Il
curriculum di Chris Stamey brilla maggiormente per i frequentissimi
lavori conto terzi che per produzioni proprie. Infatti, dal 1983
ad oggi, Chris ha all'attivo solo sei dischi a suo nome (più
l'appartenenza a Db's e Golden Palominos), mentre si sprecano
le apparizioni e le collaborazioni. Il suo ritorno da solista,
intitolato Travels In The South e primo disco per
la Yep Roc, non sfrutta a pieno le affinità musicali con le radici
e il suono tradizionale; qualità già palesate al mixer per artisti
cult del movimento Americana, quali Alejandro Escovedo, Whiskeytown,
Tift Merritt e Catlin Cary. Travels In The South non colpisce
proprio nel segno, ma sa barcamenarsi tutto sommato dignitosamente,
fra suoni energici di chitarra (eseguiti anche dallo scriteriato
Ryan Adams) e qualche buona canzone. Il rombo d'aeroplano
che apre il disco, a mo' di Back In The Ussr dei Beatles, fa capire
subito che il pellegrinaggio musicale fra le paludi della Louisiana
e quelle del Mississippi non avviene a bordo di un'esilarante
Coup Deville Convertibile rosa, bensì sulle ali di un modesto
biplano da musicista borghese già arrivato. Ed è questo il punto:
il disco riflette una luce troppo spesso artificiale e piena di
sé, proveniente da una fonte importante sì, ma che pretende di
far lavorare molti, forse troppi musicisti, votandosi evidentemente
ad un rock di matrice commerciale. Viste però le fortunate parentesi,
da Stamey ci si aspetterebbe qualcosa di più easy, di elettroacustico
o, perché no, di roots-oriented. Ad eccezione di In Spanish
Harlem (ballata acustica e sweet con fisarmonica, che fa il
paio con There's A Love) e dell'altra ballata And I
Love Her (che ricorda invece l'incontro fra Burt Bacharach
e Elvis Costello), troviamo molte tastiere, intrecci di voci e
di chitarre elettriche: quando meno te lo aspetti, però, ecco
spuntare da questo mood poppeggiante il lato "combo band sudista",
evidente a sprazzi in Kierkegaard, in The Sound You
Hear, nella title-track e nella strumentale K Jam.
Il disco scorre curiosamente fino alla conclusiva Leap Of Faith,
canzone strumentale che riprende i temi già trattati in ogni brano
dello stesso Travels In The South. Pur restando dell'idea che
Travels In The South sia un lavoro sufficientemente gradevole,
se da un lato il suo contributo da produttore è ineccepibile,
dall'altro non si può dire altro che: "provaci ancora Stam(ey)"…e
speriamo che il prossimo sia all'altezza della sua fama.
(Carlo
Lancini)
www.yeproc.com
www.chrisstamey.com
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