi, anche se la stagione delle piogge scioglie nel terreno le tracce dei ripetuti omicidi. Vengono dall'ex-Zaire e hanno percorso centinaia di chilometri a piedi, hanno perso i loro bambini, sono riuscite a sopravvivere incredibilmente alle incursioni dei ribelli di Kabila e di altri soldati, nei campi profughi, nei fiumi, nelle foreste equatoriali.

Ancora adesso, qui, ogni mese, vengono ammazzate più di cinquecento persone, che a loro volta vanno a nutrire come un fiume ininterrotto di morti ‘il Paese delle Mille Colline’, così viene chiamato il Ruanda.

 

Motel Eden

Regia: Maria Novaro - Sceneggiatura: Beatriz Novaro e Maria Novaro - Fotografia: Eric A. Edwards - Montaggio: Sigfrido Barjau - Musica: Autori vari - Interpreti: Renée Coleman, Bruno Bichir, Gabriele Roel, Ana Ofelia Marguia - Messico/Canada, 1994, 104'

Il confine tra gli Stati Uniti e il Messico è segnato da una parete metallica alta più di tre metri: dovrebbe servire a fermare l'immigrazione clandestina.

Gli indios accampati nei pressi tentano ogni giorno di superare correndo la frontiera, ostacolati nelle loro corsa dai soldati dotati di fucili di precisione, binocoli a raggi infrarossi, cani addestrati a "sentire" l'uomo.

È questa frontiera, vicina alla città di Tijuana, che Maria Novaro ha scelto come set del suo film. È lungo questa frontiera che si incontrano due culture che si attraggono e si respingono, che pur sempre più commiste non si conoscono e non si capiscono.

 

Gli occhi stanchi

Regia: Corso Salani - Sceneggiatura: Monica Rametta - Fotografia: Riccardo Gambacciani - Interpreti: Agniewszka Czekanska, Corso Salani, Alessandro Piva, Marco Chiariotti - Italia, 1995, col. 100'

Quello delle donne costrette ad emigrare da paesi in guerra, in cerca di salvezza, lavoro, dignità, è spesso un dramma nel dramma. Con il miraggio di un lavoro sicuro molte ragazze in arrivo dall'Est vengono vendute come schiave e costrette alla prostituzione.

Corso Salani ricostruisce questa tragica realtà attraverso un viaggio di ritorno da Roma al Baltico, affidando al volto e alla voce di un'attrice le molte vicende reali che ha raccolto e documentato attraverso conversazioni e interviste a giovani donne provenienti dall'Est.

Lamerica

Regia: Gianni Amelio - Soggetto e Sceneggiatura: Gianni Amelio, Andrea Porporati, Alessandro Sermoneta - Fotografia: Luca Bigazzi - Montaggio: Simona Paggi - Musica: Franco Piersanti - Interpreti: Enrico Lo Verso (Gino), Michele Placido (Fiore), Carmelo di Mazzarelli (Spiro/Michele), Piro Milkani (Selimi), Elida Janushi (cugina di Selimi), Sefer Pena (direttore della prigione), Esmeralda Ara (bambina), Nikolin Elezi (ragazzo che muore) - Italia, 1994, 125'

Due faccendieri italiani, attratti dalla facilità della speculazione comprano un calzaturificio statale in Albania e cercano un direttore albanese da poter manovrare per coprire le loro speculazioni. Trovano Spiro, un vecchio solo e con gravi problemi mentali. Quando l'affare fallisce a Gino, rimasto solo in Albania, viene ritirato il passaporto e, il giovane, per tornare in Italia deve imbarcarsi in uno dei traghetti presi d'assalto dagli emigrati. Qui ritrova Spiro, convinto di essere in viaggio verso l'America. Alla vicenda contemporanea dell'emigrazione albanese si sovrappongono i ricordi dell'invasione italiana dell'Albania e dell'emigrazione italiana verso l'America.

