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:: Matthew Ryan - Matthew is coming home

Il percorso artistico di Matthew Ryan si è svolto in ritirata: la vicenda lo accumuna a tanti più o meno stimati colleghi della canzone rock americana, falciati da un mercato che segue schemi ben precisi e mal sopporta i cani sciolti. Matthew Ryan è uno di questi, perché ha talento da vendere, malgrado goda di una stima assai inferiore ai risultati ottenuti attraverso i suoi dischi. Forse perché non fa clamore, non segue le mode e si preoccupa solo di scrivere grandi canzoni. In Regret Over The Wires ce ne sono talmente tante da convincere anche gli scettici. Un ritorno a casa, atteso e convicente: il suono riacquista elettricità, le ballate continuano ad essere tremendamente malinconiche, e la sua voce increspata ti assale con quell'inconfondibile senso di solitudine. Nonostante tutta la malinconia possibile, rappresenta uno spiraglio di luce, perchè Matthew è tornato a fare sul serio, a suonare con una band, cercando anche arrangiamenti più moderni, ma tutto al servizio della sua inguaribile vena di loser.
(di Fabio Cerbone)

>> Recensione di Regret Over the Wires

www.matthewryanonline.com


L'intervista


Matthew, prima ancora di parlare della musica e della produzione del nuovo disco vorrei affrontare i tuoi testi: ho sempre apprezzato il modo in cui parli dell'amore e delle relazioni, non sei mai banale nelle descrizioni. C'è qualcosa di autobiografico in tutto questo?

Be' innanzi tutto grazie per l'apprezzamento: comunque è tutto vero, sono in qualche modo sempre autobiografiche. Anche quando una canzone sembra all'apparenza rivolgersi a qualcun altro, esiste un forte grado di proiezione personale in quello che scrivo. Le canzoni, specialmente quelle che parlano di relazioni, devono secondo me contenere in se stesse una particolare atmosfera, richiamare certe ambientazioni: sai, una stanza, l'oscurità e il sapore amaro di un'aspirina

I Hope Your God Has Mercy on Mine però appare diversa dalle altre: può essere considerata un tentativo di scrivere una canzone "politica"? Sei interessato ad indagare aspetti più sociali nelle tue canzoni o preferisci temi privati?

Credo di avere sempre scritto canzoni che avessero un significato politico, nel senso che sono convinto, senza il minimo dubbio, che il tema dell'amore sia l'istituzione più politica con cui siamo costretti a negoziare. Non c'è distinzione o confusione tra ciò che ci imponiamo l'uno con l'altro sia che ci consideriamo cittadini, lavoratori, amanti o soldati. L'amore è politica.

Nel disco ci sono poi canzoni quali Come Home e Sweetie che hanno una forte impronta elettrica e si ricollegano ai tuoi esordi. Mi chiedevo se Regret Over The Wires contenesse solo materiale scritto di recente o ci fosse qualcosa che arrivava dal passato…

Alcune di queste canzoni giravano già nella mia testa, era come se fossero sedute alla stazione del bus, aspettandomi, altre erano scappate prima ancora che arrivassero. Come Home ad esempio, è stata scritta solo un paio di mesi prima delle registrazioni di Regret Over The Wires, mentre l'altra che mi hai citato, Sweetie, ha tutta un'altra storia: credo abbia girovagato per un po', battendo i piedi ogni tanto e schiarendosi la gola

Arrivando alla produzione del disco: appare più elegante e anche più moderna che in passato. Hai utilizzato qualche tastiera in più e persino qualche timida campionatura. Vuoi raccontarmi qualcosa del lavoro con Doug Lanco e Mark Robertson?

