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:: Dirk Hamilton - A Local Hero

Dirk Hamilton ha un'odissea umana ed artistica da raccontare. Oggi Dirk è sopravissuto, come tanti altri, ad un gioco più grande di lui, e come questi ultimi si è risollevato piano piano, ritagliandosi il suo piccolo spazio con un pubblico fedele che non lo molla mai. È stata proprio l'Italia una delle certezze maggiori nel spingerlo a riprendere in mano la sua chitarra: dieci anni di silenzio (da Thug of Love, correva l'anno 1980), dopo le vette artistiche di Alias I e Meet Me At The Crux, una vita defilata dalla musica che continuava su altri binari e l'improvviso ritorno sulle scene grazie al supporto di un'etichetta italiana, la Appaloosa, con lavori come Too Tired to Sleep, Go Down Swingin e soprattutto Yep! (un piccolo gioiello). Ritorna la voglia di suonare, di incontrare la gente, compresi tutti gli iscritti al suo fan club italiano (che gli dimostrano tutto l'affetto pubblicando alcuni live inediti, tra cui vale la pena citare The Road, The Light, the Night, per informazioni rivolgersi rootsmusic@iol.it). Ritornano soprattutto le canzoni e l'ispirazione, tutta da sentire negli impronunciabili Sufferupachuckle e SexspringEverything: il marketing e l'immagine non sono mai stati il suo forte... Lo incontriamo alla vigilia del suo tour italiano (di Fabio Cerbone)

>>La discografia di Dirk Hamilton


Come ti spieghi questo particolare feeling che è nato con l'Italia? Hai addirittura un fans club a tuo nome…

Sinceramente non riesco proprio a spiegarmelo. Con l'Italia sono andato d'accordo fin dagli inizi. La gente è affettuosa e accogliente, il cibo è grandioso e le donne sono belle…come non amarla? Alcuni dei miei migliori amici sono italiani adesso. Non posso che essere grato di questo profondo legame con il vostro paese: è un punto fermo della mia vita da dieci anni a questa parte. Forse mi chiamavo Luigi in una vita precedente!

Cosa ti piace di più del pubblico italiano quando ti esibisci qui da noi?

Soprattutto il loro calore e l'entusiasmo che mi dimostrano

Più in generale cosa pensi del fatto che molti songwriters americani abbiano ricevuto più attenzioni qui in Europa che nella propria terra? Non è strano? Penso a te, ma anche a gente come Elliott Murphy, Steve Wynn... Spesso sembra che la vera America per il buon vecchio rock'n'roll sia diventata l'Europa.

L'America è la principale società consumistica al mondo, per questo penso che odi il rock'n'roll! Gli europei li vedo ancora "affamati", desiderosi. Probabilmente si nutriranno di quello che l'America lascia da parte…chi lo sa.

In un libro di Marco Denti, Alias Bob Dyaln, si narrano le vicende di sei talentuosi songwriters degli anni settanta (di cui fai parte tu stesso) schiacciati dal music business e disillusi dalle sue false promesse. Chi o cosa secondo te ha irrimediabilmente rotto i rapporti tra l'arte, il musicista e l'industria discografica? Oggi sembra tutto e solo incentrato sulle vendite. Tu che l'hai provato sulla pelle cosa ne pensi?

È una domanda impegnativa! Di tutti i songwriters presenti nel libro (Elliott Murphy, John Prine, James Talley, Steve Forbert, Willie Nile e ovviamente Dirk ndr), credo che solamente John Prine abbia ottenuto un certo successo in termini monetari. Penso che arte e business siano in antitesi, non riescono realmente a coesistere. Credo che la maggioranza del pubblico non sia in grado di dirti la differenza tra il vero talento musicale ed un onesto mestierante. Penso che molta gente si aspetti di sapere da altri quello che è buono e poi semplicemente se ne vada in giro declamando le opinioni (spesso storpiate) dei loro critici preferiti, credendo in realtà che tali opinioni siano le loro. Le società consumistiche dipendono dai consumatori e per essere un buon consumatore devi, per definizione, essere almeno mezzo addormentato. Il mio amico Shawn Phillips è solito dire: "Se spingi la gente a pensare, ti ameranno, ma se li sfidi veramente a riflettere, non ti sopporteranno!" L'apprezzamento per la buona musica, così come per un governo onesto o la pace arriveranno quando la gente si sveglierà dal torpore. Dagli un po' di tempo e lo faranno, spero solo che gli verrà dato abbastanza tempo

Della tua ultima produzione, qual è il disco di cui vai più fiero, quello che ti rappresenta meglio? Di solito si dice sia l'ultimo, tu che ne pensi? SexSpringEverything mi è sembrato un buon ritorno.

Ti ringrazio! In generale non penso sia molto prudente per un artista criticare il suo lavoro, ma…mi piacciono soprattutto Sufferupachuckle e Yep. SexspringEverything è ancora troppo recente per averne una giusta percezione. Sono comunque orgoglioso di tutti i miei lavori. L'ispirazione è sempre presente, per questo credo siano raccolte di canzoni tutte apprezzabili, anche se per alcuni dischi in particolare le stelle sembrano allinearsi alla perfezione e sono questi ultimi che finisci per amare di più

Della prima parte della tua carriera invece? Sei completamente soddisfatto dei dischi che hai inciso o vorresti, se fosse possibile tornare indietro, cambiare qualche cosa, registrare di nuovo qualcuno dei primi lavori?

