Un
disco di JJ Cale rappresenta pur sempre un piccolo avvenimento.
Innanzitutto perché, rispetto alle regolari cadenze dei bei tempi
andati (per ripassarsi i quali consiglio a tutti il doppio antologico
Anyway The Wind Blows, licenziato dalla Universal sette anni fa),
la prolificità discografica del lupo dell'Oklahoma è andata via
via prosciugandosi, e poi perché ci troviamo pur sempre al cospetto
di un individuo che ha inventato e brevettato uno stile - il leggendario
"laid-back" chitarristico morbido e bluesy. Una caratteristica
- quella del suono - che è sempre stata lo speculare riflesso
di un artista appartato e modesto, la cui musica non ha in fondo
mai subito mutazioni sconvolgenti, e si tratta di un'osservazione
che va presa come un complimento; tuttavia, a tre decenni abbondanti
dall'esordio, suonare ancora freschi e credibili non è impresa
da tutti. JJ questo deve averlo inteso: in direzione di un timido
aggiornamento viaggiano difatti le ritmiche campionate di Chains
Of Love, il sottofondo jazzy di One Step e These
Blues, lo swing di grana grossa in Motormouth o i fiati
caraibici di una Rio francamente sbagliatissima, tutti
materiali un po' pasticciati, spesso e volentieri impiegati nel
contesto sbagliato, che di certo non paiono in grado di regalare
a To Tulsa And Back un respiro più equilibrato.
Sarà il fatto che da JJ ci aspettiamo una cucina tradizionale
piuttosto che innovativa, ma non tutte le intuizioni dell'album
sembrano perfettamente a fuoco. Ci sente a proprio agio con il
blues-rock pigro, indolente e rootsy di Homeless, Blues
For Mama o Another Song, mentre le altre canzoni, esclusa
la deliziosa My Gal posta in apertura, dispensano una sensazione
di déja-vu nel migliore dei casi, di occasione sprecata nel peggiore.
Certo, a illuminare d'immenso l'intero menù c'è il dolceamaro
rock urbano della stupenda Fancy Dancer, una di quelle
canzoni talmente perfette da valere una stagione di uscite mediocri,
talmente rigorosa nell'esporre il trademark di un certo modo di
suonare, e al tempo stesso talmente evocativa e toccante, che
scommetto Mark Knopfler si starà ancora mordendo le mani. Però,
siccome non siamo alla mensa della Caritas e il conto lo paghiamo
in anticipo, il pollice lo alziamo solo per metà.
(Gianfranco Callieri)
www.jjcale.com
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