Costantino
Faillace è nato a San Lorenzo Bellizzi il 9 agosto del 1925,
primo di nove fratelli (tre sorelle e sei fratelli), compie gli studi
universitari a Bologna laureandosi in Scienze Naturali e quindi la
specializzazione in Idrogeologia. Suo padre Ernesto ha una rivendita
di "Sale e tabacchi" e nello stesso locale fa il sarto e
vende tessuti.
Tutto ciò farebbe pensare a una situazione
familiare molto agiata. Non è cosi. Il commercio si svolge
prevalentemente ancora sotto forma di baratto. La vita in paese è
difficile. La luce elettrica arriva nel 1951, l'acqua e la strada
alla fine degli anni Cinquanta. Da Cerchiara a san Lorenzo, per circa
dodici km, c'è una disagiata strada mulattiera. Ernesto lavora
lavora sempre. A pranzo va di corsa, tutto fa di corsa. Il tempo è
sempre avaro con lui. Non sa cosa voglia dire riposo. I figli debbono
mangiare anche nei giorni festivi. Costantino mi racconta che soltanto
una volta, ormai in età avanzata, riescono a trattenerlo fuori
dal paese per una visita specialistica all'udito. Prova l'apparecchio
e dopo un pò esclama: "U' rumurr!".
Lo restituisce e non c'è nulla da fare. E' quella l'unica occasione
a farlo stare lontano da San Lorenzo per tre giorni. E' stata la vacanza
di una vita. In questo contesto cresce Costantino. Solo una forte
volontà, accompagnata dalla consapevolezza di non mollare,
gli fa portare a termini i suoi studi. Poi una carriera brillante
che lo porta in tutti quattro i Continenti come consulente idrogeologo.
Queste le tappe principali della sua carriera: dal 1953 al 1958 lavora
in Italia per progetti minerari e di ricerca dell'acqua. Nel 1959
va in Somalia dove vi resta per sette anni in qualità di responsabile
del progetto sulla ricerca dell'acqua, ma in Africa vi rimane per
18 anni (Somalia , Uganda, Kenia, Liberia). Nel 1960 sposa a Nairobi
Katherina Shneider da cui avrà tre figli. Poi va in America
Centrale e in America del Sud per circa 9 anni e principalmente in
Costa Rica e Bolivia: Per diversi anni è nell'Asia Centrale
(India Nepal, Corea del Sud).
Egli lavorava quasi sempre per organismi internazionali quali IFAD
(Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo), OPS (Servizio
di progetto di funzionamento delle Nazioni Unite), FAO (Organizzazione
per l'alimentazione e l'agrioltura) e la GTZ (Agenzia Tedesca
per la cooperazione tecnica) I suoi lavori scentifici sono stati
pubblicati in inglese, spagnolo e italiano. La conoscenza di cinque
linque lo favorisce nella carriera e gli permette di entrare nella
cultura di diversi popoli. Dopo tanti anni di lavoro, arrivato alla
pensione non si è messo a riposo. La sua bella casa romana
non gli da la serenità anzi lo rende pensoso. Chi ha vissuto
per tanti anni in mezzo ai poveri non può fare sonni tranquilli
in una casa seppure comoda e piacevole. Costantino Faillace nato in
un paese dove la vita era essenziale, creesciuto in una famiglia dove
il pane doveva essere spezzato tra nove fratelli è vissuto
tra popoli poveri con una coscenza da sempre sensibile alle istanze
sociali non si identifica con lo status di pensionato. Ecco
allora la scelta per le tribù indiane. "Dal 1990, Tino,
un pensionato idrogeologo internazionale, e sua moglie stanno conducendo
la crociata contro la scarsa dispononibilità e sicurezza dell'acqua
potabile per i <<più poveri dei poveri>> in Poona
e Thane, distretti dello Stato di Maharashtra (India), usando i loro
fondi privati.