Costituiscono una specie di poli opposti: Mark è una persona istintiva, dura ed ha un gran cuore, Doug è una sorta di maestro dalla precisione scientifica. Io mi trovo esattamente a metà strada fra di loro. Il nostro avvicinamento è stato come se si incontrassero The Three Stooges (storico trio comico americano, ndr) con la protagonista di The Three faces Of Eve ("La donna dai tre volti" in italiano, dramma del '57, ndr). Per il resto non so se definirmi moderno, o definire il tal senso la musica che faccio: mi sento semplicemente coraggioso, nel senso che non posso fare a meno di trovare una casa dove far vivere le mie parole

Immagino dunque che con Doug Lancio ci sia una vecchia amicizia, che dura fin dal tuo primo disco: cosa apprezzi veramente di lui?

Certamente sa come suonare la chitarra: sembra di ascoltare una mitraglia piena di risentimento. Siamo amici da moltissima anni ormai, come due vecchi fratelli ritrovati: dunque c'è familiarità tra noi, ma sempre con un po' di inquietudine.

Come sei riuscito invece a coinvolgere Bucky Baxter nelle registrazioni del disco? Nails, in cui suona la pedal steel, è una ballata meravigliosa

Ho avuto la fortuna di incontrare Bucky diverse volte nel corso di questi ultimi anni: ho sempre apprezzato il suo modo di suonare. Ciò che ci divideva era semplicemente un problema di tempo: sono contento che sia riuscito a trovarlo in questa occasione

A questo punto ti va di raccontarmi le tue dissaventure con il mondo discografico? Come sei approdato alla Waxy Silver (per Concussion) e poi alla Hybrid per il nuovo disco?

Vuoi veramente sapere come mi sono messo in contatto con la Waxy Silver e la Hybrid? Per telefono, tutto qui. Sono piccole etichette gestite da amici veri: mi è sembrato un gesto molto più semplice e salutare, vista anche l'alternativa della scelta. Le majors si preoccupano essenzialmente di riempirsi di dollari e di renderti del tutto insensibile. La Hybrid consiste innazitutto di un duro lavoro e molta tenacia: questo è l'unico sistema con cui si dovrebbe sempre lavorare. Quando ho firmato per il mio debutto con la A&M nel 1996, anche loro operavano con questi criteri: purtroppo è stato tutto sconvolto nel momento in cui sono stati assorbiti dalla Universal nel 1998

Ora però ti senti molto più a tuo agio, più libero: cosa ne pensi di questa piccola rivoluzione operata anche grazie ad internet, con un gran proliferare di etichette indipendenti?

Penso sia veramente un periodo molto eccitante per questo genere di cose: fuori sembra di stare nel Selvaggio West. Ognuno lotta per il suo spazio e la sua fortuna e solamente i prodotti più validi potranno uscire dalla mischia. Vuoi sapere quello che penso sulla situazione del mercato discografico? Molto presto quello veloce comincerà a rallentare e il povero diventerà ricco

Tu stesso hai deciso di pubblicare due dischi principalmente acustici, rendendoli disponibili solo attraverso il tuo sito.

Essenzialmente volevo che queste canzoni vivessero al di fuori di me stesso. Scrivere è una necessità e io sono una persona molto impulsiva: se ho qualcosa che mi passa per la testa, non posso respingerla. Inoltre sono gli ascoltatori che completano una canzone. Che siano cinque persone o cinque milioni, è come se chiudessero il cerchio. Oltre tutto, se non fosse stato per queste registrazioni, sarei finito sul lastrico immediatamente: le persone che hanno deciso di acquistare questi dischi non mi hanno fornito solamente un senso di comunità. Mi hanno letteralmente aiutato, hanno mantenuto alta l'attenzione su di me. Gli sarò per sempre grato di tutto questo.

Anche il suono di Concussion era spoglio e acustico, sembrava riflettere un periodo molto tormentato della tua vita: sono giuste queste mie impressioni?

