Il Restauro del Mobile Antico

cassettonato ligneo di

 Palazzo Barbò

 

quarta parte

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Queste pagine sono curate da 

Ilaria Longhi

Manuel Guerci

Alessia Induni

Cristina Paiva Dezolt

 



Argomenti

Prima Parte

Premessa

Stato di conservazione

 

Seconda parte

Agenti di degrado

Analisi

 

Terza Parte

Consolidamento

Applicato al cassettonato

 

Quarta Parte

Pulitura

Applicato al cassettonato

 

Quinta Parte

Fasi di intervento

 

 

 


 

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Pulizia superficiale

La Disinfestazione

Trattamento Antitarlo

Il Consolidamento

Lo Smontaggio

Gli incastri

Le deformazioni

L'impiallacciatura

La sverniciatura

La stuccatura

La colorazione

Pulire gli accessori

La finitura del mobile

Finitura a cera

Finitura a Gommalacca

 


 

 

 

Approfondimenti

Palazzo Barbò

Pulizia superficie

 

Sommario della Sezione:

Principi di Restauro

Il Laboratorio

Schede  tecniche

Ricettario

Glossario

Progetto di restauro

 

PULITURA
La pulitura consiste nel rimuovere dall’oggetto il deposito di superficie o di vernici ingiallite, rendendo l’opera maggiormente leggibile, rispettando i processi di adattamento dei materiali della superficie nei confronti dell’ambiente e l’invecchiamento dei costituenti organici e inorganici dell’opera, la patina. Essa è eseguita con solventi che portano il materiale da asportare ad uno stato colloidale facilmente removibile, o con reagenti che rompono il legame molecolare dello strato che si vuole eliminare. Come ogni intervento di restauro anche la pulitura deve essere programmata ed eseguita sulla base di un’ indagine diagnostica . Per le opere policrome si eseguono delle prove di pulitura per sperimentare i solventi più adatti e la loro reattività sulla stratigrafia del film. Le prove, ovvero i tasselli di pulitura, vengono effettuate in zone delimitate da un tratteggio bianco (realizzato ad acquerello, facilmente removibile) e identificate da una sigla. E’ preferibile realizzare i tasselli di piccole dimensioni (massimo 1cmx1cm) ,in punti che non siano a vista. La pulitura può essere meccanica o chimica. Quella di tipo meccanico si esegue con l’aiuto d’utensili come bisturi, lame, metodologie all’avanguardia sono ultrasuoni, microsabbiatrici e laser; viene definita meccanica perché non prevede l’uso di sostanze chimiche, anche se i due tipi di pulitura si possono integrare. La pulitura chimica prevede quindi l’utilizzo di un solvente. L’azione di quest’ultimo può essere prolungata con l’apporto d’impacchi di polpa di cellulosa o carta giapponese. Il supportante è imbevuto di solvente e applicato sulla superficie da pulire; importante e’ che esso sia capace di rilasciare la soluzione con estrema gradualità. L’impacco ha il vantaggio di poter essere adattato alla forma della zona dove si deve intervenire ed applicato per il periodo voluto. I solventi possono essere di varia natura, quindi d’origine acida o basica, utilizzati anche in soluzioni e miste. Gli acidi fanno parte della famiglia chimica capace di impartire la colorazione
rossa alla cartina di tornasole e di generare sali per neutralizzazione con basi. Si dividono in, acidi inorganici o minerali (ex: acido solforico,
carbonico, cloridrico) e organici come l’ossalico e linoleico. Essi agiscono sciogliendo le proteine e per la pulitura si usano solo quelli più deboli e più volatili. Le basi invece sono una famiglia di composti chimici sia inorganici sia organici che colorano di blu la cartina di tornasole. Sinonimo di sostanze alcaline, talvolta utilizzati nei trattamenti di pulitura, le basi agiscono sulle sostanze grasse e acide. Nei restauri, possono essere impiegate basi deboli come l’ammoniaca. E’ preferibile pulire una prima metà dell’oggetto, dividendolo in senso verticale con una linea tratteggiata bianca, così da evidenziare e testimoniare la validità dell’intervento. Ogni fase di pulitura deve essere documentata fotograficamente dall’inizio alla fine.

INTERVENTO DI PULITURA APPLICATO AL CASSETTONATO
Seguendo i principi soprelencati, eseguiremo alcune prove di pulitura per assicurarci di utilizzare il solvente più adatto.
I solventi che intendiamo testare sono:
_ ACQUA DISTILLATA
_ ACQUA E ALCOOL (rapporto 1/1)
_ ALCOOL
_ CONTRAD e MEK in diverse diluizioni (10%,15%,20%)
In base all’esperienza acquisita durante lo svolgimento del corso, possiamo presumere che il solvente più indicato per le nostre esigenze risulti essere il contrad2000, diluito con acqua distillata al 15%.
Questo è ideale nel caso in cui la policromia non presenti ridipinture, vernici ingiallite o ossidate particolarmente tenaci, ma solo uno strato omogeneo di depositi atmosferici dovuto ad una mancata manutenzione e a un naturale invecchiamento.
Dal punto di vista pratico, eseguiremo l’operazione stendendo il prodotto con l’impiego di tamponi, di diverse dimensioni a seconda della zona trattata.
Essendo il contrad2000 un solvente che continua ad agire nel tempo, possiamo calibrare la pulitura anche sulle basi di questa caratteristica, neutralizzando poi la sua azione con il mek.
È importante sottolineare che la pulitura è comunque un’operazione soggettiva legata in parte a caratteristiche di sensibilità e buon senso del restauratore.

Approfondimenti: Palazzo Barbò - Pulizia della superficie


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 Ultimo Aggiornamento: 03/11/06.