Okoi e semi di zucca

Regia, Soggetto e Fotografia: Adonella Marena - Montaggio: Cooperativa Arti Audiovisive Zenit (Torino) - Interpreti: Teresa Cannavò, Pas Brosas, Malika Ennadiri, Cecile Tshungu Mamona - Italia 1994, Video BVU 60'

In questo film premiato a Torino al Festival Giovani nel 1992 Adonella Marena ha tradotto in immagini una sua esperienza di lavoro con il gruppo torinese di donne immigrate facendoci conoscere la realtà del centro interculturale Alma Mater.

In questo contesto, ricco di idee e contrasti, nasce Okoi e semi di zucca, film sulle vicende quotidiane di quattro donne (l'italiana Rosa, la marocchina Malika, la filippina Pace e la zairese Mami, che decidono di avviare, con molta intraprendenza, un servizio di ristorazione multietnica. 

 

Les silences du palais

(I silenzi del palazzo)

Regia, Sceneggiatura e Montaggio: Moufida Tatli - Fotografia: Youssef Ben Youssef - Musica: Anouar Brahem - Interpreti: Hend Sabri, Ghalia Lacroix, Najia Ouerghi, Amel Hedhili - Tunisia, 1994, col., 35 mm., 127'

Il più bel film sulla condizione femminile girato in Tunisia e probabilmente nell'intera area maghrebina da una regista che è stata anche la montatrice del più importante cinema arabo degli ultimi anni. Moufida Tatli riattraversa i temi della colonizzazione, del rapporto madre-figlia e di quello padre-figlia attraverso la storia di Alia ribelle e musicista. Ha ricevuto moltissimi premi ma è distribuito, fuori mercato, da una piccola casa: COE Via Lazzaroni 8, 20124 Milano. Tel: 02/66.96.258; Fax: 02/66.71.43.38  

 

Un'anima divisa in due

Regia: Silvio Soldini - Sceneggiatura: Silvio Soldini, Roberto Tiraboschi (da un'idea di Umberto Marino) - Fotografia: Luca Bigazzi - Musica: Giovanni Venosta - Montaggio: Claudio Cormio - Interpreti: Fabrizio Bentivoglio (Pietro Di Leo), Mâria Bakó (Pabe), Philippine Leroy Beaulieu (Miriam), Jessica Forde (Helene), Felice Andreasi (Savino), Silvia Mocci (Lidia), Edoardo Moussanet (il piccolo Tommaso), Zinedine Soualem (Abid), Renato Scarpa (direttore grande magazzino), Ivano Marescotti (cliente albergo), Patrizia Punzo (ladra) - Italia, 1993, 35 mm. col. 124'

Cosa succede se un giovane uomo italiano con un lavoro, una casa, una macchina, si innamora di una ragazza nomade, senza lavoro, senza casa, che gli ruba sotto il naso un paio di orecchini?

Certo il protagonista è già in crisi e sta cercando un altro modo di vivere, ma il confronto è radicale e la ricerca dell'incontro difficile tra valori, usi e costumi dissimili. Il film fornisce un'occasione per riflettere più che altro sui comportamenti dei gagè, dei non zingari e di osservarli da un altro punto di vista.  

 

Vesna va veloce

Regia; Carlo Mazzacurati - Soggetto e Sceneggiatura: Umberto Contarello, Carlo Mazzacurati, Sandro Petraglia, Claudio Piersanti, Stefano Rulli - Fotografia: Alessandro Pesci - Musica: Jan Garbarek - Montaggio: Mirko Garrone - Interpreti: Tereza Zajickov (Vesna), Antonio Albanese (Antonio), Silvio Orlando (il marito solo nel bar), Roberto Citran, Antonio Catania, Andrea Karnasova, Tony Sperandeo, Ivano Marescotti, Marco Messeri, Patrizia Piccinini - Italia/Francia, 1996, 35 mm, col, 92'

 

Vesna arriva con un pullman di turisti dalla Repubblica Ceca in cerca di qualcosa di vago e decide di restare in Italia. Curiosità giovanile, sventatezza. C'è questo e anche altro: la voglia di esistere per se stessa, sfidando le leggi. Ha imparato che per esserci , in questi anni, è indispensabile vendere e comprare e il suo corpo attraente è l'unica ricchezza di cui dispone, Scrive a casa raccontando bugie, compra avidamente e paga per la sua autonomia il prezzo più alto che ci sia in circolazione. Incontra uomini diversi: forse qualcuno potrebbe anche amarla.

