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Doug Sahm - Juke Box Music + The Last Real Texas Blues Band (2CD) Texas Music Group 2003

Con una conoscenza sterminata di ogni singolo ramo dell'American music, Doug Sahm è un personaggio camaleontico che non rimpiangeremo mai abbastanza. Ironia della sorte, come spesso accade per gli artisti più seminali della storia (Warren Zevon è l'ultimo anello di una lunga catena), è dovuto intervenire un evento tragico, la sua scomparsa tre anni fa, per riaccendere i riflettori sul personaggio. A differenza di altri colleghi però, Doug Sahm non si è mai appartato nell'ombra, cavalcando ogni vizio musicale gli saltasse in mente: da maestro del tex-mex ad elegante country singer per le nuove generazioni (lo ricordate cantare al fianco degli Uncle Tupelo?), da rocker della prima ora a blueman navigato, il suo regno è sempre stato il Texas, Austin e i suoi numerosi club, dove inscenare ogni volta la sua personale visione del rock'n'roll. Ancora più lodevole, alla luce di queste considerazioni, appare la ristampa proposta dalla Texas Music Group di due classici minori della sua produzione. Minori, ben inteso, solamente perchè registrati in anni in cui gente come lui o il collega Delbet McClinton non se li filava più nessuno. Juke Box Music (in orgine pubblicato dalla Antone's nel 1989) e The Last Real Texas Blues Band (Discovery 1994) sono due opere speculari, nonostante la distanza delle registrazioni: una big band alle spalle fondata su una sezione fiati in gran spolvero e tanto swing da mettere al tappeto i più esperti soul singers. Doug rivisita i suoi primi amori musicali, il rhythm'n'blues della sua giovinezza negli anni cinquanta, il soul della Stax, lo shuffle-blues texano e quello elettrico e pulsante di Chicago, sfoderando una voce tuonante ed una infinita classe. Più contenuto, si fa per dire, Juke box Music, con slow da "struscio" quali I Won't Cry e Crazy Baby ed episodi più spigliati (Buzz Buzz Buzz, She Put the Hurt On Me, I Don' Believe e via di questo passo). Più esuberante e colorito The Last Real Texas Blues Band, con sessions registrate parte in studio, parte live all'Antone's Nightclub grazie alla supervisione del padrone di casa Clifford Antone: anche in questo caso si sprecano i classici, pescando nel repertorio di Lowell Fulson (Reconsider Baby), T-Bone Walker (T-Bone Shuffle), Fats Domino (My Girl Josephine), Louis Amstrong (Bad Boy), ma anche in una trafila di autori minori, immagni sfuocate di un'era immacolata della black music. Trentadue canzoni che sono una festa di passione e riconoscenza storica.
(Fabio Cerbone)



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