L'intervista
Chris, agli inizi della tua carriera
sei riuscito a creare, con i Codeine prima e, soprattutto,
con i Come poi, un sound con una profonda radice blues,
in perfetto equilibrio tra atmosfere sixties e fiammate
hardcore. Gli splendidi Eleven: Eleven e Near
Life Experience ad esempio, in modo veramente originale,
omaggiano Neil Young e gli X e continuano il discorso
di band come i Dream Syndicate ed i Jon Spencer Blues
Explosion. Sei d'accordo con questa valutazione critica?
Sono abbastanza d'accordo con questo tipo di valutazione.
Neil Young è uno dei miei artisti preferiti e lo
amo totalmente, allo stesso modo sono un fan accanito
dei Dream Syndicate.
A Boston dalla metà degli anni 80 fino
ai primi anni 90 si respirava davvero un'atmosfera magica.
Le college radios, le Throwing Muses, gli straordinari
Pixies: quanto ha inciso nella tua formazione l'ambiente
universitario e la scena musicale di Boston? Pensi che
anche i Come siano stati a loro volta dei capi scuola
per le generazioni successive?
A Boston c'era un'atmosfera sana, molto
favorevole per mandare avanti il progetto della band.
In quel periodo però né io, né i Come ci sentivamo
parte dello scenario musicale della città. Io, tra l'altro,
ho avuto parecchie difficoltà di ambientamento. Andavo
molto spesso a New York per suonare con i Codeine e finivo
così per viaggiare di continuo tra le città. New York
è il posto in cui sono cresciuto e Boston all'epoca l'ho
vissuta da straniero. Mi ci è voluto molto tempo per integrarmi
in questa nuova realtà. Si può dire quindi che, almeno
dal mio punto di vista, l'ambiente musicale di Boston
non ha avuto una grossa influenza sui Come. Dei Pixies,
in particolare, non sono stato mai stato un grande ammiratore
e non mi è mai capitato di incontrare nessun membro. Piuttosto,
in quel periodo ho conosciuto i componenti di altre grandi
band di Boston, come i Dinosaur Jr. ed i Buffalo
Tom. Con parecchi di loro ho mantenuto ottimi rapporti
di amicizia.
Quanto è stato importante per te conoscere
Thalia Zedek? Visti gli ottimi rapporti che hai mantenuto
con lei, pensi sia possibile che i Come si riformino e,
magari, incidano qualche altro album?
Incontrare Thalia è stato molto importante,
quella con lei è stata, probabilmente, la migliore collaborazione
musicale che ho avuto. Il nostro è davvero un rapporto
speciale e raro. Da quando si sono sciolti i Come abbiamo
suonato assieme più volte. Ho collaborato al suo primo
disco solista e, l'anno scorso, abbiamo fatto noi due
da soli un concerto a Mosca. E' stata un'esperienza molto
divertente. Per quanto riguarda una possibile reunion
dei Come, al momento non potrei dire né si né no in maniera
definitiva. Forse!
I Consonant sono uno dei tuoi molteplici
progetti. Cosa puoi dirci di questa tua collaborazione
con Clint Conley?
Clint è un grande. Siamo amici di lunga
data. Aveva smesso di suonare nel 1983 a causa di alcuni
problemi fisici (si era fratturato una spalla) poi, un
paio d'anni fa, ha ricominciato a scrivere canzoni e mi
ha chiesto di mettere su, assieme a lui, una band. Io,
ovviamente, sono stato molto lusingato della sua proposta
e così sono nati i Consonant. Certo per Clint non è per
niente facile stare in giro con il gruppo perché ha due
bambini e un posto di lavoro fisso, perciò i nostri tour
sono sempre molto brevi. Ad ogni modo è una situazione
molto stimolante.
A proposito di collaborazioni, cosa
ha significato per te lavorare così a lungo con un personaggio
come Steve Wynn? Lui ha una grandissima stima di te e
ti ha paragonato, per il modo di suonare la chitarra,
al suo grande amico Karl Precoda. Pensi di tornare presto
a dividere il palco e la sala d'incisione con lui?
Lavorare a fianco di Steve è stata un'esperienza
fantastica, spero vivamente di avere la possibilità di
collaborare con lui nuovamente. Al momento non c'è alcun
progetto ma abbiamo parlato a lungo sulla questione. Ci
sono alcune idee che dovremmo sviluppare, una potrebbe
essere quella di metterci a fare un tour noi due da soli
suonando entrambi la chitarra. Vedremo! Del fatto che
Steve mi abbia paragonato a Karl Precoda non posso
che essere lusingato. Karl è un grande chitarrista ed
io ho da sempre una forte ammirazione per lui.