Dovrebbe essere tutto vero, lo spero. Comunque quelle canzoni sono state una sorta di discesa a patti, un fatto molto doloroso, un confronto diretto con una situazione del momento e con decisioni sbagliate, una sorta di racconti ammonitori. Sono lusingato dal fatto che abbiano avuto il potere di aiutare altre persone così come hanno aiutato me. C'è del fascino nel cadere e toccare il fondo, ma per prima cosa devi aggrapparti ad un sostegno

Recentemente ho scoperto che ti sei cimentato anche come produttore nel disco del giovane Jeff Klein, un songwriter molto interessante: come è nata questa collaborazione?

Ho incontrato Jeff qualche anno fa, aveva aperto un mio show e le sue canzoni mi hanno subito colpito. Ci siamo tenuti in contatto e infine lui mi ha chiesto di produrre il suo disco. Ero molto lusingato della cosa, era una grande opportunità di trasferire un po' della mia cattiva sorte a qualcun altro…a parte gli scherzi, ha un talento immenso e gli auguro tutto il successo possibile

Che effetto ti fa essere catalogato, un po' frettolosamente, nel movimento Americana? Ti riconosci all'interno di questo genere?

Preferirei essere parte semplicemente di un movimento fatto di buona musica. Ovviamente ci sono cose che ho apprezzato nel corso degli ultimi anni, sono stati incisi alcuni dischi molto interessanti: in genere cerco solamente di onorare i miei eroi e di credere soprattutto che il produttore o l'ingegnere del suono stiano facendo il lavoro giusto sulle registrazioni. Ho sempre cercato però di trovare una musica che fosse dentro la mia testa. Credo di esserci riuscito

Più in generale trovi calzanti i paragoni che spesso si fanno per la tua musica? Sai, i soliti accostamenti a Bruce Springsteen, Bob Dylan e Paul Westerberg…

Sono tutti grandi artisti: naturalmente spero un giorno di venire considerato come separato dalla loro influenza. Comunque è un fatto naturale: ogni songwriter dovrebbe conoscere il lavoro di Dylan, Springsteen, Cohen e Westerberg, tra i tanti. La storia è qualcosa che è appena passato da due minuti, a volte l'amnesia è un male necessario, ma le radici sono la nostra informazione e non vanno dimenticate

Penso che un altro songwriter con cui condividi alcune influenze sia Joe Henry, anche se ultimamente ha cercato altre sonorità, legandosi ad atmosfere vicine alla canzone jazz. Credi sia importante per un songwriter trovare nuovi linguaggi?

Joe Henry è un autore fantastico: non sono sicuro dove voglia dirigersi con la sua musica, ma mi piacciono i cambiamenti che ha fatto nei suoi ultimi lavori. Il suono ne è uscito rinvigorito e sono contento per lui. Per quanto riguarda la mia musica, be' penso che sia quello che sto facendo fin dalla prima volta in cui mi sono seduto davanti ad un registratore, cercare di sviluppare il mio suono

So che sei da sempre un grande fan della musica dei Clash (vedi la tua cover di Somebody Got Murdered su Concussion): che reazione hai avuto di fronte alla notizia della morte di Joe Strummer?

Ovviamente sono rimasto scioccato e molto depresso. È sempre stato una specie di conforto sapere che lui era li fuori. Probabilmente è ancora in giro, solo in maniera differente. In ogni caso la musica dei Clash dovrebbe essere considerata una categoria specifica del rock'n'roll

Speriamo a questo punto di riuscire a vederti dal vivo anche in Italia. Non so se ricordi ancora il piccolo show che facesti qualche anno fa a Milano. Che tipo di approccio avrai durante i tuoi concerti?

Certo, mi ricordo molto bene di quel periodo: è passato troppo tempo e purtroppo allora suonammo un set molto breve. Spero veramente di poter tornare presto in Europa. Sono convinto che ogni persona sia responsabile di quello che sente durante un concerto: questa è una parte fondamentale del fascino di uno show dal vivo. Sono interessato a suonare un rock'n'roll che ti prenda poco a poco, che ti lasci cuocere a fuoco lento

Fabio Cerbone - dal Buscadero n°253 - Gennaio 2004

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