Ogni anno lasciano la loro casa di lusso vicino a Roma e passono tre
o quattro mesi dell'anno (attualmente sei mesi all'anno) in zone tribali
di quei distretti, spesso lavorando 12-13 ore al giorno" (S.D.
Limaye, Costantino faillace: Phlantropic Hydrogeologist in
"Hidrogeology Journal" 1998, 6:323-324). Già circa
200 villaggi hanno beneficiato dell'acqua potabile. Non solo. Per
rendere la loro azione duratura l'attenzione è rivolta verso
gli abitanti dei villaggi tribali affinchè imparino a gestire
personalmente i pozzi. Sua moglie è impegnata particolarmente
nell'assistenza dei bambini poveri in età scolare, sottraendoli
così alla strada e allo sfruttamento di ogni genere. Costantino
racconta in una lettera:
<<Per tali bambini si aprirà la prospettiva di essere
curati. educati ed aiutati a costruire un futuro migliore nel rispetto
dei riscattati diritti umani.
L'idea che davvero dovevo fare qualcosa per questi ragazzi s'impose
con forza nella mia mente inseguito alla morte di un mendicante che
avrei potuto aiutare ma non l'ho fatto... Una notte mi svegliai di
soprassalto e, con mente lucidissima, mi resi finalmente conto che
il vecchio, in tutti quei giorni, aveva cercato di trasmettermi un
messaggio. Voleva chiamare la mia attenzione, implorava aiuto e l'unico
modo per farlo era di mettersi in mezzo alla strada impedendo il mio
passaggio. Voleva che io mi fermassi, l'aiutassi, facessi qualcosa
per lui! Appena mi resi consapevole di ciò, di prima mattina
mi recai dal sindaco della città per pregarlo di autorizzare
il piccolo ospedale ad accogliere il vecchio; se era necessario, avrei
pagato le spese del ricovero. Mi rispose "mi dispiace, è
troppo tardi, è morto questa notte verso le due e stanno ora
cremandolo" (la sua morte coincideva col mio improvviso risveglio)>>.
Costantino è chiamato familiarmente "Tino"
dagli abitanti dei villaggi, dai lavoratori sociali, dai funzionari
del governo, dagli amici. E amico è colui che non delude, che
non vuole deludere mai e afferma la propia esistenza per l'altro.
La scelta di Tino è l'Altro. Nell'incontro con l'Altro egli
trova la pace interiore, la serenità. La parola base della
comunicazione è Io-Tu, dice Martin Buber. Questa parola base
mi fonda come persona nella reciprocità col Tu. E' attraverso
l'Altro che io mi rivedo a me stesso, che la mia esistenza trova conferma.
E il Tu dell'Altro si arricchisce, si trasforma, cresce in rapporto
all'autenticità della mia comunicazione.
Il rapporto Io-Tu è l'epifania dei due soggetti nell'incontro,
è il cammino reciproco verso la pienezza dell'essere. E questo
cammino è ancora più vero in quanto avviene nella cultura
dell'altro, perché Costantino e sua moglie Kathe l'hanno studiata
e assimilata. Si ricorda a proposito il loro contributo sullo yoga:
Lo yoga come educazione universale per la crescita personale e
per la promozione della pace, in "Somatic magazine",
primavera-estate, n.4,vol.XI, Novato (California), 1998.
L'andare umile e dimesso ma deciso di Tino facilita l'incontro e si
pone verso il Tu con una apertura radicale che stabilisce con immediatezza
la parità dei due oggetti nella disponibilità del dare
e del ricevere. Tutto ciò dona freschezza e giovialità
a quest'uomo ormai maturo, se così si può dire di uomo
in cammino. Il paese nativo ha deciso di rendergli onore per i suoi
meriti scentifici e umanitari, per i suoi ritorni. Costantino spesso
è tornato al suo luogo di origine, però da qualche anno
la sua presenza è un'appuntamento atteso. E quel "legame
con un passato un pò sbiadito nel tempo" ha ritrovato
i suoi colori vivi di una volta di una terra calda e pietrosa.