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:: Milton Mapes - Desert's Sound

Con il loro secondo lavoro, Westernaire, pubblicato a livello indipendente lo scorso autunno, i Milton Mapes si sono imposti tra le realtà più promettenti del nuovo roots-rock texano. Abbiamo con un po' di incoscienza scommesso su di loro, anche grazie alla segnalazione di un vecchio amico di RootsHighway che ce li ha fatti scovare (mille grazie, Alessandro) dal nulla. Non sono molto chiacchierati e non sappiamo nemmeno se lo diventeranno, non sconvolgono certo i canoni del genere, ma alla fine regalano splendide ballate al confine tra puro alternative-country ed un rock dalle forti tinte elettriche. Sullo sfondo gli orizzonti rosso fuoco del Southwest americano, la polvere del deserto e la malinconia che spesso assale il canto di Greg Vanderpool, principale artefice del progetto Milton Mapes insieme all'amico Roberto Sanchez. Si sono trasferiti in cerca di fortuna ad Austin, e dopo i primi colpi di assestamento con l'esordio di The State Line, hanno fatto centro al secondo tentativo. Dei cambiamenti affrontati e degli obiettivi futuri abbiamo parlato direttamente con Greg Vanderpool
(di Fabio Cerbone)

>> Recensione di Westernaire

www.miltonmapes.com


L'intervista


Innanzi tutto mi piacerebbe capire di più il senso del titolo del vostro disco, Westernaire, molto affascinante: quale significato attribuirgli?

Non ho una vera spiegazione per la nascita di questo titolo. Era una parola che mi girava in testa da qualche parte e che mi sembrava potesse descrivere bene lo spirito delle canzoni

Westernaire suggerisce anche una sorta di feeling desertico e penso che si possa cogliere quest'atmosfera in diverse canzoni: sei influenzato nel tuo songwriting dal lato più selvaggio del paesaggio americano?

Si, è vero quello che dici. Ho fatto parecchi viaggi attraverso il Southwest americano e l'Arizona quando ero più giovane e il paesaggio che mi circondava ha sempre avuto un grosso impatto su di me. Ad un certo punto ho iniziato ad identificarlo con i "paesaggi dell'anima" e da qui sono nate in seguito le mie canzoni

In particolar modo A Thousands songs about California sembra fortemente legata ad una lunga tradizione di folk songs americane sul viaggio e il cambio di vita...

La canzone ha un senso molto letterale al momento. Avevo due carissimi amici (tra cui Roberto Sanchez, batterista e collaboratore nella band) che si erano trasferiti a San Francisco nel giro di un anno. Sembrava un argomento un po' abusato, un clichè su cui scrivere. L'unico modo per parlarne era riconoscere che si trattava di uno scenario già visto, di una lunga tradizione. La California è un posto che nella cultura americana viene visto come una miniera d'oro, ma nella canzone io assumo la prospettiva di colui che osserva gli amici scoprire questa terra dal loro punto di vista

Spesso le tue liriche mostrano un volto molto malinconico. Sono sempre autobiografiche?

Non credo di essere in gradi di creare storie e personaggi di pura finzione, mi piacerebbe, ma sono molto più a mio agio scrivendo di quello che ho sperimentato nella mia vita, che sento vero su me stesso

Certamente ci sono diversi punti di contatto con l'alternative-country nelle vostra musica, anche se con un vostro stile. Ti senti vicino a questo filone musicale o a qualche band in particolare?

Mi identifico con il posto da cui provengo e cerco di scrivere di tutto questo. Non mi piace farmi imprigionare dalle definizioni dell'industria musicale, perché spesso non descrivono esattamente la musica che suoniamo. Esiste una lunga tradizione di rock bands che hanno incorporato nel loro suono gli elementi della tradizione roots e country. Non è un'idea nuova certo, per cui non credo che i Milton Mapes facciano parte di un nuovo movimento o chissà cosa. Gli U2 sono stati la mia più grande influenza da ragazzo e loro scrivevano dell'Irlanda, luogo da cui provenivano. Oppure parlavano dell'America, ma dal loro punto di vista. Paul Simon ha scritto canzoni su New York. Ecco, io cerco di scrivere canzoni sulla mia vita dal mio personale punto di vista. Non sono mai stato in Italia, per cui sono sicuro che se scrivessi canzoni su Venezia nessuno crederebbe a quello che ho da dire

Il disco è stato registrato con numerosi musicisti in session: immagino non sia stato semplice coinvolgerli e dargli una direzione.

Non è stata una cosa programmata, abbiamo semplicemente lavorato con i mezzi che avevamo a disposizione. La situazione è cambiata molte volte nel corso delle registrazioni, ma ci ha aiutato a mantenerle brillanti

E adesso quale è la line-up dei Milton Mapes durante il tour?

Dunque, al momento siamo: Roberto Sanchez alla batteria, Britton Beisenherz al basso, Cliff Brown alle tastiere e chitarre, Jim Fredley alle chitarre e il sottoscritto Greg Vanderpool alla voce solista e chitarre

Il vostro primo cd, The State Line, può essere giudicato più come un lavoro di un singolo songwriter. Raccontami qualcosa di queste prime registrazioni

The State Line è un disco che è nato mettendo semplicemente insieme registrazioni effettuate in diverse città e stati. Non avevo una vera e propria band alle spalle in quel periodo. Per questo è uscito un feeling molto disomogeneo e caotico. Però proprio per questo fatto, il disco possiede il fascino di un lavoro fatto in casa

Il nuovo disco invece è senz'altro il frutto di una rock'n'roll band più unita e concentrata. Il sound del disco è ottimo, molto live. Cosa mi puoi dire della sua produzione?

Assolutamente si, abbiamo iniziato le registrazioni a casa dell'amico Britton e abbiamo deciso di completarvi tutto il disco. Io e Roberto avevamo idee differenti fin dall'inizio (cosa che non era avvenuta per The State Line) e Britton ha avuto un ruolo importante nel catturare tutto questo nelle registrazioni

E se dovessi avere l'opportunità di lavorare con qualche produttore in particolare chi vorresti al tuo fianco per il suono dei Milton mapes?

In questo momento abbiamo l'intenzione di produrci da soli i nostri dischi. Ho lavorato con produttori esterni in precedenza. Sono figure utili se credi di dover aggiungere un parere diverso dal tuo, o avere nuove idee e direzioni. Ma siamo arrivati ad un punto in cui sappiamo esattamente quello che vogliamo e abbiamo gli strumenti per realizzarlo. L'obiettivo principale è creare una musica che non abbia un tempo preciso e che avremo voglia di sentire e suonare a distanza di anni

Come è stata la reazione della stampa locale sul nuovo cd?

Molto positiva. Una piacevole sorpresa dato che non eravamo affatto conosciuti quando stavamo registrando Westernaire. È molto importante avere un supporto dalla scena locale

Avete in programma di suonare in qualche interessante festival, magari al famoso south by the Southwest in Austin…

Si, inizieremo a girare in tour gli States quest'anno e suoneremo al South by Southwest in marzo, per il terzo anno consecutivo e chissà che non riusciremo molto presto a suonare le nostre canzoni anche in Italia

 

info@rootshighway.it