Altre collaborazioni importanti sono
state quelle con Evan Dando (Lemonheads) e con i Willard
Grant Conspirancy. Considerato che con i tuoi lavori solisti
hai un po' accantonato la parte più ruvida della tua musica
e ti sei ritagliato uno spazio tutto tuo nella scena country-alternative,
quanto hanno inciso tutte queste recenti esperienze nella
tua svolta artistica?
Credo che suonare con Evan mi abbia portato
a scrivere canzoni più brevi. Ho sempre sperato di riuscire
a scrivere pezzi più corti e, a ben pensare, il più grande
influsso che Evan ha avuto su di me è stato proprio questo.
Anche grazie a lui mi sto orientando maggiormente verso
la forma canzone e sto cercando di dare sempre più spazio
alla mia voce, anche se mi piace ancora ricercare cose
sempre differenti. Il mio E.P. che uscirà domani (12 aprile
2004) è certamente più rock rispetto agli altri miei lavori
da solista. Ho un album che uscirà ad ottobre ed è una
colonna sonora con tanta chitarra elettrica. Per me è
molto importante diversificare la mia arte, è una cosa
che mi aiuta a crescere, per i club e per i giornalisti
invece è un problema perché non sanno bene come etichettarmi,
non sanno cosa realmente aspettarsi da me
Sia in Red Cities che in Wandering
as Water fai sfoggio della tua notevole tecnica chitarristica.
Nel tuo ultimo album, in particolare, utilizzi di frequente
il fingerpicking e rifai Embryonic Journey di Jorma Kaukonen.
La scelta di questa cover è casuale o rappresenta una
sorta di tributo verso un altro dei tuoi padri spirituali?
La scelta di rifare Embryonic Journey nasce
sicuramente dalla volontà di omaggiare un mito della musica
come Jorma. Ero un grande ammiratore di Jorma Kaukonen
quando andavo alle scuole superiori, poi per un certo
periodo ho smesso di ascoltare la sua musica finchè, circa
un anno fa, qualcuno, durante un concerto, mi ha dato
uno splendido cd live di Jorma del 1984 ed ho ripreso
ad ascoltarlo.
E' vero che Wandering as Water è stato
inciso in un solo giorno? Sei soddisfatto del risultato
raggiunto?
Si, l'ho inciso in un giorno e sono molto
soddisfatto dell'album. So che non è perfetto ma va bene
così.
Nei Codeine hai iniziato suonando la
batteria ma ti conosciamo soprattutto come straordinario
chitarrista. Quando scrivi le canzoni pensi prima all'aspetto
ritmico o a quello melodico?
Solitamente guardo prima alle parti di
chitarra, alla struttura armonica ma qualche brano nasce
spontaneamente, in maniera improvvisa. E' molto raro invece
che scelga prima la parte melodica e poi arrangi sopra
le parti.
Preferisci suonare la chitarra o la
batteria?
Preferisco certamente suonare la chitarra
anche se ho suonato a lungo la batteria e lo faccio ancora
adesso nei New Year.
Ci hai appena confermato che sta per
far uscire un e.p. dal titolo My Confidante. Vorremmo
sapere qualcosa su questo tuo nuovo lavoro e sui tuoi
imminenti progetti.
Questo nuovo E.P. contiene un pezzo mio
e 3 brani, mai pubblicati prima, scritti da tre mie amiche:
Thalia Zedek, Liz Phair e una ragazza di
New York che si chiama Holly Anderson. E' stato
spassoso incidere questo E.P.. E' un disco più rock'n'roll
rispetto agli altri lavori ed io mi sono divertito a suonare
tutti gli strumenti. Come ho già detto uscirà domani ma
non abbiamo ancora un distributore per l'Italia. L'etichetta
è la 12XU e, fino a tre settimane fa, la Wide Records
doveva provvedere alla distribuzione per l'Italia, poi
è saltato tutto. Giusto alla vigilia del mio più grande
tour italiano! Abbiamo passato davvero un momentaccio
ma adesso va meglio e speriamo di risolvere il problema
al più presto. Per il resto, sarò in tour da solo anche
il prossimo mese, mentre ad ottobre uscirà la soundtrack.
Il prossimo anno, a maggio credo, pubblicherò invece il
mio nuovo album per la Touch and Go e andrò in giro a
promuoverlo, probabilmente in estate. Suonerò la chitarra
in due brani del nuovo disco dei Karate, aprirò
i concerti durante il loro prossimo tour e faremo qualche
pezzo assieme sul palco.