Sono soddisfatto ogni volta che incido un nuovo disco, per lo meno al momento di registrarlo. Non lo farei mai uscire se non ne fossi convinto. Ci sono alcune canzoni che mi piacerebbe arrangiare di nuovo: daremo uno scossone ad alcune di queste durante il prossimo tour italiano che faremo in luglio. Alcuni shows verranno registrati, così spero riusciremo a catturare del materiale interessante

Quando hai esordito nel mondo della musica c'era chi ti paragonava a Van Morrison, chi invece a Bob Dylan: onestamente quale è stato il songwriter che ti ha spinto a scrivere canzoni?

Sono stato rapito dalla musica prima che arrivassero Dylan e Van, anche se sono stato realmente spinto a scrivere canzoni prima di tutti da Bob Dylan e qualche anno dopo da Van Morrison. Sono due influenze altrettanto importanti per me

C'è qualche giovane musicista o songwriter con cui senti di avere qualcosa in comune e che vorresti consigliare?

Un'altra domanda difficile. Non mi piace fare dei nomi, perché alla fine mi pento sempre quando mi accorgo di aver dimenticato qualcuno. Comunque voglio essere il più spontaneo possibile e quindi mi scuso con tutti quelli che lascio in disparte. Ci sono molti songwriters che apprezzo, aldilà che siano giovani o meno. Tommy Elskes, Ron Sexmith (soprattutto quello del primo disco), Duke Bramwell, Vic Chesnutt (il primo disco), Eliza Gilkyson, Dar Williams, Kim Miller, Doc Jones, Jim Lauderdale (mi piace il suo Pretty Close to the Truth), Monk Wilson…

Austin è sempre una città molto viva per la musica? Continua ad essere una scena ricca o le cose sono cambiate negli ultimi anni?

Di recente stavo proprio parlando della cosa, pensando al fatto che ho suonato ufficialmente tre o quattro volte al SXSW (il più famoso festival della città, ndr) e probabilmente altrettante in altre serate non ufficiali. Non ho invece partecipato quest'anno. Oggi sembra sempre più difficile per i musicisti locali ottenere delle serate ufficiali al festival. Austin è un posto fantastico per scoprire ed informarsi sui nuovi talenti. C'è ogni tipo di musica che desideri ed è sempre un passo avanti

Stai registrando del nuovo materiale che verrà presto pubblicato?

Abbiamo appena ripubblicato Sufferupachuckle con cinque brani aggiunti. Askin' for Apples è il primo inedito e lo vedo come parte integrante del disco. Le altre quattro canzoni sono bonus tracks alla fine dell'album: una è tratta dal tributo a Fred Neil (Dolphins: songs of Fred Neil) che abbiamo registrato la scorsa primavera in Italia, le altre sono tre rock songs molto cariche. Due sono state scritte da un ragazzo di nome Mark Butterworth di Sacramento. Mi aveva invitato a cantarle qualche anno fa e non è stato affatto semplice per me a causa del loro tempo: Mark cercava di sperimentare un tempo in 4/5, ciò nonostante suonano molto rock, interessante. La canzone che non ha scritto Butterworth è Love in Vain di Robert Johnson: l'abbiamo suonata come l'avrebbero fatta i Van Halen con un tempo in 4/5. All'inizio ho pensato che fosse troppo fuori rispetto al resto del disco, ma poi mi sono detto: chi se ne frega!

Come è la line-up attuale della tua band: è la stessa dell'ultimo disco o cambierà negli show dal vivo?

La cosa più interessante è che avrò al mio fianco Don Evans che è stato la mia spalla alla chitarra nel periodo di Alias I, Meet Me at the Crux e Thug of Love. L'ho visto solo una volta negli ultimi 20 anni!. Ho trovato un ottimo batterista in San Jose, California che si chiama Tim Seifert: era così bravo che gli ho chiesto di suonare gli ultimi due shows del mio tour californiano, senza che conoscesse le canzoni! È stato fantastico. Eric Westphal suonerà il basso: è stato al mio fianco durante quella che definisco la seconda parte della mia "brillante carriera" ed abbiamo scritto molte canzoni insieme. È una specie di fratellino per me. Poi ci sarà Max dall'Italia che suonerà il sax. Non lo conosco molto bene ma mi è stato detto che è bravissimo: se la mia buona sorte con gli italiani regge ancora, verrà fuori una bella cosa. Chi si occuperà delle tastiere lo sto decidendo in questo periodo. Mi sto già preparando per dell'ottimo cibo italiano. Ho suonato in Thainlandia lo scorso gennaio e c'era un vero ristorante italiano in Ao Nang, gestito da un tipo che si chiama Santino da Rimini (?!): non puoi trovare del buon cibo italiano in Texas!

 

 

info@rootshighway.it