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Old 97's - Drag It Up New West 2004 1/2
 

In circa dieci anni di carriera, pur gratificata da un ragguardevole consenso di pubblico, gli Old 97s sono riusciti a scontentare più o meno tutti. Il che probabilmente è un bene, perché significa che non hanno mai assecondato logiche prestabilite, imboccato sentieri noti, fuggito una sana attitudine alla crescita e al cambiamento. Passato dal ribaldo alt.country di dischi fedelissimi alla loro ragione sociale (ispirata a un famoso motivo di Vernon Dalhart poi ripreso, tra gli altri, da Hank Snow e Johnny Cash) a un Satellite Rides (2001) molto simile a una versione power-pop dei tardi Replacements, senza dimenticare l'avventura solista del capobanda Rhett Miller con quel The Instigator ('02) riguardo cui il vostro imbrattacarte la pensa esattamente come Nick Hornby (e come la pensa Nick Hornby? Ih, ih…), stavolta il gruppo ha avvertito l'esigenza di confezionare un lavoro che in qualche modo catalogasse senza troppo ordine ogni differente istanza sinora affrontata. Non offrissero il destro a brani inediti, gli umori, le atmosfere e la scrittura di Drag It Up, nella loro estrema eterogeneità, potrebbero essere scambiati per quelli di un'antologia o di un sunto di fine percorso. Tuttavia, nonostante una produzione ridotta all'osso, ciò non vuol dire che l'album suoni dispersivo o abborracciato: Miller, Ken Bethea (chitarre), Murry Hammond (basso) e Philip Peeples (tamburi) hanno accumulato abbastanza esperienza, nonché affinato sufficiente talento, per affrontare i più variegati schemi compositivi rendendoli sempre fluidi, frizzanti, azzeccati. Mi sembra inutile, a questo punto, rimpiangere l'una o l'altra incarnazione degli Old 97s; chiedersi, cioè, se abbiamo perso in via definitiva i nipotini di Merle Haggard (del quale coverizzarono alla grande la proverbiale Mama Tried) oppure se abbiamo guadagnato i più credibili eredi dei Plimsouls. Meglio accettare gli uni e gli altri senza porsi eccessivi problemi, porgendo magari le orecchie ad autentiche gemme di scrittura che rifulgono nel contesto della folk-ballad trasandata e stracciona (Adelaide, magnifica) come nel territorio mainstream degli episodi a più alto coefficiente rock'n'roll (The New Kid, Won't Be Home), nell'ambito del country più tradizionalista (Blinding Sheets Of Rain) come nelle repentine accelerazioni di certi scatti tra punk e rock (Friends Forever). Che non tutto sia perfetto, a cominciare da una mancanza di rifiniture talvolta prossima alla sciatteria per arrivare allo scarso peso specifico di alcune tracce (Moonlight o Borrowed Bride, invero debolucce), è un problema in fondo secondario. Di audacia e rinnovamenti - credetemi - abbiamo comunque bisogno.
(Gianfranco Callieri)

www.old97s.com
www.newwestrecords.com