Come vivi la dimensione live della tua
arte? Nel corso degli anni è cambiato il tuo approccio
con il pubblico? Scrivi i tuoi brani pensando a come rendono
sul palco?
Suonare dal vivo mi piace sempre di più.
Sento che è quello che devo fare veramente. Parecchie
delle nuove canzoni che ho scritto sono molto difficili
da fare dal vivo e questo è molto frustrante. Specialmente
alcuni brani Red Cities sono complicati da suonare live
con la sola chitarra. Ad ogni modo quest'aspetto non è
molto importante, io cerco solo di scrivere belle canzoni
e lascio che le stesse facciano quello che devono fare.
Se funzionano sul disco o dal vivo conta poco.
Sappiamo che sei appassionato di cinema.
Ci hai appena confidato che dovresti pubblicare a breve
una soundtrack. Al di là di questo progetto hai già lavorato
alla colonna sonora di qualche film? Non credi che in
"Red Cities" ci sia parecchia musica per immagini?
A dire il vero ho scritto un pezzo per
un film indipendente proprio di recente ed è stato molto
divertente. Il titolo del film è I was born but
…, girato da un regista di New York il cui nome
è Roddy Bogara ed è stato presentato tre settimane
fa al New York Underground Film Festival. La pellicola
è bella, Roddy è una persona molto alla mano e, in parecchie
cose, siamo simili. Con lui mi è davvero piaciuto lavorare.
Sono d'accordo che in Red Cities ci sia tanta musica per
immagini e sarei ben felice se qualcuno utilizzasse i
miei brani come colonna sonora. Del resto, ognuno vorrebbe
mettere la propria musica nelle immagini.
A proposito di immagini, le copertine
dei dischi dei Come sono splendide e ricche di mistero.
C'è sempre il profilo sfocato di un uomo o un volto inquietante.
Addirittura, in Fast Piss Blues c'è una donna con la testa
di uccello. C'è un profilo antropologico in queste figure
surreali oppure queste cover sono state scelte solo per
l'impatto visivo che sortiscono?
Molto più per l'aspetto visivo. Il tema
unificante di queste copertine è che sono tutti lavori
realizzati da nostri amici. Sono artisti eccezionali,
noi non facciamo altro che prendere le loro opere cercando
di renderle note al grande pubblico. E' un modo come un
altro per promuovere degli splendidi lavori. Nel primo
disco, ad esempio, abbiamo visionato alcune composizioni
del nostro amico Rodrigo e abbiamo scelto quella che a
noi piaceva di più per la copertina. La stessa cosa abbiamo
fatto per il pachwork del secondo album con un altro artista
di nome Warren e del terzo disco con altri due nostri
amici. Per il quarto lavoro, invece, ho comprato da un
tizio una foto che mi piaceva particolarmente (io sono
un grande appassionato di fotografia) e gli ho chiesto
se potevo utilizzarla come copertina del mio album.
Da qualche tempo sei tornato a vivere
a New York. Com'è fare il musicista nella Grande Mela?
Non vivo più a New York, attualmente vivo
a Boston, a Cambridge per l'esattezza. Per un musicista
è molto difficile abitare a New York perché è troppo cara.
Costa molto anche semplicemente pagare l'affitto, non
solo fare musica. Non potrei vivere a New York a meno
che non abbia un lavoro ben remunerato. Comunque la maggior
parte della mia famiglia continua a vivere a New York
e a me piace tornarci di tanto in tanto, così come spero
un giorno di riuscire a trasferirmi nuovamente. Tra l'altro
la mia fidanzata abita a Chicago ed io sono costretto
a viaggiare in continuazione tra Boston e Chicago.
Passiamo adesso ai "consigli per gli
acquisti". Quali sono i dischi più belli che hai ascoltato
ultimamente?
Ultimamente ho ascoltato una band che si
chiama Dirty Projectors del Connecticut, il loro
ultimo album intitolato The Glad Fact è davvero splendido.
Ho sentito molta buona musica anche durante questo viaggio
in Italia. Ho fatto un paio di date assieme a Laura
Veirs, una bravissima musicista di Seattle
che ha inciso di recente Carbon Glacier, un disco di rara
bellezza e poi c'è stato un gruppo techno di Pesaro che
mi ha molto incuriosito. Per quanto riguarda il jazz,
il mio album preferito è Sweet and Vicious like Frankenstein
di Robert Mazurek, un trombettista di colore proveniente
da Chicago. Quest'ultimo è senza dubbio, tra le cose più
recenti, il disco migliore che ho ascoltato.
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