 

Lo straniero pazzo

(Gadjo Dilo)

Regia e Sceneggiatura: Tony Gatlif - Fotografia: Eric Guichard - Montaggio: Monique Dartonne - Musica: Tony Gatlif - Interpreti: Romain Duris (Stéphane), Rana Hartner (Sabina), Izidor Serban (Izidor), Ovidiu Balan (Sami), Dan Astileanu (Dimitru) - Francia 1988, 35 mm, col, 100'

Il film racconta un incontro con i Rom in modo anticonformista. Questa volta è Stéphane, un giovane francese, a recarsi in un villaggio zigano della Romania, alla ricerca di una mitica cantante amata da suo padre. Lui è "lo straniero pazzo", il diverso addirittura accusato di essere ladro e vagabondo perché incompreso. Così la musica, la lingua, le emozioni del popolo Rom divengono la sostanza del film, anche se il ritmo drammatico tiene lontano ogni aspetto puramente documentaristico.  

 

L'odio

(La haine)

Regia e Sceneggiatura: Mathieu Kassovitz - Fotografia: Pierre Aïm - Montaggio: Mathieu Kassovitz, Scott Stevenson - Interpreti: Vincent Cassel (Vinz), Hubert Kounde (Hubert), Saïd Taghmaoui (Saïd), Karim Belkhadra (Samir), Edouard Montoute (Upim), Solo Dicko (Santo), Marc Duret (Ispettore "Notre Dame"), Eloise Rauth (Sarah), Nabil Ben Mhamed - Francia 1995, 35 mm, col, 95'

Ambientato nelle tremende banlieu che ospitano gli immigrati in Francia, il film segue con ritmo indiavolato le vicende di tre ragazzi durante uno dei tanti periodi segnati dagli scontri tra giovani immigrati e polizia. Per un giorno e una notte scanditi dall'indicazione delle ore, incontriamo ricettatori, skinheads e ‘gente bene’ spaventata. C'è una pistola e la voglia di vendicare un sedicenne vittima di un pestaggio, c'è il linguaggio sincopato del rap e c'è tutta la disperazione dei casseurs. La fine tragica è uno scontro a fuoco.

 

L'articolo 2

Regia e Sceneggiatura: Maurizio Zaccaro - Fotografia: Pasquale Rachini - Montaggio: Rita Rossi - Musica: Alessio Vlad, Claudio Capponi - Interpreti: Mohamed Miftah (Said), Rubio Ben Abdhallah (Fatma), Naima El Mcherqui (Malika), Susanna Marcomeni (avvocato), Fabio Bussotti (Braccio di Ferro), Fabio Santor (Saverio) - Italia, 1993, 35 mm, col. 100'

Saïd Kaleb è uno di quegli immigrati che ce l'hanno fatta. È algerino ma ha un lavoro a Milano, ha le carte in regola e il sindacato dalla sua parte. È anche sposato e sua moglie vive con lui. Dunque tutto bene per le leggi dello Stato italiano. I problemi nascono quando, dopo la morte dell'anziano padre, la sua seconda moglie lo raggiunge con i suoi tre bambini. Per la legge italiana è bigamo e le due mogli non possono convivere sotto lo stesso tetto. Lui però è musulmano e per la sua religione avere più di una moglie è permesso e prendersene cura è un dovere.

 

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Foto di scena di Dominique Loreau

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