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Michael Carpenter - Rolling Ball Laughing Outlaw  2004

 

Songwriter e produttore australiano con la testa rivolta al pop d'autore e lo stomaco votato al rock'n'roll, Michael Carpenter si rifà vivo ad un anno dall'ottimo Kingsrdworks, disco con il quale anche noi di RootsHighway avevamo fatto conoscenza delle sue naturali inclinazioni melodiche. Sciolti i Kings Rd, band che aveva enormemente influenzato il suono "americano" e country oriented del disco precedente, Carpenter si è preso la libertà di lavorare con diversi musicisti di formazioni locali, tra cui Matt Fell e Suzy Connolly dai Butterfly 9's, Mark Moldre dai Hitchcock's Regret's e Rob Smith (The Innocents). Rolling Ball è dunque il frutto di una scrittura più ambiziosa, che riassume le diverse anime della sua musica, sempre pronta ad intensificare l'uso delle chitarre elettriche, ma ancorata alle armonie di Beach Boys e Beatles, alla spavalderia dei Kinks, alla memoria dei sixties e persino a certo rock sbarazzino dal taglio radiofonico. Autore di cinque album in altrettanti anni a partire dal 1999, Carpenter non è tipo da risparmiare le energie, mantiene spontaneità nell'approccio, ma non dimentica al tempo stesso di registrare e produrre con dovizia di particolari. Ecco perchè Rolling ball si beve in un solo sorso, senza tuttavia portare novità di rilievo alla sua proposta. In verità qualche azzardo si affaccia in No One e The Day Before, brani che sfiorano l'hard-rock e si sporcano le mani con certo immaginario da radio anni settanta. Non sono i Boston per fortuna, ma il rischio è di snaturare lo stile più elegante e british di Carpenter. Meglio insomma la leggerezza power-pop della title-track, con la spinta di un gioioso coro alle spalle: una scelta stilistica che si ripete con successo in Emily Says e si adatta bene anche al formato ballata di Nothing at All e You and Me (che ricorda maledettamente da vicino i Gin Blossoms). I sapori country fanno ancora gola a Carpenter, che aggiunge infatti pedal steel e mandolino in Everyday. Resta però un episodio un po' isolato, perchè è evidente questa volta il tentativo di appoggiarsi ad una ballata dalla confezione più zuccherosa (On my Mind). Così facendo scade un poco nella "bella maniera", ma la fortuna di Michael Carpenter è quella di mantenere un tocco pop classico nella costruzione dei brani
(Fabio Cerbone)

www.mcarp.com