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J.J. Cale - To Tulsa and Back Capitol 2004
 

Un disco di JJ Cale rappresenta pur sempre un piccolo avvenimento. Innanzitutto perché, rispetto alle regolari cadenze dei bei tempi andati (per ripassarsi i quali consiglio a tutti il doppio antologico Anyway The Wind Blows, licenziato dalla Universal sette anni fa), la prolificità discografica del lupo dell'Oklahoma è andata via via prosciugandosi, e poi perché ci troviamo pur sempre al cospetto di un individuo che ha inventato e brevettato uno stile - il leggendario "laid-back" chitarristico morbido e bluesy. Una caratteristica - quella del suono - che è sempre stata lo speculare riflesso di un artista appartato e modesto, la cui musica non ha in fondo mai subito mutazioni sconvolgenti, e si tratta di un'osservazione che va presa come un complimento; tuttavia, a tre decenni abbondanti dall'esordio, suonare ancora freschi e credibili non è impresa da tutti. JJ questo deve averlo inteso: in direzione di un timido aggiornamento viaggiano difatti le ritmiche campionate di Chains Of Love, il sottofondo jazzy di One Step e These Blues, lo swing di grana grossa in Motormouth o i fiati caraibici di una Rio francamente sbagliatissima, tutti materiali un po' pasticciati, spesso e volentieri impiegati nel contesto sbagliato, che di certo non paiono in grado di regalare a To Tulsa And Back un respiro più equilibrato. Sarà il fatto che da JJ ci aspettiamo una cucina tradizionale piuttosto che innovativa, ma non tutte le intuizioni dell'album sembrano perfettamente a fuoco. Ci sente a proprio agio con il blues-rock pigro, indolente e rootsy di Homeless, Blues For Mama o Another Song, mentre le altre canzoni, esclusa la deliziosa My Gal posta in apertura, dispensano una sensazione di déja-vu nel migliore dei casi, di occasione sprecata nel peggiore. Certo, a illuminare d'immenso l'intero menù c'è il dolceamaro rock urbano della stupenda Fancy Dancer, una di quelle canzoni talmente perfette da valere una stagione di uscite mediocri, talmente rigorosa nell'esporre il trademark di un certo modo di suonare, e al tempo stesso talmente evocativa e toccante, che scommetto Mark Knopfler si starà ancora mordendo le mani. Però, siccome non siamo alla mensa della Caritas e il conto lo paghiamo in anticipo, il pollice lo alziamo solo per metà.
(Gianfranco Callieri)

www.jjcale.com